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lunedì 10 ottobre 2016

Trittico di Puccini a tavola



Passato il primo momento di "eh si, e poi.... cosa faccio??!!", ecco la mia proposta per la sfida n. 60 per Mtc. Come sempre, la vincitrice della sfida precedente, propone una ricetta, con regole e procedimenti ben precisi. Come sempre, ci si mette alla prova, si impara, si consolida quello che si sa, con un numero di ricette a discrezione delle partecipanti (ma sempre seguendo comunque il regolamento).
Questa volta, la vincitrice della scorsa sfida, la Mai, catalana verace, del blog Il colore della curcuma è stata davvero “perfida”. Si, perché la sfida verte su un piatto tipico del suo paese, e fin qui niente di “strano”. Ma non si é accontentata di proporci una sola ricetta da ripetere, ma di un tris, in un unico post, con un filo conduttore che le unisce, con delle regole ben precise.
Si tratta delle Tapas, declinate in tre versioni: Tapa, Pincho e Montadito.

E io, che di solito mi scateno, la sfida delle insalate, dei pici o altre sono state memorabili, ora, che devo da regolamento proporne tre….il vuoto assoluto e nessuna idea.
Alla fine, stimolato, scatenato e riattivato l'unico neurone, mi sono arrivate una serie infinita di idee, a raffica, tanto che ho avuto difficoltà nello scegliere un "tris" a discapito di un altro. Perchè tutti avevano un filo conduttore speciale che mi intrigava e piaceva.
Ho pensato e ripensato, disegnato, scritto come dovevano essere, perchè con la memoria di Dori che mi ritrovo, stilato la lista della spesa….e alla fine ecco qua. La mia proposta “musical-culinaria”, scelta tra tanti personaggi, arie, trame, finali piu' o meno cruenti, lacrime e sorrisi, applausi…..

Ho scelto il Trittico, prima di tutto perché già la parola trittico, cioè tre, mi sembrava la piu' adatta a reggere la sfida, senza bisogno di arzigogolate motivazioni
Il Trittico è composto da tre opere, Il tabarro, Suor Angelica e Gianni Schicchi, che sono state musicate da Giacomo Puccini, ognuna in un unico atto, che pur non avendo un filo conduttore l'una con l'altra, erano state composte per essere rappresentate come un insieme.
Puccini, in queste tre opere, voleva riprendere ognuna delle tre cantiche della Divina Commedia. Cosa che non ha fatto, in quanto solo nell'ultima, Gianni Schicchi, fa riferimento al XXX Canto dell'Inferno, dove il protagonista è dannato perché “falsatore di persone”.
Raramente é successo che fossero rappresentate insieme, ma possiamo ricordare la versione trasmessa in televisione nel 2008, del Teatro alla Scala, diretta da Riccardo Chailly, con la regia di Luca Ronconi

Qui l'esecuzione dell'Orchestra della Fondazione Arturo Toscanini, nel teatro Comunale di Modena, giusto per avere un idea di quali capolavori ci ha lasciato il musicista lucchese.

Vediamo brevemente le caratteristiche di queste opere:

Il tabarro, è un'opera di carattere verista, cupa, scura, piena di violenza. Ambientata nei bassifondi di Parigi nel 1910, sulle rive della Senna, tra scaricatori e donne del popolo.
Su una chiatta, vivono il vecchio Michele, sposato con la giovane Giorgetta, dalla quale ha avuto un figlio. Il rapporto è spento, Michele pensa che la moglie lo tradisca, e ripensa con nostalgia ai tempi felici, quando accoglieva entrambi sotto il suo tabarro. In effetti la moglie è innamorata del giovane Luigi, uno scaricatore, che incontra segretamente non appena il marito si addormenta, al segnale della luce di un fiammifero. Michele vuole andare a fondo della faccenda e medita vendetta. Accende cosi' la pipa, inconsapevole che, facendo un leggero bagliore, viene scambiato come messaggio da Luca, che si precipita sulla chiatta. Qui non trova l'amante ma il marito, che lo costringe a confessare il suo amore per la moglie e lo soffoca. Avvolge il corpo esanime nel suo tabarro. Giorgetta, spinta da un presentimento, sale in coperta dove vede il marito, che apre il tabarro, lasciando scoperto il corpo del giovane amante.

Suor Angelica, è tra le poche opere interpretata solo da personaggi femminili. E' l'opera preferita di Puccinii, che aveva una sorella di nome Iginia che era entrata tra le Monache agostiniane della frazione di Vicopelago di Lucca alle quali il maestro fece ascoltare l'opera al pianoforte.
L'azione si svolge verso la fine del XVII secolo, tra le mura di un monastero nei dintorni di Siena, dove Angelica, di famiglia aristocratica, ha preso i voti da sette anni, per scontare un peccato d'amore, dal quale è nato un bambino, allontanato subito dopo la nascita. Un giorno viene chiamata a colloquio con la vecchia, algida e distante zia principessa, che le chiede di firmare un atto con il quale lascia tutto il suo patrimonio familiare alla sorella Anna Viola, che deve andare in sposa. Angelica chiede con insistenza notizie del suo bambino, che non ha mai dimenticato. La zia, con inaudita freddezza, confida che è morto due anni per una grave malattia. Straziata da questa notizia, cade a terra in un pianto inconsolabile e consegna alla zia l'atto firmato. Di notte, non vista, si reca nell'orto del monastero, raccoglie alcune erbe velenose e con esse prepara una bevanda mortale, per poter raggiungere il suo bambino. Conscia, ormai troppo tardi, di aver commesso un peccato mortale, chiede perdono alla Vergine chiedendole un segno di grazia. La Madonna appare sulla soglia della chiesetta e, con gesto materno, sospinge il bambino fra le braccia della madre morente.

Gianni Schicchi, si ispira ad una vicenda accaduta realmente, e, come dicevo prima, l'episodio viene riportato nel XXX Canto dell'Inferno, dove il protagonista è dannato perché “falsatore di persone”.
E' sicuramente l'opera piu' famosa per via della bellissima aria O mio babbino caro, qui cantata dalla grandissima Maria Callas.
Si svolge a Firenze, nel 1299 ed è una farsa piena di avidità e connivenze. Buoso Donati è appena spirato e attorno al letto d morte i suoi parenti sono assorti in preghiera. Si dice che abbia destinato i suoi beni in beneficenza e questi sospetti vengono confermati con grande disappunto dei parenti, che pregano Gianni Schicchi, padre di Lauretta, innamorata di Rinuccio, figlio di Buoso, a escogitare un piano per cambiare l'eredità.
Contraffacendo la voce del defunto, e sdraiatosi nel suo letto, detta un nuovo testamento e con malizia e scaltrezza, destina a sé la casa di Firenze, la mula e i mulini.
Ovviamente, i parenti non possono protestare, altrimenti svelerebbero la truffa. Vengono scacciati da casa, e mentre i due giovani innamorati amoreggiano felici, il protagonista, rivolgendosi al pubblico, invoca l'attenuante di avere agito nell'interesse dei due giovani e del loro amore.

Unico musicista, opere in un unico atto, ecco il punto "d'unione", e tre capolavori assoluti dell'opera lirica.

Il mio trittico culinario l'ho cosi' interpretato:

Pincho: Crespella nera per simulare il tabarro sotto il quale troviamo cipolla stufata e flambata con Cognac e dadini di formaggio Brie (la cipolla, intesa come elemento fondamentale della Soupe d'oignon, il formaggio francese e il Cognac, visto che la vicenda si svolge a Parigi)

Tapa: porzione di catalogna saltata in padella, insaporita da acciughe, mandorle tostate, ceci, peperoncino, zucca, speck (la catalogna per rappresentare l'erba velenosa che ha ucciso Suor Angelica, arricchita con altri ingredienti per colorare e insaporire, perchè solo l"erba velenosa" mi sembrava un po' tristina...)

Montadito: Come il “falsatore di persone”, al posto del pane, della baguette solita, ho utilizzato come base, la Puccia secca, acquistata dal marito a Cortina d'Ampezzo. Un “pane falso” quindi, nel senso che non è tra i pani morbidi, ma pur di pane secco si tratta alla fin fine, per rispecchiare la caratteristica del personaggio dantesco e pucciniano. Non condito con troppi elementi, che rischierebbero di mescolarsi tra di loro senza captarne le caratteristiche, ma solo due, diretti e semplici.

Come sempre, in corso d'opera, mi sono venute in mente milamila varianti riguardo a quello che stavo preparando, ma visto che ormai la spesa era stata fatta e il tempo, come al solito, era risicato, ho dovuto procedere come avevo deciso all'inizio.




Ingredienti

Pincho:
per la crespella (con questa dose ne sono uscite 5)
1 uovo
100 ml latte
100 g farina 00
1 cucchiaio di nero di seppia in polvere
10 g di burro
1 pizzico di sale

per il ripieno
1/2 cipolla
Brie
Cognac

Esecuzione
Sbattete l'uovo con il latte. Aggiungete a pioggia la farina nella quale avete aggiunto il pizzico di sale e il nero di seppia e alla fine il burro fuso.
Scaldate una padellina antiaderente e versate un mestolo di composto fino ad esaurimento.
Farcite la crespella, chiudetela a piacere infilzandola con uno stecchino

Tapa
Catalogna,
ceci
speck
zucca
peperoncino q.b.
1 spicchio di aglio

Esecuzione
Lavate e tagliate a listarelle la parte verde delle foglie e passatele in padella con uno spicchio di aglio.  Una volta appassite, aggiungete i ceci, lo speck tagliato a listarelle e passato in padella per renderlo croccante. Trasferite il tutto in un piattino, aggiungete qualche fettina di zucca passata in forno, per decorare e il peperoncino.

Montadito
Puccia secca
speck
formaggio Taragna

Esecuzione
Tagliate lo speck a listarelle e passateli in padella fino a renderli croccanti. Adagiare le fettine di formaggio tagliato a velo sulla puccia e adagiare le listarelle di speck croccanti.

Con questa ricetta partecipo alla sfida n. 60