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sabato 29 novembre 2014

Brunsli e frollini, prove tecniche di stampini in attesa delle feste..........



E per finire in dolcezza... un dolce in bianco e nero.
Dovete sapere che io ho un marito d'oro, d'argento,di piu'......prezioso veramente!
Basta che qualcuno dica uh, non mi funziona questo aggeggio, devo aggiustare questo, devo attaccare quello, e lui è già con un attrezzo in mano pronto ad intervenire!
Basta che dica uuhhh guarda che bello questo stampino, piattino, bicchierino,servizio, utensile.... e per magia mi compare sul tavolo della cucina! Ci ho provato anche con un Trilogy ma...quello non è mai arrivato. Pero' sinceramente non mi dispiace piu' di tanto. Anzi, proprio non me ne frega niente. Lui è la classica persona che quando è in tournè a suonare, ti porta a casa o un libro di ricette, o una farina particolare o qualcosa inerente alla cucina o prodotto tipico del posto o spezie varie.E' colui che quando è andato a Modena mi ha comperato una bottiglietta di aceto balsamico di tot euro, che si è maldestramente rotta nel piazzale del parcheggio quando ha preso il sacchetto.....c'è una piccola lapidina dove è avvenuto il fattaccio....roba che mi piange il cuore ancora adesso a distanza di anni!!!
E' colui che va in un negozio delizioso di fronte al Conservatorio di Torino, gestito da marito e moglie napoletani veraci, e ogni volta mi porta a casa un formato di pasta diverso e speciale...per le tue ricette....
E' colui che al compleanno ti regala una serie completa di set di vassoi con ciotoline da degustazione (come quello nella foto per intenderci) di vari colori. Che ti regala la mandolina o il set di alzatine per salatini e antipasti vari...
E' colui che a Natale ti fa trovare sotto l'albero un bel impastatore con tutti gli accessori. Che ti porta contenitori o come in questo caso una collezione di stampini per i biscotti. Con soggetti natalizi e non....cosi li fai anche durante l'anno. Ecco, messaggio chiaro. Ricevuto.
Ho un'amica che abita a Lugano, che sforna sempre delle torte e biscotti fantastici! E quando vedo le sue ricette rimango sempre a bocca aperta. Cosi' , conoscendo la mia passione per la cucina in genere, mi ha passato questa ricetta che ha trovato su un opuscolo del supermercato. Anche lei con gli stessi stampini che mi ha comperato mio marito. Infatti è bastato fargli vedere la fotografia dei suoi biscotti e dire hai visto che bei stampini che ha e....ecco fatto!
Ospiti piu' che soddisfatti. I Brunsli, speziati e dal sapore veramente particolare, I frollini, burrosi qb. Finiti in un batter d'occhio.... e io che li volevo conservare per la colazione dei giorni seguenti....

Ingredienti
Per ca. 28 biscotti
100 g di cioccolato fondente
160 g di zucchero
200 g di mandorle macinate
1 cucchiaio di cacao in polvere
1 presa di cannella in polvere
1 presa di chiodi di garofano
1 albume grosso di ca. 35 g
4 cucchiai di kirsch (4 cl) (io marsala)

Esecuzione
Il giorno prima grattugiate finemente il cioccolato e mescolatelo con lo zucchero, le mandorle, il cacao in polvere e le spezie. Montate l’albume a neve non troppo ferma. Incorporate gli ingredienti secchi e il kirsch e impa­stateli. Coprite la pasta e mettetela in frigo per ca. 1 ora.



Spianate la pasta tra due fogli di carta da forno a 1 cm di spessore. Cospargete la sfoglia con un poco di zucchero. Ritagliate dei rettangoli di 10 × 2 cm. Passate la lama del coltello nello zucchero tra un taglio e l’altro per ottenere dei bordi ben formati e zuccherati. Trasferite i brunsli rettangolari su una teglia foderata con carta da forno. Fate seccare i biscotti per tutta la notte.



Il giorno dopo, scaldate il forno a 250 °C. Cuocete i brunsli al centro del forno per ca. 3 minuti. Sfornate i biscotti e fateli intiepidire sulla teglia, poi fateli raffreddare su una griglia.








per i Frollini

120 g di zucchero a velo
250 g di burro
375 g di farina
   2 tuorli
   1 bustina di vanillina
un pizzico di sale

Amalgamate lo zucchero a velo. la vanillina, zucchero, sale e i tuorli, fino ad ottenere un composto liscio ed omogeneo. Aggiungete la farina e impastate velocemente. Avvolgete il panetto in carta trasparente da cucina o in un contenitore con chiusura e lasciate riposare in frigorifero per almeno 30 minuti. Trascorso il tempo, impastatela velocemente, appiattitela e spianatela con un mattarello per uno spessore di 3/5 millimetri. Per evitare che la pasta si attacchi al mattarello, non cospargete la superficie della pasta con la farina, ma copritela con una tovagliolo di stoffa e passate il mattarello.
Con gli stampini fate le forme e adagiatele su carta da forno o tappetino di silicone







Cuocete a 180° per 8/10 minuti. Sfornateli a fateli raffreddare su una gratella.



con questa ricetta partecipo al contest di Cinzia Donadini del blog Essenza in cucina e del blog Caffè al cioccolato di Fausta Lavagna per la categoria BIANCO/NERO/MARRONE dessert









Polpette di pollo con barbabietola ai "quattro sapori"



Le origini di questa pianta erbacea sono veramente lontane. Basta digitare in internet la parola barbabietola e si scopre che.....La bieta fa la sua comparsa già nel mondo greco. Teofrasto ne parla col nome di τεῦτλον (tèutlon). A Roma ne parlano Plinio il Vecchio e Columella. La Beta, infatti, veniva usata non solo come cibo, ma anche come medicinale.
Già nel XV secolo era assai diffusa la sua coltivazione, soprattutto nei monasteri. Inizialmente veniva coltivata per le sue foglie, in seguito si diffuse anche il consumo della radice (specialmente la variante rossa).
 Dalla barbabietola si puo' estrarre lo zucchero
Ai primi dell'Ottocento, comunque, lo zucchero di canna era ancora diffusissimo. Ma le guerre napoleoniche, con il blocco dell'importazione dello zucchero di canna (1806), fecero sì che la sperimentazione sulle barbabietole procedesse più speditamente, finché nel 1811 alcuni scienziati francesi mostrarono a Napoleone dei panetti di zucchero estratto da barbabietola: l'imperatore ne ordinò la coltivazione  e, grazie anche all'intervento del finanziere ed imprenditore Benjamin Delessert, che aprì in Francia il primo stabilimento ove si estraeva lo zucchero dalla barbabietola con il metodo di Achard opportunamente perfezionato, nel giro di pochi anni sorsero più di 300 fabbriche di zucchero da barbabietola in tutta Europa.
Oggi l'Europa coltiva 120 milioni di tonnellate di barbabietole e produce 16 milioni di tonnellate di zucchero bianco; la Francia e la Germania sono i maggiori produttori ma, eccettuato il Lussemburgo, tutti i paesi dell'Unione Europea estraggono zucchero dalle barbabietole in quantità tale da soddisfare il 90% del fabbisogno.
In Italia la barbabietola viene coltivata dalla fine del XVII secolo, specialmente nella valle padana e nelle province di Ferrara e di Rovigo.
Le barbabietole vengono coltivate come foraggi, per lo zucchero (es. barbabietola da zucchero), come ortaggio a foglia (bietole), o come tubero (" barbabietole", "barbabietola da tavola", o "barbabietole da giardino" o, in piemontese, "biarava").
Oltre ad essere ricca di zuccheri, sali minerali e vitamine ed altre sostanze utili, alla barbabietola si attribuiscono proprietà dietetiche e salutari: assorbe le tossine dalle cellule e ne facilita l'eliminazione, è depurativa, mineralizzante, antisettica, ricostituente, favorisce la digestione, stimola la produzione di bile e rafforza la mucosa gastrica, cura le anemie, le infezioni del sistema cerebrale, stimola la produzione dei globuli rossi, scioglie i depositi di calcio nei vasi sanguigni e ne impedisce l'indurimento, infine stimola il sistema linfatico

Ne esistono di tante varietà. Di solito la si trova nelle buste sottovuoto già precotte. Io, che ho la fortuna che ho la mamma che ha un super orto... me le porta ancora da cuocere, appena raccolte, ancora sporche di terra. Piu' fresche di cosi'!
Ma purtroppo, nonostante la loro storia antica e le proprietà benefiche non tutti la amano, forse per il suo sapore leggermente dolciastro. 
Cosi' eccola camuffata dentro una polpetta con carne di pollo, anche questo di superba qualità. Acquistato insieme alle uova direttamente dal produttore. E siccome non era proprio un polletto, quello "avanzato" che ho fatto arrosto, l'ho utilizzato per fare queste deliziose e sfiziose polpette. Cosi ho servito un secondo piatto diverso sia per gusto che per colore! Perchè ai quattro sapori? Perchè una polpetta è rotolata nella rossissima paprica, una nei semi di sesamo, una nel pane grattugiato al sapore di aglio, e una fritta in olio al rosmarino.....

Ingredienti
500 g di carne di pollo
1 barbabietola rossa cotta
1 uovo
2 cucchiai di grana grattugiato
4 spicchi di aglio (o secondo i gusti)
semi di sesamo, paprica,pane grattugiato,farina bianca,prezzemolo q.b.
sale q.b.
rosmarino
olio per friggere (io Olio per friggere Friggi Topazio)

Esecuzione
Grattugiate il pane con 2 spicchi di aglio il piu' finemente possibile.
Tritate la carne del pollo con gli altri 2 spicchi di aglio, il prezzemolo e la barbabietola. Aggiungete l'uovo e formate delle palline che andrete a rotolare nei diversi aromi: il sesamo. la paprica, il pane all'aglio e la farina. Il composto non deve essere troppo compatto ma piuttosto "morbido".
Cuocete in padelle separate le polpette al sesamo, alla paprica e al pane all'aglio.
Quelle infarinate invece friggetele in abbondante olio con un rametto di rosmarino.
Scolatele e fate perdere l'unto in eccesso. Infilate i quattro tipi di polpette su spiedini e servite calde . 
Sono buonissime anche tiepide o fredde.





con questa ricetta partecipo al contest di Cinzia Donadini del blog Essenza in cucina e di Caffè col cioccolato di Fausta Lavagna per la categoria ROSSO/ROSA/VIOLA Secondi piatti





Gnocchi di zucca


Chi mi conosce, sa delle mie origini milanesi/mantovane, delle quali vado ovviamente fiera, come tutte le persone del resto, che sono fiere delle loro radici!
Chi mi conosce e tutte le volte lo legge magari pensa....ancora lo scrive?! Bè, se qualcuno mi legge per la prima volta non lo sa, quindi io ci tengo a ribadirlo, visto che ogni luogo di provenienza è ricco di storia, usanze, piatti tipici, che è giusto non dimenticare, anche io lo faccio ogni volta che mi capita di usare un ingrediente che mi riporta alle "origini".
Quindi, in questo pezzettino mantovano che c'è in me, la zucca è uno degli ingredienti che uso spesso, per fare prima di tutto i tortelli di zucca, poi le torte, le zuppe....
Questa volta l'ho "sposata" con le patate per preparare questi deliziosi gnocchi.
Zucca, dal colore arancio acceso e caldo. Porti un po' di colore e calore in queste giornate uggiose e bigie!

Ingredienti
    1 kg patate
200 gr zucca
300 gr farina bianca
    1 uovo
sale q.b.
salsa di pomodoro

Esecuzione
Fate cuocere la zucca in forno fino a quando si sarà ammorbidita . Togliete la buccia e passatela allo schiacciapatate . In una pentola far bollire le patate e schiacciarle anche loro con lo schiacciapatate . Salate e aggiungete la farina e l'uovo . Impastate con le mani . La quantità della farina dipende dalla qualità della zucca . Se l'impasto dovesse risultare troppo morbido e appiccicoso ,aggiungete farina fino a quando rimane bello compatto e si stacca dalle mani . Una volta pronto, formate dei cilindri che andrete a tagliare su una superficie infarinata........




a e a passare tra i rebbi della forchetta o nell'apposito attrezzo di legno.


Portate a bollore una pentola di acqua , salatela e immergete gli gnocchi mescolandoli subito affinchè non si attacchino . Aspettate che risalgano a galla e fateli cuocere ancora per cinque minuti . Trascorso questo tempo scolateli con una schiumarola . Impiattare in piatti normali o in ciotole di coccio e conditeli con la salsa e se volete con una grattugiata di grana .



con questa ricetta partecipo al contest di Cinzia Donadini del blog Essenza in cucina  e Caffè col cioccolato di  Fausta Lavagna per la categoria GIALLO/ARANCIO dei primi piatti



Catalogna cimata con acciughe piccanti


Il suo nome di battesimo è  Chichorium intybus e già il nome è un preludio al suo suo sapore: leggermente amarognolo, come tutte le cicorie. Ma questo amaro compie un' azione coleretica, cioè che aiuta l'eliminazione della bile. Chi la chiama cicoria asparago, cicoria catalogna, catalogna cimata o semplicemente catalogna. Ricca di vitamine e sali minerali. Tipica del Veneto, Lazio e Puglia. E se dico Lazio, quale piatto tipico viene in mente? Le puntarelle crude! Le tenere punte, mangiate in pinzimonio o in insalata, buonissime e tenerissime.
Io pero' l'ho cotta abbastanza velocemente per non disperdere troppo le sue proprietà e insaporita con quel tocco di piccante e salato dato dalle alici. Il risultato è un cuore leggermente amaro e piccante quanto basta, morbido fuori ma leggermente croccante dentro. Un antipasto che ti "apre" lo stomaco!



Ingredienti
1 cespo di catalogna cimata
1 spicchio di aglio
1 scatoletta di alici piccanti
Olio extravergine di oliva

Esecuzione
Dividete le foglie dai cuori e lavate tutto accuratamente. In una padella fate soffriggere un filo di olio extravergine e parte delle acciughe con il loro olio con lo spicchio di aglio. Versate i cuori della catalogna e le puntarelle e fate cuocere fino a quando saranno ammorbiditi fuori ma leggermente croccanti dentro.
Impiattate e guarnite con i filetti di acciughe interi che avete tenuto da parte.



con questa ricetta partecipo al contest di Cinzia Donadini del blog Essenza in cucina e Caffè al cioccolato di Fausta Lavagna per la categoria VERDE/antipasti



giovedì 13 novembre 2014

I muffins "mantovani" tra note, ritratti, parole e tanti ricordi ed emozioni......per l'Mtc di novembre




Nuovo mese. Nuova sfida per l' Mtc. Tema: I muffins. E, senza nulla togliere alle sfide precedenti...che sfida!! Questa volta, Francesca, la vincitrice, del blog Burro e zucchero, e Alessandra, la nostra vulcanica "amica capa", l'hanno resa ancora piu' intrigante e profonda.
Si, perchè non si tratta solo di inventare,reinterpretare una ricetta, o altre diavolerie, ma di proporre muffins " obbligatoriamente ispirati a un testo letterario". Che sia romanzo, poesia, libretto d'opera, di una canzone ecc poco importa. Questi muffins, obbligatoriamente non piu' di due, devono nascere da un'idea che la fonte che abbiamo scelto, ci ha ispirato.
Detta cosi' sembrerebbe facile ma...avete presente una libreria colma e ricolma di libri di ogni genere e di cd? Come fare a scegliere? C'è un mondo e pezzi di vita in tutti quei capolavori. Ognuno racchiude emozioni e spaccati di vita e ricordi.... E allora mi sento persa. Come scegliere un capolavoro  a discapito di un altro?! È come fare un torto a un tassello di quel puzzle che forma il quadro della mia vita.
Ma ecco, che man mano che passano i giorni, comincia a delinearsi pian piano e sempre piu' chiara, la fonte ispiratrice che mi farà sfornare un "muffin a tema"...ovviamente non poteva essere semplice, vista la mia vena di "follia"....e non è solo un autore ad avermi ispirata, ma tre, anzi quattro....
Molto diversi tra di loro. L'unico filo conduttore che li unisce è quello che tutti hanno creato degli autentici capolavori che, in diversi ambiti, sono collegati tra di loro......
                                           
                                                                 *****************

".....E Viola rispose con entusiasmo all'invito della stravagante ragazza con il viso tondo da putto, incorniciato da un caschetto nero corvino, e dalla lunga palandrana nera che nascondeva le forme burrose che a bruciapelo le aveva chiesto "Ciao, mi chiamo Cecilia, ti andrebbe di suonare nella mia orchestra? Proviamo tutte le domeniche mattina a casa mia.Questo è l'indirizzo".
All'intervallo Viola e i suoi compagni si erano ritrovati nel corridoio e si erano domandati l'un l'altro "Ma anche a te una ragazza strana ha chiesto se volevi suonare nella sua orchestra? Silvia, l'amica della serie "se ci vai anche tu dico anche io di si", Fulvia la bionda, Fulvia la rossa, Franco, Roberto, Betty e tutti gli altri si accordarono per andare a vedere di cosa si trattasse veramente.
Cosi' , dopo le domande e le raccomandazioni della mamma che l'aveva messa in guardia, inizio' l'avventura concertistica. Tutte le domeniche dalle 9 alle 16, con buona pace dei vicini e pure una pausa pranzo, provavano nel salone, all'ultimo piano di una casa d'epoca tra artistica confusione e tre cagnoni che passavano tra i leggii, buttando a terra le parti, con grande disappunto dei musicisti. Tra note, battiti di cuore e di ciglia, le prime pene d'amore. Ma i maschi dell'orchestra erano o troppo stupidi per accorgersi o avevano occhi solo per lo strumento che stringevano tra le mani. E i sospiri proseguivano inascoltati sulle note di Vivaldi, Corelli, Monteverdi e Bach....
I concerti si alternarono tra biblioteche e oratori, tra le sale comunali e dei cinema di paese e anche all'aperto. Per 20.000 lire e un panino, o a volte solo con un panino un po' gnucco. Ma poco importava. Era bello stare insieme a fare musica. E Viola era orgogliosa. Si sentiva grande. Ai concerti venivano invitati amici e parenti, che in teoria e in pratica erano quasi sempre il gruppo piu' nutrito e numeroso del pubblico. E alla fine di ogni concerto aveva da sistemare un sacco di fotografie rigorosamente in bianco e nero, che le scattava suo padre, a perenne testimonianza della carriera della figlia. Chissà se anche lui era orgoglioso quanto lei!
Ma ecco che un bel giorno, Cecilia avviso'  tutti del colpaccio. Concerto a Novara, in un teatro vero. Il Teatro Coccia. Cosi' tutti eccitati scesero dal pullman ed entrarono da una piccola porta sul retro, un po' sgangherata e quasi anonima, se non fosse per quel cartello INGRESSO ARTISTI che la distingue dalle altre.
Viola rimase rapita e senza parole a quella vista: fondali di scenografie, quinte, corde con contrappesi, fari, attrezzisti che correvano di qua e di là, l'odore di polvere, di legno, di arte, di teatro, un fascio di luce che illuminava alcuni ballerini che, sulle note dell' Egmont Ouverture op. 84 di Beethoven,  danzavano in una miriade di puntini di pulviscolo che si muoveva insieme a loro,tra il fruscio dei tutu' e il tacchettio delle scarpette al suono di una musica che le conquista il cuore... Con il suo strumento si avvicina ancora di piu' ai pesanti tendoni di velluto color rosso amaranto, trattenendo il respiro e in punta di piedi per non disturbare e guarda la meravigliosa sala, con stucchi dorati e poltrone di velluto. E la musica...che musica! Le viene da piangere e si sente scoppiare il cuore dalla gioia e dall'emozione. E non sa piu' se è per tutto quello che ha visto e sentito o se perchè nel frattempo si sono avvicinati il bell'Antonio, il contrabbassista bellissimo,ricciolissimo e nerissimo, e Marco, chitarrista liscissimo e biondissimo, che la salutano e basta quando invece lei non ha occhi che per loro....ahhh l'amore!!
Ma ecco che Cecilia la riporta alla realtà, presto, c'è da fare la prova di assestamento, su ragazzi!
Due o tre punti da rivedere, risate nervose, battutine, momenti di serietà e concentrazione....
Ecco che il momento si avvicina, la sala questa volta è piena. E non solo di parenti. Peccato che la mamma sia rimasta a casa pero' ! I musicisti si sono cambiati d'abito e aspettano di entrare in scena.
Il cuore batte forte piu' che mai e Viola ha paura che tutti lo possano sentire.
Gli applausi danno i benvenuto ai giovani ragazzi. Le luci che accecano lo sguardo e scaldano. Un LAAAA  dato da Elena, il primo violino e....le note de Le Quattro stagioni di Vivaldi si librano nell'aria. Per Viola non c'è piu' il bell'Antonio, il biondo Marco, Egmont o i ballerini....

E da quel giorno, tanti concerti si sono succeduti. Tante entrate dall'Ingresso artisti. Sempre tante emozioni.Le palpitazioni adolescenziali sono state sostituite da momenti piu' intensi, profondi e maturi Man mano che i giorni passavano, si giravano anche le pagine della vita. Con i suoi alti e bassi. Con le risate e le lacrime. Tutto intensamente vissuto fino all'ultimo.
Fulvia la rossa suona in una importante orchestra, Roberto in un quartetto, Franco pure, Silvia "se ci vai anche tu dico anche io di si" si è sposata con un trombonista americano.
E Viola? Viola ha mantenuto i contatti con Fulvia la bionda. E ha rivisto anche Marco il biondissimo chitarrista. Non è piu' una ragazzina, ma una signora sposata, col bassotuba di un'importanti orchestre, abbastanza posata, che quando sente le note dell'Egmont è ancora capace di emozionarsi tanto, ma ancora cosi' tanto, da ritornare indietro nel tempo. E se chiude gli occhi rivede ancora quella ragazzina sperduta tra le quinte del teatro, tra l'odore di polvere e di arte. E sente ancora il leggero tonfo delle scarpette delle ballerine che atterrano sul pavimento di legno. Il fruscio dei tutu' e l'aria spostata dai loro movimenti. Un brivido che le percorre la schiena. E il battito del suo cuore, diviso tra le note, una chioma riccioluta e una liscia mai dimenticate...."

                                                                  ***********
Questo era "l'incipit emozionale" il "Preludio" accennato a Francy....e da qui l'aggancio con Le Quattro stagioni di Vivaldi. Le Quattro stagioni dell'Arcimboldo e il racconto Inviti superflui di Buzzati, che hanno un comune denominatore. Il tempo che passa, attraverso le stagioni.

(Ho scelto l'Autunno perchè siamo in autunno! Perchè mi piace per i suoi indescrivibili colori  e i suoi profumi, di bosco, di foglie morte, di castagne, di funghi e altro ancora.
Perchè non potevo ignorare un riferimento rispetto ad un altro. Perchè il ricordo ha stimolato alcuni sensi: l'olfatto e il gusto per il profumo e il sapore degli ingredienti, la vista per il ritratto e il racconto, l'udito per il capolavoro musicale. Con un "sesto senso", quello delle emozioni! )

Tre grandi artisti che hanno saputo interpretare e trasmettere la loro arte, con stili di comunicazione diversi tra loro, ma cosi' vicini. Vivaldi con le sua maestria, ha musicato i  quattro Sonetti, uno per concerto (Stagione), che sono il tipico esempio di "musica a programma", cioè che descrive in musica un testo scritto. Per intenderci: i toni cupi e tetri dell'inverno, gioiosi e caldi dell'estate con la sua prorompente tempesta finale, la delicatezza della primavera con il canto degli uccelli e il temporale, e l'autunno dove il protagonista è Bacco, con i sintomi dell'ebbrezza, il clima trasognato del dopo festa e i momenti concitati della caccia. Come rimanere insensibili leggendo e ascoltando questi versi musicati in maniera cosi' magistrale?


Allegro
Celebra il Vilanel con balli e Canti
Del felice raccolto il bel piacere
E del liquor di Bacco accesi tanti
Finiscono col Sonno il lor godere

Adagio molto
Fa' ch' ogn' uno tralasci e balli e canti
L' aria che temperata dà piacere,
E la Staggion ch' invita tanti e tanti
D' un dolcissimo sonno al bel godere.

Allegro
I cacciator alla nov'alba à caccia
Con corni, Schioppi, e cani escono fuore
Fugge la belva, e Seguono la traccia;
Già Sbigottita, e lassa al gran rumore
De' Schioppi e cani, ferita minaccia
Languida di fuggir, mà oppressa muore.
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E se Vivaldi ci trasmette le emozioni con le note, l'Arcimboldo lo fa attraverso la vista, con le bellissime grottesche "Teste composte" , combinando frutta, ortaggi, uccelli, libri ecc. collegati metaforicamente al soggetto rappresentato.
Le opere piu' famose e conosciute sono appunto le otto tavole raffiguranti, in forma di ritratto allegorico, le quattro stagioni e i quattro elementi della cosmologia aristotelica (Aria, Fuoco, Terra, Acqua).  Ogni stagione è creata, secondo le corrispondenze tra microcosmo e macrocosmo propri della filosofia aristotelica.

L'Autunno è rappresentato come un uomo dai lineamenti grossolani. Il collo, formato da due pere e da alcuni ortaggi, spunta da un tino parzialmente distrutto mentre le doghe di legno che lo formano sono tenute legate tramite dei rami di salice.
La faccia è formata da pere e mele, visibili in particolare sulla guancia e per il naso; il mento è una melagrana, mentre l'orecchio, un fungo, regge un pendente a forma di fico. Le labbra e la bocca sono formate dal riccio della castagna mentre per la peluria del viso utilizza il grano. La capigliatura è composta da uve e viti, alla cui sommità si trova una zucca.



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Mentre le parole toccanti di Buzzati, descrivono in maniera esemplare lo stato d'animo di un amore, che passa e vive attraverso lo scorrere del tempo, attraverso le stagioni. Ma è poi mai esistito questo amore o è solo un intenso e struggente desiderio nato nella mente del protagonista e descritto come se davvero fosse stato vissuto in ogni sua emozione?

"Vorrei pure - lasciami dire - vorrei con te sottobraccio attraversare le grandi vie della città in un tramonto di novembre, quando il cielo è di puro cristallo. Quando i fantasmi della vita corrono sopra le cupole e sfiorano la gente nera, in fondo alla fossa delle strade, già colme di inquietudini. Quando memorie di età beate e nuovi presagi passano sopra la terra, lasciando dietro di sé una specie di musica.
E riusciremo, vedrai, a essere abbastanza felici, con molta semplicità, uomo con donna solamente, come suole accadere in ogni parte del mondo. Ma tu - adesso ci penso - sei troppo lontana, centinaia e centinaia di chilometri difficili a valicare. Tu sei dentro a una vita che ignoro, e gli altri uomini ti sono accanto, a cui probabilmente sorridi, come a me nei tempi passati. Ed è bastato poco tempo perché ti dimenticassi di me. Probabilmente non riesci più a ricordare il mio nome. Io sono ormai uscito da te, confuso fra le innumerevoli ombre. Eppure non so pensare che a te, e mi piace dirti queste cose".
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E per finire, il grande Rigoletto nel suo splendido Quartetto "Bella figlia dell'amore"" interpretato da Gilda,Rigoletto, Duca di Mantova e Maddalena. Verdi, un genio nell'orchestrare nelle sue opere quattro personaggi che cantano insieme, nella propria intensa parte e interpretazione (cosi' come anche Puccini del resto, nelle sue magnifiche Opere), perchè uno degli ingredienti che ho utilizzato è il ripieno dei tortelli di zucca mantovani, quindi, svolgendosi la storia a Mantova, va da sè che Rigoletto va a braccetto con ripieno di zucca!
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Due versioni. In comune la farina di grano saraceno e il ripieno dei tortelli di zucca (zucca, amaretti e mostarda). Quella dolce con l'aggiunta della frutta secca, quella salata con funghi e formaggi.

Il muffin salato, immaginato di essere gustato nella Locanda di Sparafucile, fratello di Maddalena, fuori Mantova, sui tavolacci di legno rustico, accompagnato da un buon bicchiere di vino corposo.
Lo stesso vino corposo bevuto dai cacciatori sotto gli alberi a ridosso del bosco alla fine della battuta di caccia, che se nel testo recita "...ferita minaccia, Languida di fuggir, mà oppressa muore", la voglio pensare libera e loro lo stesso a festeggiar!
Il muffin dolce invece, gustato dal protagonista di Buzzati, che già cosi' tristemente provato per quel desiderio di vedere e sentire al suo fianco il suo amore, nel susseguirsi delle stagioni, che provi almeno un po' di pace, davanti ad un camino acceso, un dolce morbido tra le mani, accompagnato da un buon bicchiere di Zibibbo.
                                                 
Consigli e ricetta la trovate qui

Muffins "mantovani" con farina di grano saraceno e frutta secca

Ingredienti per 12 muffins medi
200 g farina 00
100 g farina di grano saraceno
100 g zucchero di canna
  40 g di noci, uvetta, nocciole, pinoli, fichi secchi, per un totale di 200 g.
1/2 cucchiaino di bicarbonato
8 g di lievito in polvere per dolci
un pizzico di sale
un pizzico di cannella
 la scorza grattugiata di un limone
 100 ml di latte
 100 g di burro morbido 
150 g di zucca cotta 
    1 scatola di amaretti
1 vasetto di mostarda di mele o 4/5 pezzi di quella di frutta mista 
1/2 bicchiere + 1 cucchiaio di liquore Amaretto
2 uova medie


Esecuzione
Sistemate i pirottini di carta nella teglia per i muffins oppure ungete e infarinate bene gli incavi, fondo e bordi.
Tagliate la zucca e ponetela su una teglia foderata di carta forno. Cuocete in forno a 160°C per circa mezz'ora. Fatela raffreddare e frullatela oppure schiacciatela con una forchetta. insieme agli amaretti e alla mostarda (Nota: per ottenere 150 g di zucca cotta ne occorre circa 200-250 g cruda, perché in cottura perde peso) Potete preparare il ripieno di zucca anche il giorno prima, cosi i sapori si amalgamano meglio tra di loro. Io la volta precedente ho preparato piu' ripieno che ho poi surgelato e utilizzato questa volta.


Portate il forno a 190°C modalità statica.
Mettete le uvette in ammollo nel mezzo bicchiere di liquore Amaretto per circa 15-20 minuti, poi scolatele ed asciugatele bene.
Tagliate a metà la frutta secca, a parte i pinoli e in quattro i fichi secchi (potete pero' lasciare la frutta secca anche intera, affinchè si veda nell'impasto. A pezzetti si "confonde" creando una curiosa risultanza e sorpresa tra il morbido dell'impasto e il croccante della frutta che ti scrocchia sotto i denti quando meno te lo aspetti)


In una ciotola media lavorare il burro a crema con lo zucchero.
Unite le uova mescolandole con una frusta, aggiungete un cucchiaio di liquore Amaretto, il ripieno di zucca e il latte, mescolate bene e tenete da parte.
In una ciotola grande setacciate tutti gli ingredienti secchi (le farine con il lievito, il sale, il bicarbonato) aggiungere la cannella, la noce moscata e la scorza di limone grattugiata. 
In ultimo unite la frutta secca tagliata grossolanamente e l'uvetta scolata ed asciugata. 
Mescolate uvetta e farina  in modo che le uvette ne siano ben ricoperte  (ciò impedirà loro di depositarsi sul fondo dei muffins in cottura).
Formate una fontana e versateci dentro il composto liquido.
Con un cucchiaio amalgamate i due composti mescolando BREVEMENTE, con non più di 10-11 giri di cucchiaio.
Il composto dovrà risultare grumoso.
Riempite i pirottini o gli incavi della teglia fino al bordo o oltre, per ottenere una bella cupola ed infornate subito. Abbassate la temperatura a 180°C modalità statica e cuocete per 20-25 minuti, controllate la cottura inserendo uno stecchino nel centro dei muffins, se esce pulito sono pronti. 


Dovranno risultare leggermente dorati in superficie.
Sfornateli, lasciateli riposare 5 minuti poi toglieteli dalla teglia e fateli raffreddare su una gratella.







ecco il morbido interno



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Muffins "mantovani" con farina di grano saraceno,funghi,Emmenthal e formaggio di capra Testa Dura O.I.P.




Ingredienti per 12 muffins medi
200 g di farina 00
100 g di farina di grano saraceno
 50 g di Parmigiano Reggiano
 100 g di Emmenthal
100 g di formaggio di capra Testa Dura O.I.P.
1/2 cucchiaino di sale fino
1 cucchiaio da tavola raso di pepe nero macinato al mulinello
 cucchiaio di erba cipollina q.b.
8 g di lievito in polvere per salati
 un pizzico di bicarbonato
150 g di ripieno di zucca (zucca, amaretti, mostarda)
70 g di burro
100 ml di latte
funghi porcini secchi
2 uova medie

Esecuzione
Tagliate la carta forno in quadrati e sistematela negli incavi della teglia da muffins (danno un aspetto piu' rustico al muffin)  oppure ungeteli e infarinateli bene, fondo e bordi.
Preparate la zucca come indicato nella ricetta precedente
Pre-riscaldate il forno a 190°C modalità statica.
Tagliate i formaggi a cubetti
Mettete a mollo i funghi porcini
Fate sciogliere il burro a bagnomaria e tenete da parte.
Grattugiate il Parmigiano Reggiano

In una ciotola grande setacciate la farina col lievito e il bicarbonato. Aggiungete il Parmigiano grattugiato, i cubetti di formaggio, il sale, il pepe macinato al momento. Scolate i funghi dalla loro acqua quando sono ben ammorbiditi e fateli cuocere con una noce di burro ed erba cipollina secondo i vostri gusti ed aggiungeteli agli altri ingredienti  precedentemente mescolati. Amalgamate bene, fate la fontana e tenete da parte.In una ciotola media sbattete le uova con il latte, aggiungete il burro fuso e il ripieno di zucca. Amalgamate bene e versate il composto nella ciotola degli ingredienti secchi.
Con un cucchiaio mescolate BREVEMENTE, sempre 10-11 giri di cucchiaio solo per amalgamare gli ingredienti.
Riempite gli stampini con la carta forno fino oltre il bordo, per avere una bella cupola, infornate, abbassate la temperatura a 180°C e cuocete per circa 20-25 minuti. Controllate sempre la cottura con uno stecchino.


Sfornate i muffins 
Lasciateli riposare 5 minuti poi toglieteli dalla teglia e fateli raffreddare su una gratella.


ecco l'interno 


con queste due ricette partecipo al contest di novembre per



domenica 2 novembre 2014

Crespelle di grano saraceno con marmellata di marroni




Già le avevo provate qui, con la marmellata di castagne. E sono state un successone. Ora ho provato a replicarle con la marmellata di marroni.... ancora meglio! Con il gusto rustico della farina di grano saraceno e il sapore intenso ma delicato dei marroni... una meraviglia! Mi lodo da sola, io che non lo faccio mai, perchè erano davvero goduriosissime!
Con questa dose ho preparato 20 crespelle, che hanno concluso la cena valtellinese che ho condiviso con i nostri amici, accompagnandole con un buon bicchiere di Zibibbo.... che di valtellinese non ha proprio niente, ma è cosi' buono!!

Ingredienti
150 g di farina bianca 00
150 g di farina di grano saraceno fine
   8 uova
1 l di latte
 20 g di burro fuso
marmellata di marroni

Esecuzione
In una ciotola mescolate le farine, aggiungete le uova e amalgamate con una frusta. Aggiungete poco per volta il latte e mescolate bene, fino ad ottenere una pastella liscia ed omogenea. Aggiungete il burro fuso. 
Scaldate una padellina antiaderente (di 20 cm), ungetela con dell'olio extravergine di oliva e versate un mestolo di pastella che dovrete distribuire su tutta la superficie.
Non appena si stacca dalla superficie. giratela e fatela dorare leggermente.



Spalmate la marmellata sulla superficie e arrotolatela. Tagliatela a metà. Cospargetele con lo zucchero a velo e servite.



Cestino di grano saraceno con Casera, Bresaola e cavolo cappuccio


Questo è l' antipasto che ha aperto le danze della cena valtellinese con i nostri amici musicisti... Per gli ingredienti usati potrebbe considerarsi anche un piatto unico! Ma cosi' non è stato...diciamo che ha "solo" aperto lo stomaco!
Già il cestino di grana è una presentazione elegante, ma con il sapore deciso, che conquista dapprima gli occhi e poi il palato. Che è facile farlo, ma anche non troppo, perchè bisogna avere cura di farlo dorare al punto giusto, e toglierlo dalla padella e modellarlo su una ciotola o altro stampo senza romperlo o aspettare che si indurisca troppo altrimenti non si riesce piu' a modellare. Quindi non si puo' improvvisare e sbatterlo li cosi', ma occorre molta delicatezza. E il risultato di un bel cestino è anche la cura che abbiamo verso i nostri ospiti, perchè serviamo una creazione fatta col cuore e con tanta meticolosità. E l'aggiunta della farina di grano saraceno dà quel sapore in piu' che lo rende ancora piu' speciale.
Questa volta ho provato "la furbata"  che ho visto in rete, di versare gli ingredienti non direttamente nella padella ma sulla carta forno....è una genialata!!
Quindi, stupite i vostri ospiti con questi deliziosi contenitori che si mangiano fino all'ultima briciola. Li potrete riempire con tutto quello che volete!
La ricetta originale, presa sul libro del Grano Saraceno, tutelata dall'Accademia del Pizzocchero di Teglio, prevedeva come ripieno, il Bitto e il sedano rapa. Io ho fatto alcune varianti, giusto per non copiarla pari pari....ma era giusto che ne citassi la fonte!

Ingredienti
Per la cialda
100 g di grana grattugiato
  30 g di farina di grano saraceno grezza

120 g di Bresaola (pezzo intero)
120 g di formaggio Casera
100 g di cavolo cappuccio
insalata q.b.

Esecuzione

Tagliate a listarelle sottili la Bresaola, il formaggio e il cavolo cappuccio. Condite con olio e una spruzzata di pepe nero e lasciate insaporire.
Foderate una padellina con la carta forno. Versate il grana mescolato con la farina su tutta la superficie del foglio e fatela sciogliere fino a quando risulterà dorata. Togliete il foglio dalla padella e staccate delicatamente la cialda, prima che si indurisca troppo, con l'aiuto di una spatola. Adagiatela su una tazza o altro per dare la forma desiderata. Io ho utilizzato degli stampi antiaderenti adagiando la cialda all'interno e modellandola delicatamente. Potete preparare la cialda anche in anticipo, cosi' avrà modo di raffreddarsi e solidificarsi meglio. Toglietela delicatamente dallo stampo e servitela con il ripieno preparato


Sistemate la cialda su un letto di insalata e servite.



Pizzoccheri di Teglio


La prima volta che ho postato la ricetta dei Pizzoccheri è stato nel novembre del 2011 e trovate un lungo contributo qui e qui , che non sto a ripetere altrimenti non ce la caviamo piu'!! Per chi ha la bontà e pazienza di leggere troverà,oltre ai miei ricordi personali su questa bellissima valle e le sue tradizioni, anche il motivo per il quale ho specificato che sono di Teglio.....

Il 31 ottobre, avevamo ospiti due nostri amici musicisti, lui, collega di mio marito, che suona il corno al Teatro alla Scala, e lei,cantante lirica. Cosi' ho pensato di prenderli per la gola, preparando una cena tutta valtellinese, che è stata gradita da tutto il quartetto di artisti...ahaha.
E mentre la maggior parte delle persone festeggiava Hallowen tra zucche, dolcetti e scherzetti, che sinceramente considero una festa solo consumistica e basta, noi ci gustavamo queste prelibatezze rustiche ma con classe, parlando di musica e altro, accompagnate da un bell'Inferno rosso che andava giu' che era un piacere!!

Per preparare tutto quanto con calma, senza correre come faccio di solito, mi sono presa un giorno di ferie, o meglio, la mia capa mi ha "obbligata" a prendere un giorno di ferie che altrimenti avrei perso, quindi ho preso la palla al balzo e, anche se mi sono svegliata all'alba come al solito, ho preparato tutto il menu' con grande tranquillità e serenità.....Pizzoccheri fatti a mano, Cestini di grano saraceno con Casera, Bresaola e cavolo cappuccio, Crespelle di grano saraceno con marmellatadi marroni e il Panun valtellinese (la Bisciola),....ecco il menu' che ho preparato.
E quando alla 1 di mattina sono andata a dormire, ero stanca ma tanto soddisfatta per la riuscita della serata!
E' bello avere amici buongustai che vogliono condividere insieme piatti semplici, curati, della tradizione, improvvisati o altro, giusto per stare in piacevole compagnia.
E dal momento che molto spesso mi ritrovo a "spignattare", deduco che in fondo in fondo...a casa mia si mangia tutt'altro che malaccio!!

E ora veniamo alla portata principale.....

Ingredienti (dosi per 4 persone)

400 g di farina di grano saraceno
100 g di farina bianca
200 g di burro
250 g di formaggio Valtellina Casera dop
150 g di formaggio in grana da grattugia
200 g di verze
250 g di patate
uno spicchio di aglio, pepe

Esecuzione
Mescolate le due farine, impastarle con acqua q.b., ottenendo un panetto compatto ma non troppo sodo, e lavoratelo per circa 5 minuti.


Con il mattarello tirate la sfoglia fino ad uno spessore di 2-3 millimetri dalla quale si ricavano delle fasce di 7-8 centimetri. Sovrapponete le fasce e tagliarle nel senso della larghezza, ottenendo delle tagliatelle larghe circa 5 millimetri. (Per tagliare le tagliatelle potete usare il coltello!)



Tagliate il formaggio a cubetti. Cuocete le verdure in acqua salata, le verze a piccoli pezzi e le patate a tocchetti, unite i pizzoccheri dopo 5 minuti


Dopo una decina di minuti ( o di piu', dipende dallo spessore della pasta) raccogliete i pizzoccheri con la schiumarola e versatene una parte in una pirofila,cospargete con i cubetti di formaggio e il grana grattugiato e proseguite alternando, fino alla fine degli ingredienti.
Friggete il burro con l'aglio lasciandolo colorire per bene, prima di versatelo sui pizzoccheri, che non vanno assolutamente mescolati, fino al momento di essere serviti.
Teneteli coperti per 5 minuti per fare amalgamare i sapori e serviteli con una spruzzata di pepe nero (facoltativa)


... e questo è un' Ouverture di quello che abbiamo gustato.....e che trovate spiegate quiqui e qui