Cookie

Questo sito utilizza i COOKIE per gestire e migliorare la tua esperienza di navigazione del sito. Proseguendo con la navigazione accetti l'utilizzo dei COOKIE.
Per maggiori informazioni e su come rimuoverli consultare la nostra politica sui COOKIE.

Privacy Policy

Visualizzazione post con etichetta chenédi. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta chenédi. Mostra tutti i post

venerdì 26 maggio 2017

Leber chenedi per la tappa San Candido-Piancavallo del Giro d'Italia Aifb



Per questa tappa del Giro d'Italia targato Aifb vi propongo questi gustosissimi Leber chenedi. L'ingrediente che li caratterizza è il fegato, che non a tutti piace, ma per gli estimatori e i golosi sono una vera delizia!

Seguiteci fino alla fine.....

                                        

lunedì 19 gennaio 2015

Chenédi da magro verdes....ovvero i Canederli di magro agli spinaci




Riaprendo il cassetto dei ricordi.....diciamo che vista come "la milanese", ho frequentato Cortina in maniera un po' "anomala"..."turista" ammogliata ad un ampezzano.
L'unica cosa che mi dispiace è il non essermi sposata su. C'è una simpatica usanza: gli amici degli sposi, organizzano "la stanga", (che in realtà è il palo, quello che chiude una strada, o ad esempio gli accessi alle strade sterrate che portano al bosco che vengono aperte con le chiavi in possesso momentaneo dei Regolieri, quando devono caricare sul trattore la legna tagliata), in pratica uno "scherzo", una sorta di pedaggio,in base all' attività che svolgono i futuri sposi. Ad esempio a mio cognato, che faceva il fabbro/muratore e altro, su un carro gli hanno fatto costruire una vera stufa refrattaria che doveva funzionare, mentre mia cognata, con un grembiulone che copriva l'abito da sposa, azionava una carrucola che portava su e giu' il cemento! C'è chi ha scalato persino il campanile perchè faceva parte degli Scoiattoli di Cortina. (Gli Scoiattoli di Cortina sono un gruppo di arrampicatori non professionisti, quindi non necessariamente sono guide alpine fondato il 1º luglio 1939 da dieci giovani ampezzani che avevano in comune la passione per la montagna e per le arrampicate sportive. Le attività che vedono impegnati questi arrampicatori sono molteplici e vanno dalla promozione dell'alpinismo, al soccorso alpino volontario, all'organizzazione di manifestazioni sportive. I membri del gruppo si riconoscono da uno scoiattolo bianco ricamato sul braccio sinistro di un maglione rosso. Questo logo è indissolubilmente legato a molte imprese alpinistiche tra cui si ricorda la conquista del K2 avvenuta il 31 luglio 1954 da parte di Lino Lacedelli)

....se fosse successo a noi, di sicuro ci avrebbero fatto fare un concertino in piazza o costruire una viola o un bassotuba!! Insomma, c'è un'atmosfera molto coinvolgente, dove tutti quanti, invitati e compaesani, tifano e si fanno un sacco di risate. E poi tutti in chiesa per la cerimonia vera e propria.
Non essendo e nè facente parte del jet set, dei vipsss, dei fighetti, pur avendo avuto anche io la mia piccola dose di notorietà in campo artistico e intellettuale, dopo aver provato cosa vuol dire andare a fare la spesa alle 11 di mattina, fare lo struscio, cercare un parcheggio....ho sempre glissato ed evitato le grandi folle. Perchè davvero, chi non è passato da li, in piena stagione, non si rende conto della moltitudine di gente che popola e anima la valle e il paese! Quindi, andare a fare la spesa all'alba altrimenti si rischia di fare notte e di non trovare nemmeno un buco di parcheggio. Alternativa, muoversi a piedi. E una volta fatte le commissioni, andare a fare qualche gita ai Tondi o in riva al Boite con i piedi a mollo nell'acqua gelida o al Lago Scin o a Zuel su in cima al trampolino degli sci (sono matti a scendere da lassu'!!). O fare proprio un bel niente e stare sul balcone di legno e rilassarsi al sole in compagnia di un bel libro o ammirando il panorama o semplicemente chiudere gli occhi e ascoltare quello che ci circonda, cioè il silenzio, il ronzio di un'ape, l'abbaiare di un cane, il rumore del trattore che passa li vicino....
E comunque, una volta chiusa la porta di casa, nel tepore della stua, gustarsi un piatto fumante di chenédi è impagabile!!

Anche questa versione è fantastica. Non perchè l'ho cucinata io, ma perchè è una gustosa alternativa a chi non li vuole/puo' mangiare i salumi.
Realizzati con gli spinaci e il formaggio, con una colata di burro imbiondito e insaporito dall'aglio...una vera delizia!
In rete, definiscono di magro quelli fatti con il formaggio (anche se di magro hanno ben poco...visti i formaggi che si utilizzano...). Per noi, quelli di magro sono questi e bon e basta.

Una versione diversa da quella proposta da Monica del blog One in A Million  per la sfida dell' Mtc.

Ingredienti per 16 canederli
1 kg di spinaci freschi
200 g di farina
3 uova
2 panini raffermi ( 150 gr circa)
200 gr formaggio ( Casera , latteria , Asiago o similari )
grana grattugiato q.b.
    3/4 spicchi di aglio
sale q.b.
burro q.b.

per il brodo e il pane vedere qui

Esecuzione
Fate cuocere velocemente gli spinaci in un dito di acqua . Strizzateli e tagliateli col coltello il piu' finemente possibile. Tagliate cosi' anche lo spicchio di aglio .



Tagliate a cubetti il pane e i formaggi . Aggiungete gli spinaci, i formaggi, le uova, la farina un pizzico di sale e una macinata di pepe.


Con le mani inumidite premete il composto e formate delle palle che possono andare dalle dimensioni di una pallina da golf a quella da tennis.....L'impasto è della consistenza giusta se rimane insieme senza sfaldarsi. Anche in questo caso, l'impasto si deve "sentire" tra le mani quando è giusto,
Fate bollire una capiente pentola di brodo e gettate i canederli . Nel frattempo fate imbiondire bene dell'abbondante burro con gli spicchi di aglio.
Fateli cuocere nel brodo bollente per 10 minuti.
Scolateli delicatamente con una schiumarola e impiattate versando il burro e se si vuole, abbondante grana grattugiato


impiattate e versate il burro imbiondito....


con o senza una spolverata di grana grattugiato....



questo è l'interno....sodo , compatto , con il formaggio appena fuso.....




con questa ricetta partecipo alla sfida per l'Mtc di gennaio



sabato 17 gennaio 2015

Chenédi col formei...Canederli col formaggio.



Seconda proposta per la sfida dell' Mtc che ci vede alle prese con i Canederli di Monica del blog One in A Million vincitrice della sfida dei Muffins del mese di novembre.
Questa volta li ho serviti solamente in brodo. Saporiti e filanti! Una vera prelibatezza....e mentre li mangiavo, la mia mente tornava indietro nel tempo e facevo anche qualche considerazione.

Sfatiamo alcune cose su Cortina. Vero è che è la "Regina o la Perla delle Dolomiti", e su questo non si discute. Ma non è tutto oro quello che luccica....
Perchè si è abituati a "vederla" solo nei servizi dei tg, quando riprendono lo struscio, la gente impellicciata, che si diverte, che prende il sole sulle piste da sci. Ma Cortina d'Ampezzo non è "solo" questo. Non è solo cinepanettoni, vips, gente facoltosa che passa le vacanze in estate e inverno con al seguito la tata, di solito filippina, che cura i bambini, a volte di un capriccioso, che chissà perchè sono tutti bellissimi, stupendissimi, biondissimi, capelli a caschetto o lunghissimi, vestiti alla moda, ce ne fosse uno bruttino no, mai! mentre i genitori sono a rilassarsi con gli amici. 
Non è solo la Cortina dei divertimenti, degli happy hour, dei brunch, dei massaggi, dell'estetista, delle feste, della gente che per un determinato periodo dell'anno "conta". I "sior" (signori), o per essere piu' "cattivi" i fighetti.... che intasano il centro con Suv, macchinoni, jeep, in doppia fila, o con richieste pretenziose perchè pensano che qui è tutto concesso perchè loro possono e sono li e ogni desiderio deve essere esaudito.
Certo, spuntano qua e là le grandi ville dei grandi nomi. Se li conosci quei volti, magari li incontri anche per strada. 
La "vera" Cortina è fatta da altra gente. Che abita nelle varie "località", (o frazioni o sestieri) :
Acquabona ,Cadelverzo di Sopra, Cadelverzo di Sotto, Cadin di Sopra, Cadin di Sotto, Campo di Sopra , Campo di Sotto, Chiamulera, Chiave, Cimabanche, Fiames,  Fraina, Lacedel, Mortisa,  Pian da Lago, Pocol,  Rufreddo,  Sacus, San Biagio, Socol, Staulin,  Verocai,  Zuel .
Persone che svolgono diversi lavori come tutte le persone "normali"...cassiere e commesse del supermercato, della Cooperativa, dei negozi vari, che lavorano in ufficio, o fanno i muratori o falegnami o fabbri....che vanno a "fare fieno" chi ancora ha le bestie. Che vanno a "fare legna" per scaldare la propria casa e nel frattempo tiene  pulito il bosco. Che vivono li tutto l'anno, anche quando tutto è chiuso, ma che sono costrette a fare la spesa nei pochi negozi del paese che sono rimasti aperti, ma che tengono i prezzi alti come quando sono "in stagione".
Persone semplici e umili. Lavoratori. E come capita a tutti i "montanari", gente a volte un po' chiusa, pratica, senza troppi fronzoli o tante menate. Gente schietta.
Che due volte l'anno apre le porte di "casa sua" e guarda quel brulicare di gente che anima il corso, i negozi, i prati, i rifugi, le piste da sci. E alla fine della stagione si riappropria della sua terra, che rimane finalmente "silenziosa" e tranquilla. Forse, agli occhi di qualcuno un po' monotona, senza aspettative, senza sbocchi...ma sicuramente piu' genuina, piu' vivibile e "umana".

Ingredienti (per 4 persone, 15 pz)

BRODO
400 g muscolo di manzo;
1/4 di gallina
1 pezzo di biancostato
1 lingua di manzo
1 costa di sedano;
2 carote;
1 cipolla;
3 chiodi garofano;
1 foglia alloro;
2 cucchiai rasi sale grosso;
4 grani pepe nero;
2 lt acqua fredda;

CANEDERLI AI FORMAGGI
350 g pane raffermo, a dadini -1cm max-;
150 ml latte intero;
4 uova;
50 g parmigiano grattugiato;
300 g formaggi misti (io Montasio, Casera, Formaggella di Tremosine, Latteria)
150 g farina
1 cucchiaio erba cipollina tritata;
1 cucchiaio prezzemolo tritato;
1 cucchiaino raso sale fino;
1 pizzico pepe nero macinato;
1 pizzico noce moscata;

Esecuzione
Preparate il brodo.
Mettete in una pentola capiente dai bordi alti i pezzi di carne, il sedano e le carote lavati e tagliati a pezzettoni, la cipolla spellata in cui infilerete i chiodi di garofano, le spezie e poi versate l'acqua.
Mettete sul fuoco a fiamma media e portate a bollore. Con una schiumarola eliminate pian piano la schiumatura che si forma in superficie.
Abbassate la fiamma al minimo e fate cucinare semicoperto per circa 2 ore.

Preparate i canederli
Tagliate a dadini piccoli il pane (per la ricetta potete guardare qui) e i formaggi 



Prendete un terrina capiente e versatevi il pane raffermo. Unite l'erba cipollina e il prezzemolo. Poi la farina, le uova e il latte



Aggiungete la noce moscata e impastate a fondo con le mani, compattando e distribuendo in maniera omogenea gli ingredienti, pressando bene.
Il composto sarà leggermente colloso, rimangono dei piccoli residui sulle mani, ma pochissimi.



Scaldate il brodo.
Inumiditevi leggermente le mani e formate una sfera, prima roteando e poi pressando a fondo con le mani, che abbia un diametro di 3-4 cm, come quando fate le polpette e come già spiegato qui



Non si deve sfaldare nel brodo ma rimanere compatto (puo' capitare che "perda" un pezzettino di pane, ma deve rimanere integro e non perdere la forma iniziale).
Cuocete fino a quando vengono a galla e comunque per almeno 5 minuti.



Scolateli, adagiateli in una zuppiera e copriteli per metà di brodo...



o direttamente in una tazza ciotola monodose....






l'effetto "filante" ......




veduta "aerea"....



...e per far contento il marito che dice che questa foto sembra piu' "antica"....



con questa ricetta partecipo alla sfida dell' Mtc



martedì 13 gennaio 2015

Canederli....o Chenédi ampezzani...per la sfida n 44 dell'Mtc



Quando ho letto la ricetta della sfida ho gioito come non mai. Se mai avessi vinto una delle sfide precedenti l'avrei proposta io. Invece ci ha pensato Monica del blog One in A Million vincitrice della sfida dei Muffins del mese di novembre.
Ebbene si. La sfida n. 44 dell' Mtc è incentrata sui Canederli!! O Knödel per dirla alla tedesca. O Knedilky in ceco. O Chenédi, per dirla in ampezzano.
Mentre nella cucina tedesca questi grossi gnocchi di pane sono molto diffusi e con molte varianti e nomi differenti (oltre a Knödel anche Klöße), nella cucina italiana sono presenti solamente nelle cucine regionali dell'Alto Adige e del Trentino, del Friuli, della Venezia-Giulia, dell'alto Veneto e dell'alta Valtellina. In friulano i canederli sono chiamati chineglis o chineghi. A Trieste vengono chiamati gnochi de pan (gnocchi di pane). Nelle valli ladine prendono il nome di bales o balotes, da bala (sfera, palla) che è la forma tradizionale di questa specialità.
I miei sono ampezzani. Piu' che miei dovrei dire di mio marito. Si, perchè lui è nato a Cortina, ed è stato lui a farmeli conoscere. E quelli che presento qua, sono i primi "chenédi" che ho assaggiato, quando sono andata per la prima volta a Cortina, il dicembre di 28 anni fa....una vita fa.....

...A settembre io e Rino, suonavamo insieme per la stagione lirico-sinfonica nella stessa orchestra. A Cupido, distratto e commosso dai brindisi e dagli acuti tisici di Violetta, e dalla morte improvvisa di Adriana Lecouvreur, scappo' la freccia che colpi' i nostri cuori. Colpo di freccia, colpo di fulmine....Fu cosi' che a ottobre "ci mettemmo insieme". A dicembre lui andava sempre su per passare le feste di Natale con la sua famiglia, genitori, sorelle e nipoti, e mi propose di accompagnarlo....C'era da "convincere" mia mamma pero', ancora "vecchio stampo"... e comunicarle nel frattempo che la mia relazione durata sette anni e mezzo col mio moroso era finita e che il mio nuovo moroso era piu' giovane di me di quattro anni... bè, un niente no?!...cosi', una sera, alla fine di una recita alla Scala, passo' da casa mia. " Pero' vengo con il frack, altrimenti ora che metto via lo strumento e mi cambio viene troppo tardi". Ok gli dissi. Suono' il campanello, e ando' ad aprire mia mamma, che nel frattempo si era impigiamata e investagliata perchè stava per andare a letto. Appena si vide davanti quel ragazzo barbuto (la barba, che voleva tagliarsi prima di venire a casa mia!!! lo faceva piu' grande di quello che in realtà non fosse), con il frack, a momenti mi sviene! "Oh buonasera professore, mi scusi la vestaglia! Prego si accomodi, gradisce qualcosa da bere, un caffè?"....ehhhh, il fascino della divisa!! ahahah.... 
Cosi' a dicembre eravamo in viaggio verso Cortina. Un viaggio per me lunghissimo, senza fine, ma quando arrivammo a destinazione, davanti ai miei occhi si apri' un paesaggio fantastico! L'alto campanile della chiesa che si stagliava nel cielo di un azzurro mai visto,la neve sotto i raggi del sole cosi' bianca e brillante che faceva male agli occhi a guardarla e poi di sera, la luna che illuminava con la sua magica luce le montagne, e le luci delle case che sembravano tanti occhi nella notte, che man mano si chiudevano, bè, era fantastico! Passammo giorni stupendi su a Staulin, nella casa di legno di "Rubner", lontani dal traffico del centro, dove d'estate i pochi che passavano di là chiedevano il permesso di fotografare il balcone pieno di gerani rossi e dove i suoi parenti parlavano in ampezzano, e mi "traducevano" in italiano, ma io, sebbene non avessi mai sentito quel dialetto lo capivo benissimo....mah!! Era destino? Fu cosi' che da quel giorno tanti ne susseguirono, perchè a settembre dell'anno successivo ci sposammo.Passavamo estati e inverni, tra feste campestri a mangiare le Fartaies, facendo passeggiate al lago di Misurina o su in Faloria, dove suo padre, da giovane, faceva il macchinista della funivia, per poi andare a lavorare alla fabbrica di sci a Fiames. Mi raccontava che quando erano piccoli, lui e le sue sorelle si sedevano sul bordo della stazione della funivia, con le gambe penzoloni, a guardare giu' nella valle! E per andare a scuola, suo papà li caricava nella cabina e la azionava, e quando arrivavano giu' in paese, scendevano e andavano a scuola.....da brivido....oppure a "far legna", perchè La Ciasa de ra Regoles, (la “Casa delle Regole”), fulcro dell’amministrazione ampezzana, che dirigeva l’utilizzo del patrimonio collettivo, costituito da edifici, pascoli e boschi, assegnava ai "regolieri" un "pezzo" di bosco da tenere pulito, dove si andavano a tagliare gli alberi secchi, morti o malati, rigorosamente contrassegnati, e si portava a casa la legna da bruciare nella stua....
E in agosto a seguire la sfilata della Festa delle Bande (Fèŝta de ra Bàndes) che richiamava un sacco di gente ed era un appuntamento stupendo, colorato dagli stupendi vestiti tipici delle valli dalle quali provenivano. Anche Rino aveva suonato nella banda di Cortina, trampolino di lancio per il fantastico e bravissimo musicista che è diventato...e d'inverno andavamo in funivia su fino al Cristallo, a pattinare allo stadio del ghiaccio, la mia prima volta sugli sci da fondo, a fare lo struscio in mezzo alle sciure impellicciate e ingioiellate, ai vippsss che in realtà non ho mai visto a parte la Marzotto...o comodamente seduti sulla panca attaccati a "ra Stua" bollente, dove crepitavano i pezzi di legno che venivano bruciati. E per la festa di San Nicolo' far passare i Diavoli con le maschere e le catene che erano veramente terrorizzanti e gli Angeli, con San Nicolo' che porgeva i doni ad Alice e sua cuginetta, piu' "grande" di lei di soli 4 giorni.Ho avuto modo di mangiare e apprezzare nel tempo i Casunzei, i Leber chenedi, i Chenedi verdi, lo Smorum, la Puccia secca e morbida, i Nighele e lo Strudel (fatto con la pasta di pane e non sfoglia)  e altre specialità della sua famiglia.....quanti ricordi....

per questo mi piace tanto questa sfida...mi sento a "casa mia".....per questo voglio iniziare col proporre i chenédi allo speck. Nella maniera tradizionale. Perchè come ho sempre detto, e come penso sempre, ci sono dei piatti della tradizione che vanno fatti come da tradizione. Vero è che la cucina è inventiva, azzardo, fantasia, rivisitazione ecc....ma a volte si eccede e si snatura il piatto. E allora preferisco essere "banale" ma genuina piuttosto che azzardare abbinamenti "spinti"....
Come tutte le ricette che si tramandano, anche questa non ha proprio un elenco preciso di grammature. Come tutte le ricette della tradizione, si "sentono tra le mani o dal sapore" quando l'impasto o il sapore è quello giusto. Si va spesso a occhio.  Quando mi trovo a cucinare i famosi "cavalli di battaglia", non peso niente. Io che non sopporto questa cosa. E per questa ricetta mi sono imposta di essere il piu' precisa possibile. Queste "palle", nascono un po' per utilizzare il pane avanzato e raffermo e i fondi dei salumi.  Perchè non si buttava via niente, per rispetto verso il cibo, perchè  i contadini sapevano quanto fosse faticoso il lavoro e il raccolto e nulla andava sprecato. E da ingredienti "poveri" ricavavano dei piatti ricchi di sapori. Cosi' ecco che i fondi di speck, salame e altri insaccati, o addirittura anche il solo lardo, finivano insieme al pane, uova e farina sotto forma di sfere, gustati con brodo o insalata. E magari ogni famiglia ha il suo modo di servire e preparare questi chenédi, con quell'ingrediente segreto, che non sta scritto da nessuna parte ma che si tramanda di generazione in generazione, imparato e memorizzato attraverso gesti sapientemente trasmessi. Io li ho imparati cosi' e cosi' li continuero' a fare.....
 Ma non devono essere viste come uno "svuotafrigo", come quando si prepara una torta salata, una ratatouille, una frittata...con tutto il rispetto per questi gustosi piatti. Perchè allora non sarebbero piu' i chenédi. E ora veniamo alla ricetta! Qui trovate quella di Monica.

Ingredienti

per il brodo:
400 g muscolo di manzo;
1/4 di gallina;
1 pezzo di biancostato
1 lingua di manzo
1 costa di sedano;
2 carote;
1 cipolla;
3 chiodi garofano;
1 foglia alloro;
2 cucchiai rasi sale grosso;
4 grani pepe nero;
2 lt acqua fredda;

per i canederli: (15 pezzi)
350 g di pane vecchio
150 ml di latte
200 g di speck
150 g di salame 
150 g di mortadella
15 g di erba cipollina fresca o 4 cucchiai di quella secca
  4 uova
150 g di farina

Radicchio di Treviso o altra insalata a piacere

per il pane:
600 g di farina  (300 g. di farina e 150 g di Manitoba e 150 g di semola di grano duro)
350 g di acqua
150 g di Lievito Madre
2 cucchiaini di sale fino
1 punta di un cucchiaino di malto.

Esecuzione
Rinfrescate il lievito madre pesando il lievito, aggiungendo pari quantità di farina e metà di acqua con un cucchiaino di miele d'acacia. Chiudete il barattolo o contenitore con l'apposito tappo e lasciate lievitare......



Setacciare la farina.
Lavorare il Lievito Madre con il malto e la farina aggiungendo l'acqua molto lentamente.
Appena l'acqua si sarà riassorbita, aggiungere il sale e lavorare energicamente fino a formare un panetto elastico e liscio.
Mettere l'impasto a lievitare in una ciotola di vetro unta d'olio e coperto con un canovaccio bagnato,  fino al raddoppio (attenzione: il lievito madre ci mette molto più tempo di quello di birra e per il primo raddoppi ci possono volere anche 3 ore)

Riprendere l'impasto e sgonfiarlo sulla spianatoia infarinata. Dar due pieghe all'impasto e formare il filone.
Spolverare di farina (io di semola rimacinata), praticare con una lametta delle incisioni sulla superficie e mettere il filone a lievitare sulla teglia rivestita di carta da forno coperto da un canovaccio bagnato o da un foglio di pellicola.
Io l'ho messo a lievitare per 6 ore (una notte). 
Infornare a forno caldo (225°C statico) per 10 minuti inserendo una bacinella di acqua sul fondo del forno per creare umidità.
Trascorsi i 10 minuti abbassare la temperatura a 200°C e proseguire la cottura per altri 35 minuti.
Togliere il pane dal forno e, capovolgendolo, battere con le nocche sul fondo. Se questo suonerà *vuoto* il pane sarà pronto. In caso contrario proseguire la cottura per 10 minuti.
Sfornare il pane e farlo raffreddare su una gratella.

(per la ricetta del pane sono andata a bussare nel blog Eleonora "Tata Nora", che prepara sempre delle vere meraviglie che sono una garanzia....e ho "prelevato"la sua ricetta)



      
Preparate il brodo.
Mettete in una pentola capiente dai bordi alti i pezzi di carne, il sedano e le carote lavati e tagliati a pezzettoni, la cipolla spellata in cui infilerete i chiodi di garofano, le spezie e poi versate l'acqua.
Mettete sul fuoco a fiamma media e portate a bollore. Con una schiumarola eliminate pian piano la schiumatura che si forma in superficie.
Abbassate la fiamma al minimo e fate cucinare semicoperto per circa 2 ore.
Togliete dal fuoco, prelevate delicatamente la carne, Coprite e tenete da parte.

Tagliate i salumi....



... e il pane a dadini



Amalgamateli insieme e aggiungete l'erba cipollina e  la farina


poi le uova e impastate con le mani


bagnandovi le mani con acqua fredda, prelevate la quantità di impasto che sta nel palmo della vostra mano, compattate il composto e cominciate a farlo "girare" nel palmo, dando una forma sferica, come quando si fanno le polpette, per intenderci.Il composto è della consistenza giusta se "appiccica" sulle mani, ma rimane insieme, senza sfaldarsi.


Cuocete i canederli tuffandoli nel brodo di carne in ebollizione.
Quando il brodo ricomincia a bollire abbassate il fuoco e cuocete per circa 20 minuti.



Una volta cotti, scolate i canederli allo speck e serviteli con il loro brodo di cottura....









.... o asciutti, con il radicchio di Treviso 






alla rustica, in ciotole in coccio......


o asciutti....



ripresa "aerea" dell'impiattamento dei miei chenédi.....




con questa ricetta partecipo alla sfida n. 44