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giovedì 27 marzo 2014

Soufflè mattutino, tra Arcimboldo, Vivaldi, sogni, incubi e speranze vane......




Dove lavoravo prima, avevo una collega equadoregna, che ogni mattina, quando ci si salutava, si fermava a scambiare due chiacchiere con me e l'altra collega e ci chiedeva come andava e quali sogni avessimo fatto .... Aveva perso la mamma quando aveva 12 anni ed era cresciuta con la nonna in Equador. Una persona davvero carina, gentile e..."strega". Eravamo in sintonia io e lei, perché entrambe avevamo delle "sensazioni" e "presentimenti", che poi puntualmente si avveravano e la mia vicina di scrivania diceva ridendo, ma a volte anche no, mi fate paura voi due!!!
Sicuramente, se fossi ancora li a lavorare, avrebbe avuto molto materiale per interpretare i miei sogni, che sono un po' "incubosi" da un po' di tempo a questa parte. E visto il periodo che sto passando, non ci vuole un grande genio per capire cosa vogliono dire! Quindi se dico che qualche notte fa ho sognato che ero su un sentiero di montagna, colmo di neve, ma tanta tanta, e io cercavo di camminare ma affondavo sempre di piu', fino alle ginocchia e ad un certo punto mi superano due persone che avevano le racchette e si aiutavano per avanzare, e lo facevano senza fatica, e io dicevo le voglio anche io!! si puo' capire no? E se poi mi trovo in macchina con mio marito mentre percorriamo una strada stretta di montagna e io vedo dalla parte opposta una cascata di acqua che scende da due buchi neri, anche qua mi viene da interpretare senza problemi...il percorso sulla neve e la fatica per avanzare, puo' essere il periodo difficile che sto passando, e la cascata di acqua che scende da due buchi neri sono le lacrime che ho versato e che versero'....mica tanto bella come prospettiva no? Ma verrà il disgelo e allora riusciro' a camminare senza fatica....vero?!
Ieri notte, anzi erano le due di mattina, mi sono svegliata di colpo con una figura davanti ai miei occhi.....il faccione delle Quattro stagioni dell'Arcimboldo, il pittore italiano famoso per le sue "Teste Composte", ritratti burleschi eseguiti con pesci,frutti,fiori,libri....da li a canticchiarmi le Quattro stagioni di Vivaldi, è stato un lampo. Non sono mai stata una dormigliona, ma avere già gli occhi spalancati a quell'ora, quando poi la sveglia sarebbe suonata alle 5.15.... mi faceva un po' girare le scatole.
Cosi', visto che il sonno non ritornava, mi è vento in mente che potevo fare un soufflè utilizzando le verdure come contenitore e ho incominciato a fantasticare su come realizzarlo.....si ma quando? La sfida è agli sgoccioli, il tempo è quello che è....ma in fin dei conti devo pur cucinare quindi, perché non riproporre questo piatto in una versione alternativa?
Al mattino, prima di uscire, lascio un biglietto sul tavolo della cucina con la lista delle cose da comperare....alle 17.30 torno a casa ed eccole li, pronte per essere utilizzate.
Anche se guardando le fotografie e leggendo le ricette delle altre ragazze che partecipano alla sfida perl' Mtc
lanciata dalla bravissima Fabiana , mi rendo conto che non c'è storia. Ho visto versioni stupende, con ingredienti cosi' fantasiosi ma ben abbinati ed equilibrati che mi vien voglia di lasciare perdere tutto quanto. Ma comincio a preparare quello che mi ero visualizzata, lo inforno, lo curo e....bene, si sta gonfiando!!! Quando il timer suona chiamo subito mio marito e gli dico, sii pronto a fare la foto appena apro lo sportello, perché se si sgonfia..... e vedo che comincia a ridere!!!! Antipatico....
Quando vedo il mio soufflè, penso che me lo ero immaginato un po' diverso, tutto perfettissimo, quando riguardo le foto che ho scattato, me ne rivedo di straordinarie, ma le mie appaiono banali e sicuramente non hanno nulla di eccezionale.
Ma ci ho messo tutto l'impegno possibile per sfornare qualche cosa di curioso e gustoso per marito e figlia, quindi..... poco importa la scenografia, lo sfondo ecc....infatti, quando comincio a sistemarli nei piatti, sono li, in piedi vicino al tavolo e fanno battutine....ma si puo' mangiare o bisogna aspettare ancora molto? Ma è possibile mangiare una volta qualcosa senza che debba essere fotografato?Uff...sono ustionanti cosa brontolate?!

Ingredienti
Per il soufflé:
 300 ml di panna fresca
 3 cucchiai da minestra di maizena (30 g)
 30 g di burro
 6 uova medie
300 g di carciofi ( o carciofini sott'olio)
melanzana,pomodoro occhio di bue, zucchina tonda,peperone,patate q.b.

Esecuzione
Salsa Vellutata alle verdure
30 g di burro 
30 g di farina 
450 ml di brodo (vegetale o di pesce)

Sciogliere il burro a calore moderato, in una casseruola capiente e aggiungere la farina. Con l'aiuto di un cucchiaio di legno, mescolare vigorosamente, fino a formare un impasto morbido (roux). continuare a mescolare fino a quando il roux inizia ad assumere un colore leggermente brunito. Togliere dal fuoco.
Aggiungere il brodo caldo, cominciando ad incorporarne due cucchiai: procedere così, fino ad arrivare a un quarto della dose complessiva. Prendere una frusta e gradatamente incorporare il resto del brodo.
Mettere la casseruola sul fornello, a fiamma media e far sobbollire per 15-20 minuti. Aggiungete l'interno delle verdure che avete scavato, cotto con un filo di olio extravergine e frullato. Mescolare spesso con la frusta, per evitare che la salsa si attacchi al forno. Se la salsa dovesse diventare troppo spessa, aggiungere un po' di brodo.




-Innanzi tutto scaldare il forno a 200°
-Lavate le verdure, Con un coltello tagliate la base delle patate e delle melanzane affinchè rimangano in piedi. Tagliate a metà tutte le verdure. Con un cucchiaino o con uno scavino, togliete l'interno,facendo attenzione a non rompere quello che sarà il vostro contenitore


procedete con la preparazione del soufflè

-Mescolare la maizena con poca panna fresca fuori fuoco.
-Portare ad ebollizione la restante panna, raggiunto il bollore unire il mix panna maizena mescolando sempre.
-Abbassare la fiamma e proseguire la cottura aiutandosi con una frusta a mano fino ad ottenere una crema spessa.
-Allontanare dalla fiamma ed unire il burro avendo cura di continuare sempre a lavorare.
-Rompere le uova  tenute a temperatura ambiente, separando i tuorli dagli albumi, avendo cura di non toccare questi ultimi con le mani.
 -Unire i tuorli uno alla volta, incorporandoli alla perfezione prima di introdurre il successivo.
 -Tagliate i carciofi a spicchi,cuoceteli in padella con olio e prezzemolo e frullateli
 -Salare, pepare, aggiungere la noce moscata e mescolare bene.
-L'ultima indispensabile operazione è quella di montare gli albumi.
 Ci si può aiutare unendo qualche goccia di limone che aiuta la montatura rendendola stabile. Gli acidi sono fantastici in certe situazioni:
 Sconsiglio invece la famosa presa di sale, in realtà a meno che non si monti a mano (faticando come bestie) non ha una reale utilità, anzi, il cloruro di sodio ha proprietà igroscopiche, quindi alla lunga sottrae acqua e destabilizza la struttura.
-Con delicatezza ed in più riprese unire gli albumi montati, badando bene di non smontarli, eseguendo movimenti verticali con una spatola e contestualmente ruotando la ciotola, il classico movimento en coupant;
 -La massa deve risultare ben omogenea.

Riempire gli "stampi" fino al bordo e porre in forno a 200°C per 15'/18'



Servite i soufflè con la salsa vellutata alle verdure.................



E a dispetto del periodo cosi brutto che sto vivendo, che il post iniziale l'ho scritto ieri, quando ancora le cose non erano precipitate...perchè stamattina ricevo una brutta telefonata, che se vi dico che me lo sentivo mi dovete credere, che mi ha lasciato angosciata per tutta la giornata. E anche se adesso lo sono, e non avrei nessun motivo di stare davanti ad un pc perchè ho il morale sotto terra, ho deciso di postare ugualmente questa ricetta. Perchè anche se non lo facessi le cose non cambierebbero affatto, avrei fatto questa "fatica" per niente. Perchè ho ricevuto messaggi di incoraggiamento dalle amiche della community, che mi hanno commosso ma che mi hanno fatto sentire meno sola. che mi hanno confortato dicendomi di sperare per il meglio.Perchè quando ho comperato le zucchine tonde che mio marito si era dimenticato di comperare, chissà dove avevo la testa e ho dimenticato di prendere il resto al supermercato perchè sono fuggita via di corsa e le ho pagate un bel tot...perchè la mia amica del cuore mi ha detto di tornarmene a casa dall'ospedale e di dedicarmi a qualcosa di carino per non pensare. Affinchè tutto quello fatto finora non sia vano, partecipo con questa ultima ricetta, nata con uno spirito meno triste di questo finale di post, al contest

http://www.mtchallenge.it/2014/03/mtc-n-37-la-ricetta-della-sfida-di.html



giovedì 20 marzo 2014

Tris di soufflè ... e un caleidoscopio di pensieri ed emozioni.




Non vedo l'ora che cambi mese...magari cambia anche la successione degli eventi. Questo mese la ricetta capita proprio a tema con il mio umore e stato d'animo....come il soufflè, che un momento è gonfio, bellissimo, e l'attimo dopo è sgonfio e tristissimo......
Non ho una grande voglia di perdermi in chiacchiere, e posto la ricetta giusto perchè ho dedicato tempo e impegno per realizzarla, quindi mi sembra stupido non farlo. Ma la voglia proprio non c'è. Perchè dopo tutte le cose che ti stanno capitando e dalle quali cerchi di reagire in mille modi, e ci riesci piu' o meno discretamente vieni a sapere che una persona ancora abbastanza giovane, che conoscevi, un collega di mio marito, che suonava la tromba, è morta improvvisamente, ti fa rivedere un po' di cose, di priorità e di tutto quello che pensavi fosse importante fino a questo momento. 
E allora ti rendi conto che la vita è proprio precaria. Un attimo ci sei e l'attimo dopo potresti non esserci piu'. Ma che non puoi vivere col terrore e il pensiero che questo ti possa capitare da un momento all'altro. Pero' poi pensi a tutte le persone che lasci, alle cose che ancora devi e vuoi fare, a quelle che lasci incompiute...
e ti prende una sorta di sconforto dal quale no riesci ad uscire e ti domandi perchè? 
E io sono un po' stufa di domandarmi questi perchè....vorrei girare  pagina, trovare un po' di serenità e un attimo di respiro. Non posso vivere sempre di corsa, trottando a destra e sinistra. Ho dei limiti, e mi rendo conto che questi limiti li ho superati da un bel po'! E sono stufa di brutte notizie....

Concludendo,ecco un'altra versione, questa volta triplicata, per soddisfare e i gusti delle bocche voraci che mi circondano, che sono solo due ma che bocche!! Preparata per sfuggire un po' ai miei pensieri. Perchè questo forse è il mio modo di reagire.....o mi isolo e non voglio fare proprio un bel niente, o mi divido come in tanti piccoli pezzetti iperattivi e comincio a cucinare.....
Certamente,se l'avessi pubblicata il giorno stesso che l'ho preparata, avrebbe avuto una presentazione piu' degna e simpatica di quanto non lo sia in questo momento.......ma prima che ci ripensi e non la pubblichi del tutto, penso che non servano tante parole, quindi ecco la mia seconda versione della ricetta che ci ha passato Fabiana per la sfida dell'Mtc......e questa volta perdonate la mia sintesi......

Ingredienti
Per il soufflé 
    6 uova
300 ml di panna fresca
3 cucchiai da minestra di maizena ( 30 g )
30 g di burro 
300 gr di formaggi misti (grana,latteria,brie,fontina)
radicchio rosso di Treviso q.b.
cavolo nero q.b.

Salsa Vellutata 
30 g di burro 
30 g di farina 
450 ml di brodo (vegetale o di pesce) 

Esecuzione
Il procedimento per preparare il soufflè e la salsa vellutata lo trovate per esteso qui . In aggiunta alla ricetta precedente, Fate bollire qualche foglia di cavolo nero, scolatela e passatela in padella con un filo di olio extravergine d'oliva e uno spicchio di aglio.
Dividete il composto del soufflè in tre parti: una la lasciate ai formaggi, in una aggiungete le foglie di cavolo tagliate sottili e nell'altra le foglie di radicchio tagliate a listarelle. Mescolate delicatamente e versate i composti in 6 pirofile  monodose imburrate e cosparse di grana grattugiato per 2/3 perchè cuocendo si gonfiano.
Infornate e fate cuocere per 15/20 minuti.

Nella foto sono 4 pirofile? Certo, è stata una lotta contro il tempo...toglierle dal forno stando attente a non ustionarsi, rendersi conto che ora che le estraevo tutte si sarebbero irrimediabilmente sgonfiati.....e rendersi conto che volevo fotografarne solo tre perchè tre erano la versione...insomma, un momento di smarrimento e sbandamento...forse ho bisogno di una vacanza...in un'altra galassia lontana lontana forse.....

Ecco i tre morbidi soufflè......





con questa ricetta partecipo al contest


sabato 15 marzo 2014

Soufflè (anche se non sembra) ai quattro formaggi con salsa vellutata e pera caramellata per l'MTC


Confesso che quando ho visto la ricetta per la sfida dell' Mtc di marzo che ci ha lanciato Fabiana , la vincitrice del mese scorso, ho pensato si ciao...ma già una volta lo avevo detto tra me e me, rimangiandomi poi la parola, mettendomi alla prova e riuscendo a preparare qualcosa, per la serie io c'ero...
Confesso che ho sempre ammirato questi capolavori gonfi e perfetti, senza mai cimentarmi per quale motivo non so. Forse perché li consideravo troppo difficili e lunghi.
Confesso che quando mi sono letta e riletta tutto il regolamento, le fasi della lavorazione, i consigli e tutti gli aggiornamenti che ci arrivano per toglierci dubbi e timori, mi sono decisa di partecipare, sempre per la serie io c'ero, alla mal parata ne faccio uno basic senza tante pretese e fantasia, che va sempre bene.
Poi quando decidi che è ora di iniziare, ti assalgono mille dubbi, ti fermi titubante, e poi cervello si blocca e subentrano dei pensieri che ti portano lontano da tutti gli ingredienti che sono già pronti sul tavolo. Ti guardi intorno, la cucina che è un caos unico, e se anche volessi preparali in un altro momento e cuocerti un solo uovo al tegamino, non c'è nemmeno un briciolo di spazio utilizzabile.
Ti guardi intorno e ti sembra tutto cosi stupido e inutile. Hai voglia di spegnere tutto, di non avere piu' niente a che fare con ricette, date da rispettare, fotografie. Sarebbe cosi' semplice. Basta solo un click e il blog sparisce e nessuno saprà nemmeno che sei esistita.
Vorresti non avere pensieri e non dover essere coinvolta in situazioni piu' grosse di te, o forse sono cose normali ma che con lo stato d'animo che hai ti sembrano insormontabili e difficili da affrontare.
Vorrei tornare indietro nel tempo, ma non so nemmeno quale, visto che ogni momento della mia vita ha avuto la sua.
So solo che ultimamente, ogni volta che squilla il telefono il mio cuore si ferma per la paura. Perché so che quando arriverà quella telefonata, da quel numero, sarà solo per un unico motivo. E' inutile dirsi bugie per cercare di sdrammatizzare. Non si sfugge alla realtà e all'evidenza dei fatti.
E prima quando è squillato il telefono sono andata in pappa. Certo, era la solita telefonata dei soliti call center che ti propongono il solito cambio di telefono luce e gas....ma tanto è bastato per mandarmi in crisi e in tilt.
Per questo, mi guardo intorno e mi chiedo, ma ha senso tutto questo? E una vocina mi risponde che forse di senso non ne ha perché in certi momenti nulla ha senso, ma che non posso annientarmi e cancellare il passato e il presente. Devo vivere ogni momento come viene. E affrontare man mano le cose.
Ho finito di fare progetti a media e lunga scadenza. Carpe diem si dice. Quindi, cogliendo l'attimo, visto che il telefono non squilla, per ora, anche se mi sento un po' sgonfia, mi accingo a preparare quanto mi ero prefissata di fare.....perché...perchè forse sono troppo codarda per schiacciare quel tasto che mi cancella da tutto e da tutti, perché forse sono consapevole che anche se lo faccio, non cambia l'altro corso della vita, perché forse è giusto che sia cosi, che non rinunci ad una delle mie passioni, visto che ho già dovuto rinunciare a ben altro nella mia vita, che era piu' di una passione...che soufflè sia....

Confesso anche che sono stata davanti al forno in attesa che si gonfiassero,ma quelli niente, sembrava che volessero farmi un dispetto, sempre li, alla stessa altezza! Uff...va bè pazienza. Al diavolo! Mi sono allontata. Quando il timer ha suonato sono andata a vedere e.....meravigliaaaaaa!!!! Come si erano gonfiati! Ero proprio contenta, ma adesso veniva la parte piu' difficile...col guanto li ho estratti e nemmeno il tempo di fare la fotografia che sfffffsshhhhh....si sono sgonfiati.....noooooo!
Forse è vero che si trasmettono le proprie emozioni mentre si cucina...quando mi devo sfogare mi metto ad impastare a mano e mi passa un po', ma se devo fare qualcosa di lievitato o altro, lo stato d'animo deve essere tranquillo altrimenti....e forse i miei soufflè hanno "assorbito" il mio stato d'animo non proprio al massimo della serenità. 
Comunque, foto bella o no, erano veramente buoni, ed è questo quello che conta! Cosi' ecco qua il mio primo soufflè....esperimento ottimamente riuscito per quando riguarda il gusto...pessimamente dal punto di vista estetico....insomma per la serie brutto ma buono.....

 La ricetta originale la trovate qui
Io ho realizzato la mia versione, mantenendo le basi e mettendoci un po' del mio.

Ingredienti
Per il soufflé 
    6 uova
300 ml di panna fresca
3 cucchiai da minestra di maizena ( 30 g )
30 g di burro 
300 gr di formaggi misti (grana,latteria,brie,fontina)
3  grosse patate

1 pera

Esecuzione
Salsa Vellutata 
30 g di burro 
30 g di farina 
450 ml di brodo (vegetale o di pesce) 
Sciogliere il burro a calore moderato, in una casseruola capiente e aggiungere la farina. Con l'aiuto di un cucchiaio di legno, mescolare vigorosamente, fino a formare un impasto morbido (roux). continuare a mescolare fino a quando il roux inizia ad assumere un colore leggermente brunito. Togliere dal fuoco.
Aggiungere il brodo caldo, cominciando ad incorporarne due cucchiai: procedere così, fino ad arrivare a un quarto della dose complessiva. Prendere una frusta e gradatamente incorporare il resto del brodo.
Mettere la casseruola sul fornello, a fiamma media e far sobbollire per 15-20 minuti. Mescolare spesso con la frusta, per evitare che la salsa si attacchi al forno. Se la salsa dovesse diventare troppo spessa, aggiungere un po' di brodo.


-Innanzi tutto scaldare il forno a 200°
-Lavate bene le patate. Con un coltello tagliate la base affinchè rimangano in piedi. Con un cucchiaino o con uno scavino, togliete l'interno,facendo attenzione a non rompere quello che sarà il vostro contenitore



procedete con la preparazione del soufflè
-Mescolare la maizena con poca panna fresca fuori fuoco.
-Portare ad ebollizione la restante panna, raggiunto il bollore unire il mix panna maizena mescolando sempre.
-Abbassare la fiamma e proseguire la cottura aiutandosi con una frusta a mano fino ad ottenere una crema spessa.
-Allontanare dalla fiamma ed unire il burro avendo cura di continuare sempre a lavorare.
-Rompere le uova  tenute a temperatura ambiente, separando i tuorli dagli albumi, avendo cura di non toccare questi ultimi con le mani.
 -Unire i tuorli uno alla volta, incorporandoli alla perfezione prima di introdurre il successivo.
 -Tagliate i formaggi a piccoli tocchetti  unire alla massa e mescolare.
 -Salare, pepare, aggiungere la noce moscata e mescolare bene.
-L'ultima indispensabile operazione è quella di montare gli albumi.
 Ci si può aiutare unendo qualche goccia di limone che aiuta la montatura rendendola stabile. Gli acidi sono fantastici in certe situazioni:
 Sconsiglio invece la famosa presa di sale, in realtà a meno che non si monti a mano( faticando come bestie) non ha una reale utilità, anzi, il cloruro di sodio ha proprietà igroscopiche, quindi alla lunga sottrae acqua e destabilizza la struttura.
-Con delicatezza ed in più riprese unire gli albumi montati, badando bene di non smontarli, eseguendo movimenti verticali con una spatola e contestualmente ruotando la ciotola, il classico movimento en coupant;
 -La massa deve risultare ben omogenea.



 -Versare  nelle patate scavate arrivando solo ai 2/3 della loro altezza.
 -Lisciare delicatamente la superficie con la spatola.

Riempire gli "stampi" per i 2/3 e porre in forno a 200°C per 15'/18' Tagliate la pera a dadini e spadellatela con un goccio di olio extravergine e un cucchiaio di zucchero. Fatela caramellare un poco.


Servire i soufflè con la salsa vellutata e la pera caramellata 

con questa ricetta partecipo al contest

http://www.mtchallenge.it/2014/03/mtc-n-37-la-ricetta-della-sfida-di.html

lunedì 10 marzo 2014

Baccalà alla vicentina con polenta bianca



Un po' di storia letta qua e là......giusto per capire la differenza tra stoccafisso e baccalà...

Il baccalà o bacalà alla vicentina è un piatto tipico della cucina vicentina a base di stoccafisso (merluzzo essiccato).
L'uso di essiccare il merluzzo per conservarlo è antichissimo: vi sono documenti che attestano questa pratica nei Mari del Nord sin dai tempi di Carlo Magno 
Lo stoccafisso sarebbe stato introdotto nel Triveneto dai veneziani, che erano grandi navigatori e portavano in patria ogni novità. E' tuttora chiamato baccalà (mentre il baccalà nel resto d'Italia indica il merluzzo conservato sotto sale). I veneziani videro nello stoccafisso un'allettante alternativa al pesce fresco, costoso e facilmente deperibile. Nacque allora la tradizione di consumare questo piatto secondo varie ricette, tra le 
quali il bacalà alla vicentina.
La ricetta è tramandata di generazione in generazione e quasi ogni famiglia utilizza le sue varianti
Il merluzzo essiccato migliore la è quello della qualità detta Ragno che proviene dalle Isole Lofoten in Norvegia.
Deve essere pestato, poi messo a bagno per tre giorni, in acqua corrente, perché si ammorbidisca, poi pulito, quindi infarinato e cotto a fuoco lentissimo con abbondante 
cipolla in un tegame di coccio, ricoperto di latte e olio in uguali quantità; viene servito su un letto di polenta gialla o bianca

Per tutelare questo prodotto nasce nel 1987 la Confraternita del Bacalà, un'associazione di ristoratori e buongustai nata a Sandrigo (pochi chilometri a Nord di Vicenza),che  promuove questo antico piatto nel rispetto della ricetta tradizionale. Per questo Sandrigo è la "patria del baccalà",avendo legami storici con le Isole Lofoten e organizzano una festa annuale, che dura un'intera settimana, in onore di questo piatto a base di pesce essiccato.

La Norvegia è un grandissimo esportatore di stoccafisso, la maggior parte esportato verso l'Italia e verso la Croazia. 
 Le regioni che costituiscono il principale mercato italiano sono: Calabria, ( molto in voga il baccalà alla cosentina tipico della città di Cosenza e parte della sua provincia preparato da tradizione con patate, olive nere, peperoni,salsa di pomodoro, alloro, prezzemolo, sale e pepe)
In Campania, Liguria, Sicilia, (dove viene consumato con pomodori, patate, olive nere, pinoli e uvetta) nel Veneto, oltre alle zone di Ancona dove l'Accademia dello stoccafisso all'anconitana ne tutela la 
tipicità di piatto locale e ne promuove la tradizione e Livorno.
In Basilicata, in particolare ad Avigliano, il baccalà viene preparato, come da tradizione, con peperoni rossi dolci essiccati e fritti detti cruschi.
I
Lo stoccafisso (o stocco in alcune zone dell'Italia Centrale e Meridionale) è l'alimento costituito dal merluzzo artico norvegese (Gadus morhua) conservato per essiccazione, tecnica adatta anche per altre specie di pesce dalle carni bianche.
Il nome deriva probabilmente dalla cittadina norvegese di Stokke. Secondo alcuni però potrebbe derivare dal norvegese stokkfisk oppure dall'olandese antico stocvisch,ovvero "pesce a bastone", secondo altri dall'inglese stockfish, ovvero "pesce da stoccaggio" (scorta, approvvigionamento); 
altri ancora sostengono che pure il termine inglese sia mutuato dall'olandese antico, con lo stesso significato di "pesce bastone".
Simile al baccalà nell'aspetto, lo stoccafisso si differenzia dal primo, che viene invece conservato mediante salagione e ha un sapore completamente diverso. 
Nell'Italia settentrionale lo stoccafisso assume tuttavia il nome di bacalà, tanto che il rinomato baccalà alla vicentina è in effetti preparato con lo stoccafisso; nell'Italia meridionale viene invece chiamato stocco o pesce stocco (piscistoccu).

La preparazione dello stoccafisso è paragonabile a quella di altri prodotti alimentari invecchiati, come i liquori, i prosciutti o i formaggi.
Il pesce viene preparato immediatamente dopo la cattura. Dopo averlo decapitato e pulito, viene essiccato intero o aperto lungo la spina dorsale,lasciando le metà unite per la coda.
Il pesce viene quindi messo sui supporti e lasciato all'aria aperta da febbraio a maggio; il clima freddo e secco tipico di quei mesi nella penisola scandinava,appena sopra gli zero gradi, senza pioggia, che protegge il pesce dagli insetti e dalla contaminazione batterica.
 L'eccesso di gelo è invece da evitare, perché facendo gelare l'acqua residua, forma cristalli di ghiaccio che distruggono le fibre del pesce.
È importante che i merluzzi non vengano a contatto tra loro e con i tronchi delle rastrelliere, pena la formazione di macchie che ne ridurrebbero la qualità, 
che non abbiano macchie di sangue e di muffa o residui di fegato all'interno: compito di selezionatore, in Norvegia è il vrakeren, il quale arriva a suddividere fino a 30 categorie! Per via del loro clima particolarmente adatto, lo stoccafisso considerato migliore è quello proveniente dalle isole Lofoten ove 
si pescano merluzzi della specie Gadus morhua.
Dopo circa tre mesi all'aperto, lo stoccafisso matura per altri 2-3 mesi al chiuso, in un ambiente secco e ben ventilato. Al termine dell'essiccamento,il pesce ha perso circa il 70% del suo contenuto originario di acqua ma ha mantenuto i suoi principi nutrienti. Lo stoccafisso è un alimento ricco di proteine, vitamine, sali di ferro e di calcio.
Lo stoccaffisso di qualità inferiore invece è spesso destinato alla produzione di mangimi e alimenti per animali.

E ora veniamo alla ricetta.....

Ingredienti 
1 kg di stoccafisso secco
500 gr di cipolle
qualche acciuga
qualche grammo di farina
50 grammi di grana grattugiato
mezzo litro di latte fresco
olio extra vergine q.b.
prezzemolo, sale e pepe

farina bianca per polenta

Esecuzione
Lasciate in acqua freddo lo stoccafisso per circa 2-3 giorni, dopo averlo ben battuto, e avendo cura di cambiare l'acqua ogni 4 ore. Pulite il pesce dalle spine, la lisca e la pelle, e tagliate  a tocchi.
Affettate le cipolle molto sottili, lasciandole appassire in un tegame con l'olio; aggiungete le acciughe private di sale, lisca e fatte a pezzettini. Unite poi a fuoco spento il prezzemolo tritato. Infarinate i pezzi di pesce e sistemateli in un tegame di terracotta o antiaderente con il soffritto preparato precedentemente.
Coprite tutto il pesce con  il latte, il formaggio e qualche cucchiaio di olio, e fate cuocere tutto per circa 4 ore e mezzo, facendo attenzione a muovere in senso rotatorio il recipiente, senza rimestare il contenuto.
Lasciate cuocere fino a quando avrà raggiunto una consistenza cremosa.



Nel frattempo preparate la polenta seguendo le indicazioni riportate sulla confezione.
Quando è pronta versatela su un tagliere di legno o in stampini in silicone di diverse fogge per creare miniporzioni .
Servite subito insieme al baccalà.....



con questa ricetta partecipo al contest


Gnocchi alla romana



Sinceramente non so perché questi gnocchi si chiamano "alla romana". Tutte le volte che sono stata a Roma, scorrendo i menu' dei ristoranti e trattorie che ho frequentato, non ho visto citato questo piatto nemmeno una volta! E allora perché si dice alla romana? Ricordando la filastrocca 'Giovedì gnocchi, Venerdi pesce (o anche 'ceci e baccalà'),Sabato Trippa', da tutte le parti di solito i giovedì si preparano gli gnocchi. Che siano di patate o di semolino poco importa. C'è una diatriba per quando riguarda l'origine dei cosiddetti gnocchi al semolino, denominati 'alla romana'. Si dice infatti che questo particolare tipo di gnocchi, tondi e non realizzati con le patate, sia di origine piemontese, mentre i veri gnocchi alla romana sarebbero quelli con le patate. Mah!

Per quanto riguarda gli gnocchi al semolino, le origini di questi piatto sono veramente antiche. Alcuni studiosi della Roma Antica ritengono infatti di avere trovato alcune tracce di un piatto 'nonno' di questi gnocchi moderni durante il periodo di massimo splendore dell'Impero. La ricetta era un po' più semplice, ma molto similare a quella dei giorni d'oggi:si cuoceva il semolino nel latte e una volta raffreddato si tagliava a pezzi.
La ricetta "moderna" dei nostri giorni è questa. Semplice e gustosa, che preparo anche se non è giovedì, la morbida consistenza dell'interno, dopo che si è rotta la crosticina croccante e dorata, che sanno di formaggio...insomma, una vera delizia per il palato!

Ingredienti:
1 litro di latte
3 rossi di uovo,
150 grammi di burro,
grana grattugiato,
250 grammi di farina di semola,
sale.

Mettete sul fuoco una pentola con latte, burro e sale e fate arrivare al punto di bollore. Abbassate la fiamma e di fate cadere la farina a pioggia, aiutandovi con una frusta o con un cucchiaio di legno a mescolare. Quando il composto inizia a staccarsi dalla pentola spegnete il fuoco e fatelo raffreddare Aggiungete i tuorli e il formaggio mescolando perché diventi tutto compatto. Di solito lo stendo su un tagliere lasciando l'altezza di un centimetro e ricavando con un bicchierino i tondi che metto nella pirofila imburrata. Questa volta invece l'ho versato nella carta forno e dato la forma di un salame. Una volta ben raffreddato l'ho tagliato a fette di un centimetro circa e le ho adagiate in una pirofila imburrata e cosparsi di fiocchetti di burro e grana grattugiato.
Gratinate in forno a 220° fino a quando si formerà una crosticina dorata.



con questa ricetta partecipo al contest

http://colorsandfood.blogspot.it/2014/01/colors-bianco-inverno-e-comfort-food.html

domenica 9 marzo 2014

Tortelli mantovani di zucca della nonna Cornelia


Un bel...anzi, un certo giorno, ti capita tra capo e collo una notizia che mai e poi mai avevi minimamente pensato potesse arrivare. Una notizia che ti coglie cosi impreparata, di sorpresa, che inizialmente ti va in pappa il cervello, come se quella massa pensante perdesse la sua consistenza molliccia, e ti senti aggrovigliare le budella, la salivazione si azzera di colpo, e per fortuna sei seduta altrimenti potresti cadere per terra. In un nanosecondo, giusto per non far spaventare chi sta all'altro capo del telefono e per non fare la figura dell'ebete che è rimasta senza parole, cerchi di rimetterti in sesto, di far ritornare il cervello alla massa pensante iniziale, sperando che ti escano parole sensate, devi farti tornare la salivazione altrimenti esce un rantolo....cosi accusi il colpo, prendi tempo, elabori un sacco di cose, ti fai un sacco di pensieri, attendi, tergiversi,rinunci, no, aspetta e se poi...allora ci ripensi...bè in fondo cosa sarà mai, passa il tempo, ti consigli con l'amica del cuore, fai tesoro dei suoi consigli. E rimani in contatto con i tuoi fratelli che anche loro si sono trovati coinvolti loro malgrado in questa cosa e visto che sei la sorella maggiore sembra quasi che sei investita dello scettro di quella che porterà avanti la cosa, perlomeno che fa da portavoce tra chi ti ha dato la notizia e noi...ma anche no per la miseria! Io non voglio essere investita di e con nessuna carica. Voglio tornare al giorno prima di ricevere quella telefonata, in quel lontano giugno, caldo e assolato, che ha rivoluzionato la mia...nostra vita. E come è giusto che sia, ognuno di noi ha reagito alla sua maniera, chi piu' coinvolto, chi si è lasciato scivolare le cose rimanendo ai margini della cosa, e chi invece ha speso ogni istante della giornata e ogni energia della sua vita per affrontare la cosa. E sta ballando ancora adesso e chissà fino a quando ballerà!
Una situazione che mi ha portato indietro nel tempo, un dolore che non se n'era mai andato via, ma solo sopito, come sotto uno strato di cenere. Che mi ha portato a ricordare e rivivere ogni istante di nuovo, lasciandomi sfiancata e inebetita per il coinvolgimento fisico ed emotivo che avveniva su e dentro di me.
Un ritorno anzichè al futuro, come dice il film...un viaggio a ritroso con la macchina del tempo.....e immancabilmente sto ancora viaggiando e chissà per quanto tempo ancora viaggero'.....

Cosi', torna indietro di quà, pensa di là....mi ritrovo a fare la spesa e a vedere davanti ai miei occhi una bellissima zucca e mi sono ritrovata a preparare i tortelli, uno dei tanti piatti della mia infanzia...
Preparare la pasta, e pensare che questa operazione funge da antistress è un tutt'uno!
Cosi' eccomi qua alle prese con quello che ormai è il mio cavallo di battaglia,  senza pesare o misurare niente, a parte le dosi per preparare la sfoglia.
E per il ripieno....a occhio, come fa mia mamma, che quando le chiedo le dosi di una ricetta....io mi "arrabbio", ma poi mi rendo conto che davvero, quando una persona è abituata a preparare un piatto tante volte, poi non pesa piu' niente, e cosi mi riscopro ad assaggiare il ripieno, e ad aggiungere quello che manca, fino a "sentire" che è pronto, perchè con quel gusto e consistenza è cosi...buono al punto giusto....
Comunque poi le dosi le ho "estorte" a mia mamma.....

Ingredienti 
Per il ripieno:
 500 g  Zucca
 150 g Grana padano
 150 g Amaretti
 150 g Mostarda mantovana (solo di mele) Lazzaris

Per la pasta:
    4 uova
400 g farina
Sale q.b.

Esecuzione:
Preparate il ripieno il giorno prima. Tagliate la zucca a fette e fatela cuocere nel forno oppure a tocchetti in una pentola col coperchio a fuoco basso con l'aggiunta di un solo goccio di acqua.. Tritate la zucca, gli amaretti, la mostarda scolata dal suo liquido e il formaggio grana. Deve risultare un composto morbido ma “fermo”



Nel frattempo preparate la sfoglia : versate la farina e fate la classica fontana nella quale sguscerete le uova e un pizzico di sale. Con l'aiuto di una forchetta cominciate a sbattere delicatamente le uova raccogliendo man mano la farina sempre dal bordo facendo attenzione a non fare uscire il composto. Quando la farina è tutta assorbita cominciate a lavorare l'imapsto con le mani e continuate fino a quando otterrete un panetto morbido ed elastico.



Coprite la pasta con un canovaccio pulito , tagliatene un pezzetto e cominciate a tirare la sfoglia a mano o con la macchina per la pasta. Realizzate due sfoglie per volta altrimenti la pasta si secca e non riuscirete piu' a formare il tortello.
Adagiate un cucchiaino di ripieno sulla sfoglia e tagliatela a quadrati (o tagliate prima i quadrati e adagiatevi poi il ripieno). (foto 2).Piegate a triangolo con la punta verso il basso schiacciando bene i lati facendo attenzione a fare uscire l’aria altrimenti scoppia durante la cottura e a non “sporcare” con il ripieno i bordi altrimenti la pasta non si attacca. (foto 3).Unite gli altri due angoli tra il dito pollice l’indice,schiacciare (foto 4) e girare verso l’alto (foto 5) .Ecco il raviolo!

 
con questa dose di pasta ne ho realizzati 80!! (non tutti nella foto)
  

Immergete i ravioli in acqua salata bollente nel quale avrete aggiunto un goccio di olio di oliva affinchè  non si attacchino. Man mano che vengono a galla scolarli delicatamente con una schiumarola e condirli con il pesto alla salvia. Buon appetito!!
 

con questa ricetta partecipo al contest

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sabato 8 marzo 2014

Pici ai quattro formaggi




E un bel giorno, quando decido che mi devo rilassare un attimo e riprendere in mano alcune cose che avevo tralasciato, vado a rivedere alcuni blog di amiche, ricette, contest e mi soffermo su quello che mi aveva tanto affascinata sin dall'inizio, ma che poi per una serie di impedimenti, non ho seguito cosi' assiduamente come avrei voluto, con mio grande dispiacere, perché le due ideatrici Cinzia e Valentina, le ho conosciute personalmente, e sono due ragazze deliziose per gusto, raffinatezza, fantasia ecc...e non volevo pensassero che "snobbassi" il loro progetto!
Rileggo il regolamento, che ha delle novità rispetto a quando lo avevo lasciato, e cosi eccomi qua, pronta ancora a partecipare con questa mia ricetta tutta improntata sulla tonalità del bianco.
Perché il bianco? Ma perché il tema del contest prevede ricette che abbiano questo colore, che ricorda l'inverno, la neve, i piatti che confortano....Purtroppo mi sono accorta in ritardo della "rosa dei colori" del contest, quindi non ho molto tempo per pubblicare altre ricette. Mi dispiace, anche perchè il bianco è un colore che mi piace.
Il bianco è abbagliante, ovattato, silenzioso, mi fa meditare, mi riporta a quando da piccola passavo le giornate sulle piste da sci, e la neve mi "scrocchiava" sotto gli scarponi o "frusciava" sotto le lame degli sci...fssschhh fschhh portandomi a valle. Il bianco è l'abito da sposa per antonomasia, un mazzolino di profumatissimi mughetti, il bianco sporco delle stelle alpine, il latte tiepido appena munto che andavo a comperare alla latteria del paese con il contenitore di latta e che quando arrivavo a casa tra mille attenzioni perchè non si rovesciasse, la mamma lo faceva bollire e ci si litigava la panna che si era formata sulla superficie! Il bianco è la colomba simbolo di pace. La margherita con quel bottone giallo nel mezzo. Il bianco è la scia di quell'aereo che ti porta chissà dove. Il bianco sono quelle nuvole spumose e gonfie che sono uno spettacolo per gli occhi e un miracolo della natura.....il bianco non è banale e asettico...

Tutte le indicazioni per realizzare i pici le trovate qui e anche qui.



con questa ricetta partecipo al contest

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Basta mimose....quest'anno rossi lamponi!



Premetto che non ho mai amato e quindi festeggiato l'otto marzo.L'ho sempre considerata una festa consumistica e basta. 
Mazzi di mimose venduti dai cingalesi che invadono angoli delle strade, supermercati, fiorai. Impacciati uomini e ragazzi in giro con sto mazzolino, perchè è piccolo ma costa un botto!
E si perde il vero significato del perchè è nata questa "festa":  una accaduto reale, doloroso e significativo.
Nel lontano 1908, a New York, 129 operaie dell'industria tessile “Cotton” scioperarono per protestare contro le terribili condizioni in cui erano costrette a lavorare. La ribellione si protrasse per alcuni giorni finché, l'8 marzo, il proprietario Mr. Johnson bloccò tutte le porte della fabbrica per impedire alle operaie di uscire dallo stabilimento. Ci fu un incendio doloso e le 129 operaie prigioniere all'interno dello stabilimento morirono arse dalle fiamme. Da allora, l'8 marzo è stata proposta come giornata di lotta internazionale, a favore delle donne. La commemorazione, tutta americana, delle vittime è stata poi accolta in tutto il mondo come la giornata simbolo del riscatto femminile.

Per me è un giorno che non ha niente da festeggiare, per come si intende il festeggiamento ai giorni nostri.
Sembra che tutto verta sul divertimento, sull'uscita da condividere con amiche in pizzerie, ristoranti, locali, che si addobbano ad hoc per l'occasione. E poi spogliarellisti mezzi nudi che mandano in escandescenza donne di qualsiasi età, che urlano ed emettono versi orgasmici, perdono freni inibitori scadendo in uno spettacolo patetico, imbarazzante e surreale! Che tristezza.....

Io penso che la figura della donna sia molto di piu'!
La donna è colei che da la vita, e oltre nel senso fisico del termine, la da per tutta la sua esistenza, fino a quando esala l'ultimo respiro. Perchè attorno alla figura della donna, ruotano tanti momenti e valori, quindi eccola farsi in quattro per un figlio, un marito, un genitore anziano, un'amica bisognosa. Senza mai chiedere niente in cambio. Lo fa perchè è nella sua natura generosa. Dal lato umano del termine. Che poi si batta per i suoi diritti è cosa sacrosanta. La donna non è schiava, non va sfruttata, nè umiliata, nè usata o violentata. Va sempre rispettata perchè è un essere umano grandioso, che sa fare e dare molte cose. Molto piu' di quanto uno non immagini!.
Quante donne hanno dominato la scena politica, reggendo per decenni imperi e lottando per la conquista del potere? O quelle con fortissimi ideali, che hanno combattuto in nome di un diritto, di un principio morale o dell’ uguaglianza civile. Ci sono poi le inventrici e le scienziate, curiose di capire la realtà o determinate a trovare soluzioni per guarire malattie, risolvere i problemi del presente e costruire le fondamenta per l’ innovazione del futuro. E le scrittrici, le filosofe, le artiste, coloro che attraverso la cultura e il costume hanno penetrato le menti e gli animi instillando emozioni, novità e dettando tendenze nei loro spettatori. 
Donne importanti che hanno potuto o dovuto prendere grandi decisioni o lanciarsi, spesso da sole, in progetti decisivi. 

Quindi quest'anno con un gruppo di Blogger abbiamo deciso di sostenere un'iniziativa di un gruppo di donne meno fortunate.
Ne ha parlato Anna Maria Pellegrino in questo post, e ci ha colpito tanto da farci cambiare colore.
Per quest'anno l'otto marzo sarà rosso.
Rosso come i lamponi che queste donne di Bratunac in Bosnia Erzegegovina coltivano per ricostruire la loro comunità distrutta dall'orrore più brutto della guerra: il genocidio.
Non importa se sono di una nazione diversa, non importa se han un diverso modo di guardare il Cielo.
Sono donne.
Sono simili a me.
Sono meno fortunate.

Le altre mie amiche hanno condiviso l'evento cucinando anche una ricetta per sottolineare la loro partecipazione. Io purtroppo, essendo stata fuori casa per due giorni, quindi senza avere a disposizione una cucina, non ho potuto preparare nessuna ricetta.
Ma ho voluto dare ugualmente la mia testimonianza e l'appoggio a questo evento.....l'importante è esserci e divulgare questo messaggio!

Cè un bellissimo libro che ha conquistato e sconvolto il mio cuore quando l'ho letto....."Venuto al mondo" di Margaret Mazzantini
"Ci sono cose. Piccole cose che non dimenticherò, che sono niente e invece restano più forti di tutto"
 Quindi a tutte le donne un augurio speciale, che non è fatto di mimose, spogliarelli o altri espedienti consumistici. Un augurio di piu' vero, sentito e di piu alto spessore. Perchè siamo donne. Siamo grandi e speciali. Non siamo inferiori. Abbiamo la voce per urlare i nostri diritti. Abbiamo un cuore e una dignità che non vanno calpestate. Dobbiamo pretendere di essere tutte uguali. Anche se purtroppo in alcune culture sono considerate esseri inferiori e senza voce. E per questo dobbiamo batterci. E quando anche l'ultimo uomo riconoscerà il nostro spessore umano, la nostra persona, il nostro valore in quanto donne, e non solo a parole ma con i fatti, allora sarà il piu' bel giorno che possa esistere!
Siamo donne e sotto la gonna c'è di piu'.

Nel milanese sono distribuite da MioBio e ulteriori informazioni le trovate qui

Con questa iniziativa, i food blogger che aderiscono a "unlamponelcuore" intendono far conoscere il progetto "lamponi di pace" ella Cooperativa Agricola Insieme (http://coop-insieme.com/),nata nel giugno del 2003 per favorire il ritorno a casa delle donne di Bratunac, dopo la deportazione successiva al massacro di Srebrenica, nel quale le truppe di Radko Mladic uccisero tutti i loro mariti e i loro figli maschi. Per aiutare e sostenere il rientro nelle loro terre devastate dalla guerra civile, dopo oltre dieci anni di permanenza nei campi profughi, è nato questo progetto, mirato a riattivare un sistema di microeconomia basato sul recupero dell'antica coltura dei lamponi e sull'organizzazione delle famiglie in piccole cooperative, al fine di ricostruire la trama di un tessuto sociale fondato sull'aiuto reciproco, sul mutuo sostegno e sulla collaborazione di tutti. A distanza di oltre dieci anni dall'inaugurazione del progetto, il sogno di questa cooperativa è diventato una realtà viva e vitale, capace di vita autonoma e simbolo concreto della trasformazione della parola "ritorno" nella scelta del "restare".




giovedì 6 marzo 2014

Il ritorno del Picio...all'aglione questa volta, per Quanti modi di fare e rifare.


Quanto tempo è passato da quando ho imparato a fare i pici e ho partecipato con il Pane allo zafferano a Quanti modi di fare e rifare! Ottobre addirittura! Una serie di impedimenti e problemi che assorbivano il mio tempo, la mente e le energie, mi hanno un po' allontanato da questo mio angolo di relax e di svago. Tutti i mesi dicevo, che bella ricetta, questa volta la faccio, ma poi dovevo desistere. Se penso che una volta, partecipavo come una forsennata a tutti i contest che vedevo, con un'energia che mi stupivo io stessa di avere, perché mi riempivano di entusiasmo e di curiosità, puo' sembrare strano che abbia dovuto abbandonare seppur temporaneamente questa mia partecipazione assidua e attiva!
Poi, complici i problemi che stavo attraversando e che comunque non sono cessati, mi sono resa conto che ci sono cose che magari vanno prese di piu' in considerazione e alcune cose passano in secondo piano. Mi sono un po "stancata" di queste partecipazioni, che sto filtrando e facendo con un altro spirito. Un briciolo di "delusione", che pero' ora non me ne frega piu' niente, da parte di un contest al quale ho partecipato e vinto il primo premio, un bellissimo libro in palio che non è mai arrivato nonostante le promesse fatte dall'ideatrice del contest. Non mi ricordo piu' nemmeno il titolo del libro, né la ricetta con la quale ho partecipato, né il nome del blog e della persona che lo ha indetto. Ricordo solo che sono passati quattro anni! Ahaha.....
E cosi scelgo di partecipare a quelli che mi divertono e che mi insegnano qualcosa, che mi fanno conoscere anche se solo virtualmente persone nuove (anche se alcune le ho incontrate personalmente) che hanno le loro storie, le loro tradizioni e che comunque come me si divertono senza competizione e colpi bassi!
E ritornando sulla  pagina del blog, per vedere con che ricette si partecipa nel nuovo anno, ricette meravigliose, ho visto i pici proposti da Silvia, che ho conosciuto, del blog Una stella tra i fornelli !!!! Eh no, questa volta non posso non partecipare! Sono cosi' buoni, semplici e veloci da fare! Molto versatili, si possono proporre con diversi condimenti, ma questa volta sono proposti alla maniera toscana Doc e io li voglio provare!


 Ingredienti per 4 persone:

200 gr di farina di grano duro (oppure 100% tipo 0)
200 gr di farina 00
1 cucchiaio di olio extravergine di oliva
1 pizzico di sale
acqua q.b.

Setacciate bene la farina, fate la classica fontana e aggiungete piano piano tanta acqua finchè la pasta risulti compatta ma non troppo, aggiungendo anche un pizzichino di sale, poco perché altrimenti indurisce l'impasto e l'olio.
Fatela riposare coperta 30-60 minuti.
Poi stendere con il mattarello una sfoglia altra quasi un cm, e cominciate a tagliare delle strisce, che si stenderanno un po' come gli gnocchi formando dei filoncini lunghi, io mi regolo con la larghezza del mio asse di legno, essendo lungo 60 cm faccio prima un cordoncino lungo quanto l'asse, poi lo divido in 2 e stendo ancora fino ad arrivare alla lunghezza dell'asse, più sottili si fanno e meglio è, perchè poi in cottura si gonfiano parecchio e in teoria non dovrebbero superare i 3 mm di spessore.
Adagiateli in un panno di cotone utilizzando della farina di mais per non farli attaccare, o su un vassoio di cartone infarinato, cuoceteli in abbondante acqua salata, per almeno 10 minuti.


Per il condimento, che si preparerà in meno di 10 minuti, far scaldare in un'ampia padella dell'olio extravergine, sbucciare e schiacciare almeno 3-4 spicchi di aglio a persona, far insaporire l'olio con l'aglio, facendo attenzione a non bruciarlo, aggiungete del pomodoro fresco e appena appassisce spegnete la fiamma.

Saltate i pici una volta cotti e scolati aggiungendo solo alla fine del pecorino, ovviamente se piace, altrimenti il parmigiano grattato va benissimo!



Con questa ricetta partecipo all'appuntamento mensile

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