Oggi vi invito a fare un tuffo nel passato...perlomeno tutte le persone "datate" ma giovani dentro, che si ricordano di questo strano, originale, stravagante, curioso, personaggio che abitava a Villa Villacolle e che di nome faceva Pippilotta Virtuaria Rogaldinia Succiamenta Efrasilla Calzelunghe, per tutti Pippi Calzelunghe, piombata improvvisamente nella tranquilla cittadina svedese di Visby (nell'isola di Gotland) che va a vivere da sola in quella casa color verde e rosa pastello in compagnia di un cavallo bianco a pois neri, che lei chiama zietto e di una scimmietta, signor Nilsson. Tutti sono attratti dalla sua discutibile presenza in particolare quella di due bambini, Tommy ed Annika di dieci anni, che incuriositi accedono di soppiatto all'interno della villa e trovano una bambina loro coetanea, che si sta riposando con la testa ai piedi del letto e i piedi, che indossano scarpe piu' grandi di almeno 5 numeri, sul cuscino. I bambini fanno presto amicizia con la simpatica inquilina della villa e scopriranno presto che tiene in casa una grossa borsa con monete antiche di inestimabile valore, frutto a suo dire dei tesori misteriosi trovati dal padre, pirata nei mari del Sud. Essa inoltre è dotata di una forza sovrumana, ai limiti del paranormale, che subito metterà in atto alzando di peso il suo cavallo e facendo lo stesso con l'auto dei due malcapitati poliziotti, che dopo la soffiata avuta da zia Prysselius, vorrebbero farla sloggiare dalla villa.
Ma perchè vi parlo di Pippi? Perchè tutto questo è legato al contest lanciato da Elisa del blog Il fior di cappero ed Enrica del blog Coccola Time e già il nome induce alla riflessione e alla calma....
E cosi' come capita quando si dice "pensa alla statua della Libertà senza che ti compaia davanti agli occhi", esempio applicabile a qualsiasi oggetto o monumento...ecco che solo a nominarla, nella mia mente è scattata la famosa canzoncina "Ecco sono qui, Pippi Calzelunghe cosi' mi chiamo, credo proprio che una come me non c'è stata mai"....Ricordo che da piccola mi guardavo il film. Erano gli anni '70, e alla televisione trasmettevano film e serie televisive del calibro I ragazzi di padre Tobia, Rin Tin Tin, Zorro, Gli Antenati, Mister Magoo, Barbapapà e tanti altri a seguire nel tempo....
Un contest che invita a fermarsi e a pensare alle bambine che siamo state, ai cibi confortevoli che ci hanno "confortato", quelli di paesi stranieri, o ispirati appunto da questo libro...
Cosi', tornando indietro nel tempo mi viene in mente il Castagnaccio. Piatto povero nel vero senso della parola, dal momento che le popolazioni contadine dell'Appennino avevano come base dell'alimentazione le castagne.
E per me, pur senza essere una povera contadina dell'Appennino, quando la mamma ci preparava questo dolce, era una grande festa! La mamma, di origini contadine mantovana, conosceva il significato del lavoro, del sacrificio, delle rinunce, del correre e del rispetto del tempo. E la nostra infanzia (mia e di mio fratellino) è stata improntata su principi molto schietti e quasi "rudi". Niente fronzoli, niente superficialità, niente che potesse essere inutile. Pur non facendoci mancare niente di quello che potevano permettersi i nostri genitori, avevamo lo stretto indispensabile. La nostra infanzia è stata infanzia. Punto. Fino a quando abbiamo abitato fuori Milano, i miei giochi erano fatti di corse nei prati, nascondino nei campi di pannocchie, di capanne costruite tra gli alberi, piste di macchinine e gare di biglie con i miei compagni di scuola. Poi una volta arrivata in città, ho dovuto fare i conti con una realtà diversa e l'arrivo di un nuovo fratellino. Non c'erano piu' quegli spazi aperti e gare di biglie o capanne..c'erano alcune compagne di scuola con abiti e scarpe "alla moda", io che avevo a volte gli abiti donati dalle signore presso le quali mia mamma faceva le pulizie. E che si vedeva che non erano miei, perchè non vestivano come avrebbero dovuto vestire. A volte un po' troppo "da grande". Oppure rimessi in forma da uno zio sarto. Perchè il vestito nuovo, cosi come capitava per qualsiasi cosa che serviva, arrivava solo a Natale. E forse nemmeno quello che avevamo desiderato e scritto nella letterina spedita al Caro Gesu' Bambino Via del Cielo n. 1...Guardavo gli album delle figurine, le Barbie, i Ciccio Bello che non ho mai avuto e che nelle mani degli altri mi sembravano irraggiungibili. Ho imparato fin da piccola (10 anni) a badare ai miei fratelli, di cinque e un anno, mentre i miei genitori erano al lavoro, quindi, dopo la scuola, anzichè andare a giocare, stavo con loro, facevo i compiti, facevamo la merenda, ci litigavamo. Ma nonostante tutto, pur non essendo come oggi, l'epoca dei cellulari, dei computer, della Wii, delle macchine digitali e di altre modernità tecnologiche, siamo cresciuti in modo dignitoso e "pulito". Che quasi quasi ci ritornerei davvero indietro, solo per rivivere i pochi momenti spensierati. ad esempio quelli passati in colonia o in montagna con i nonni o nei giorni di festa alle grandi tavolate che ci riunivano.
Perchè in mezzo a tutto questo "niente", c'erano da vivere anche le liti quotidiane che mi/ci hanno devastato l'anima. Perchè in nome dei figli e di quello che dice la gente, non ci si separava, anche se sarebbe stato meglio. Perchè certe ferite lasciano un segno indelebile.
Perchè poi un bel giorno il passato ritorna e ti presenta il conto. E tu sei in bilico tra lo scegliere tra quello che hai o non hai ricevuto e quello che ti chiedono di dare ora in cambio. E alla fine ti ritrovi a un punto, quasi inconsapevole di averla fatta quella scelta. Quasi come se non avessi davvero scelto tu, ma si fosse autoinvitata nella tua vita, stravolgendone il ritmo. E ti ritrovi a dialogare con quel padre che ti ha tanto ferito, e che quando eri tanto grande, ormai sposata, quasi inutilmente se n'è andato via. Che non ha condiviso gioie e dolori, successi e insuccessi. Che non ha mai conosciuto le quattro nipoti che nel frattempo sono nate dai figli che ha abbandonato. E che ora è vecchio, solo, nel letto di un ricovero, con le gambe amputate per la malattia. E cerchi un qualcosa nel suo sguardo grigio/azzurro, per leggere un briciolo di bene e di tenerezza, che non ricordi di aver mai avuto, quando era logico e naturale che ci fosse. E nonostante tutto sei li davanti a lui, con una miriade di pensieri e stati d'animo. E quando te ne ritorni a casa, ti saluta con un bacio e con la solita frase "ti voglio bene"....e se la prima volta che l'hai udita ti ha frantumato il cuore, col passare del tempo hai scoperto che la dice a tutti....e allora il cuore ti si ricompone un po' , e comunque un piccolo sorriso ti increspa le labbra. In fin dei conti che male c'è a illudersi che la dica solo a te?!
E tra tutte le merende della mia infanzia, il semplicissimo pane burro e zucchero, pane burro e marmellata, pane mascarpone e zucchero, tuorlo sbattuto, questo castagnaccio morbido, profumato, caldo, rustico ma che addolcisce il cuore è uno dei dolci confortevoli che nonostante tutto, mi fa venire voglia di ritornare piccina.
E come tutti i piatti del ricordo, le dosi non sono proprio pesate ma..."ad occhio"...perchè si "sente e si vede" quando è giusto e pronto un impasto....
Ingredienti
500 g Farina di castagne
latte e/o acqua q.b.
100 g uvetta
100 g pinoli
1 rametto di rosmarino (facoltativo)
5 g Sale fino
Olio di oliva ( io Olio Dante )
Esecuzione
Mescolate la farina di castagne con latte e acqua, o solo latte o solo acqua, in base ai gusti, fino ad ottenere un composto liscio ed omogeneo senza grumi. Aggiungete i pinoli e l'uvetta ammollata nell'acqua e asciugata. Ungete una pirofila con l'olio, versate il composto, aggiungete alcuni pinoli sulla superficie, irrorate con un filo di olio
Infornate a 180° per 30/35 minuti, o fino a quando la superficie si "creperà"
Lasciatelo appena intiepidire e servitelo
Carissima Antonella.... grazie, grazie veramente per i ricordi che ci hai regalato e ha condiviso con noi.
RispondiEliminaHo letto tutto con molta emozione... veramente...
Visto che siamo relativamente vicine, e sarebbe un piacere rivederti, ti ricordo che partendo da questo contest io ed Enrica abbiamo organizzato un piccolo incontro per il 28 febbraio a Vicenza, presso la Distillerie Poli per la precisione. Nel caso ti potesse far piacere/potessi trovi i dettagli sul mio blog oppure ti spiego io tutto! mi piacerebbe rivederti!
ciao
elisa
Grazie mille! Ti aggiorno perchè come sempre il tempo è tiranno e ho anche imparato per tanti motivi a non programmare le cose ma di prenderle un po' all'improvviso...forse scaramanzia?? ahahah . un abbraccio e vedo come fare perchè mi farebbe piacere rivederti! ciaooo
RispondiEliminava bene!!!
Eliminaio sono qui!!
ciao
elisa