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sabato 15 ottobre 2011

Tortelli di zucca

Sono metà mantovana e metà milanese. E' quindi difficile per me dire qual'è il piatto della tradizione al quale sono piu' legata e scegliere uno o l'altro. Entrambe le cucine  hanno accompagnato i pranzi della festa con i loro profumi e prelibatezze. Piatti tramandati a voce da mamma a figlia . Piatti corposi , importanti ma semplici negli ingredienti. Non ricercati e sofisticati, ma cucinati , una volta perchè non c'era altro e oggi per il gusto di soddisfare il palato degli ospiti che fino all'ultimo boccone sono appagati dai sapori della buona cucina . Piatti nati con i prodotti della campagna e delle bestie. Prodotti semplici , frutto della fatica , della dedizione e del rispetto dell'uomo per la campagna . Dove niente veniva sprecato .
I miei nonni mi raccontavano di quando si alzavano presto e andavano a lavorare nei campi, curavano le bestie  e mangiavano quel poco che potevano permettersi perchè comunque erano poveri. Solo per le occasioni speciali cucinavano in modo piu' elaborato o ricco di ingredienti magari con sacrifici . Per questo i piatti che mi hanno tramandato hanno un valore inestimabile e un sapore unico che passa prima dal cuore che dalla bocca!
Ho ancora alcuni parenti che abitano nella campagna mantovana. Ormai sono anziani e i figli, i miei cugini alla lontana , non tutti hanno seguito le orme contadine dei genitori. Sono cambiati i tempi....
Ho un bellissimo ricordo, sempre vivo, che i bambini di oggi non hanno la fortuna di vivere : in primavera ed estate , d'inverno no perchè c'era troppa nebbia, si andava con la mitica Fiat 500 color sabbia fino a Pietole , dove lo zio Guglielmo e la zia Giulia avevano una grandissima cascina con la stalla con le mucche, le galline che correvano di quà e di là e tanti campi di grano e pannocchie e un grande orto . In questa cascina vivevano anche i genitori e i suoceri . Mi sembrava di vivere in una favola, io che dalla lontana Milano , dove c'erano palazzi , strade e qualche macchia di verde ,
Potevo correre tra i campi con i miei "cugini" ,  accarezzare le mucche , vedere come venivano munte e bere da una ciotola il loro latte tiepido. La cosa buffa è che partivo da Milano con il " vestito bello " e le scarpe della festa , ma in una sportina la mamma metteva un paio di calzoncini e le scarpe di tutti i giorni . Cosi non rovinavo il vestito , e potevo correre liberamente....E quando era mezzogiorno in punto , perchè "i vecchi" avevano stabilito che il pranzo si consumava alle 12.00...tutti a tavola nella enorme cucina con il tavolone di legno , la stufa economica, e il grande camino. E allora iniziava la carrellata delle delizie. Era giorno di festa e c'era veramente di tutto su quella tavola, dai ravioli di carne ovviamente cucinati nel brodo di carne vero, il lesso, i tortelli di zucca , la torta sbrisolona......
E quante volte la mamma doveva chiamarmi per convincermi che era ora di ritornare a casa ! Non ne avevo proprio voglia . Anche perchè ora che si salutavano tutti e si ringraziavano per la bellissima giornata trascorsa passava piu' di mezz'ora!!! E gli zii ci caricavano di borse con dentro verdure , una gallina già spenanta e pulita , le uova incartate una per una nei fogli di giornale....Che nostalgia.
Ho fatto la conta e sono usciti i...tortelli di zucca!!
Questi tortelli hanno accompagnato i pranzi delle feste della mia infanzia e adolescenza. Quando attorno alla tavola ci riunivamo con nonni , zii , cugini e amici per gustare questa specialità. Si cominciava il giorno prima per preparare il ripieno, cosi’ aveva modo di amalgamare i sapori per tutta la notte. Io guardavo ammirata le fasi della preparazione che sembrava quasi un rituale. Una grande cura nel preparare l'impasto, perchè se la zucca non era buona i tortelli non riuscivano bene. Quindi si stava col fiato sospeso fino a quando , una volta che tutti gli ingredienti erano stati mescolati , la nonna Cornelia e la mamma con un cucchiaino lo assaggiavano e decretavano il giudizio....mamma che buono!!! E allora tutti ci si rilassava. Il pranzo sarebbe stato un successo !
A essere sincera non ricordo che il ripieno non fosse venuto buono nemmeno una volta , per sbaglio ....per me erano delle maghe che da una zucca durissima e bitorzoluta magicamente ottenevano un ripieno morbido e gustoso che io andavo a rubare con un cucchiaio quando credevo di non essere vista.....ma davvero non riuscivo a resistere.
Il giorno dopo, praticamente all’alba, si preparava la sfoglia, che si tirava in lunghe strisce con la macchina per fare la pasta.
E io che guardavo ogni fase della preparazione ho imparato a fare i tortelli , quelli veri che sembrano un'opera d'arte! Mi ricordo che quando ero cresciuta e aiutavo a prepararli ,un cucchiaino di ripieno finiva sulla sfoglia e l'altro direttamente in bocca!
E la nonna e la mamma che mi dicevano "smettila di mangiare il ripieno che non basta se no ", ovviamente detto in dialetto mantovano. Ma di ripieno ne facevano sempre cosi' tanto che alla fine mi ritrovavo a mangiarne senza problemi.
Questo piatto è stato il cavallo di battaglia dei nostri pranzi . Era una soddisfazione per tutti quanti, per chi li faceva e per chi li mangiava. Ormai si sapeva che quando si era ospiti si sarebbero mangiati i tortelli e sarebbe stata una delusione non trovarli fumanti nel piatto !
Mi ricordo che quando eravamo tutti seduti ai nostri posti , davvero in trepida attesa per arrivo dei tortelli , anche se a dire la verità erano tre le persone "fortunate" a sapere in anticipo che il ripieno era buonissimo.....io , la nonna e la mamma... i discorsi si intrecciavano, quelli sciocchi e battibeccosi dei piccoli e quelli piu' seriosi dei grandi che creavano un allegro sottofondo che si interrompeva di colpo quando la nonna o la mamma entravano in soggiorno con una enorme zuppiera con il coperchio che appoggiavano pesantemente al centro del tavolo....ed ecco che sollevavano il coperchio che gocciolava di vapore e nella stanza si espandeva un profumo di ....profumo di tortelli di zucca !!!
Si, perchè mica si servivano subito appena scolati. Si mettevano a strati nella zuppiera ,alternati con il condimento scelto e poi si lasciavno riposare per almeno 5 minuti cosi diventavano piu' buoni....cosi dicevano la nonna e la mamma.
E la zia , come al solito , quando se ne tornava a casa , usciva con una pentola piena di tortelli da mangiare il giorno dopo che erano ancora piu' buoni ! E io che guardavo la mamma mentre  la riempiva e avevo paura che me li finisse tutti!
E tutte le volte che vado dalla mamma a mangiare i tortelli o li preparo per i miei ospiti , riprovo le stesse emozioni e sensazioni di un tempo. Dalla mamma perchè mi sembra di ritornare piccola...se li preparo io, perchè penso di far provare qualcosa di buono ai miei commensali , sensazione che mi ritorna indietro....
E questo è diventato anche il mio cavallo di battaglia ! Perchè li voglio far sentire coccolati e viziati. Si perchè questo non è un piatto qualunque che si improvvisa all'ultimo minuto. E' un piatto che  richiede
pazienza e passione. Perchè cucina e fretta non sempre vanno a braccetto.....
E sapete una cosa ? Ancora oggi , quando li preparo , un cucchiaino di ripieno finisce sulla sfoglia e uno.....
 
 Ricetta presente su Open Kitchen Magazine di Ottobre

Ingredienti per 4 persone:
Per il ripieno:
 500 gr  Zucca
 150 gr Grana padano
 150 gr Amaretti
 150 gr Mostarda mantovana (solo di mele)
Per la pasta:
    3 uova
300 gr farina
Sale q.b.
( con queste dosi ho confezionato 60 tortelli)
Per il condimento:
10 foglie di salvia
  5 gherigli di noci
50 gr burro
 1 spicchio di aglio
Grado di difficoltà: media
Spesa: economica

Esecuzione:
Preparate il ripieno il giorno prima. Tagliate la zucca a fette e fatela cuocere nel forno oppure a tocchetti in una pentola col coperchio a fuoco basso con l'aggiunta di un solo goccio di acqua.. Tritate la zucca, gli amaretti, la mostarda scolata dal suo liquido e il formaggio grana. Deve risultare un composto morbido ma “fermo”.


Nel frattempo preparate la sfoglia che dovrà risultare omogenea e compatta. Adagiate un cucchiaino di ripieno sulla sfoglia tagliata a quadrati . Piegate a triangolo con la punta verso il basso schiacciando bene i lati facendo attenzione a fare uscire l’aria altrimenti scoppia durante la cottura e a non “sporcare” con il ripieno i bordi altrimenti la pasta non si attacca. Unite gli altri due angoli tra il dito pollice l’indice schiacciare e girare verso l’alto. Ecco il raviolo!
In un robot da cucina preparate nel frattempo un trito di salvia , aglio e noci, che andrete a unire al burro, facendo fondere il tutto a fuoco lento, fino ad attenere una salsina morbida.
Immergete i ravioli in acqua salata bollente nel quale avrete aggiunto un goccio di olio di oliva affinchè  non si attacchino. Man mano che vengono a galla scolarli delicatamente con una schiumarola e condirli con il pesto alla salvia. Buon appetito!!

Con questa ricetta partecipo al contest

6 commenti:

  1. Che bel racconto! E che bel blog! Non ti conoscevo, ora ti ho aggiuntai ai blog che seguirò assiduamente! M'ispira anche la ricetta dei tortelli, non li ho mai fatti da sola, forse è arrivato il momento di provare! :-) Grazie e ti aspetto per il contest!!! Buon lavoro, Simo!

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  2. Splendida ricetta per un racconto pieno di ricordi, complimenti!

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  3. Questi sono quelli veri! Brava!
    la scorsa domenica li ha fatti mio figlio(!) ma una versione "addomesticata-piemontese", cioè senza la mostarda...troppo audace!....buoni! Ma io avrei preferito i tuoi!

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  4. Ciao Antonella, sono senza parole, complimenti, il tuo racconto è sentito, anche un pò commovente, dettagliato..mi hai fatto tornare in mente i momenti dei pranzi in famiglia quando ero piccola, la famiglia tutta riunita in attesa di sedersi a tavola per gustare i piatti della tradizione nonchè cavalli di battaglia della mia famiglia. Che bello avere la casa con le mucche, galline..anche se confesso che di queste pazze ho paura :)) non mi prendere in giro che già mi basta il mio moroso :)) Complimenti, questo post è bellissimo e l'aggiungo subito alla lista, ti chiedo scusa per il ritardo ma ti ho scritto ieri che sono stata parecchio incasinata. Grazie 1000, sei carinissima. Un bacione e buona serata

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  5. che bel ricordo, e che buona la pasta ripiena, io ne vado matto, mi presento sono ferdinando e sono contento di averti tra i partecipanti del contest che ho ideato insieme a valentina, a presto

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  6. Mentre leggevo questo post mi sono trovata proiettata dentro la scena del gioioso pasto della festa: è come se ci fossi stata anch'io, in quella cascina, con le mucche e le galline nell'aia, a rubare il ripieno con il cucchiaino insieme a te. Non vedo l'ora di replicarli, e anzi spero di far loro onore :) Grazie!

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