Dopo un breve riposo pomeridiano , la nostra giornata continua, sempre all'insegna del bianco, e in questo caso, bianco assoluto, nel vero senso della parola! Abbiamo infatti visitato la stupenda Gipsoteca del Canova a Possagno. E' la raccolta di gessi piu' importante d'Europa. Non è possibile descrivere con parole le sensazioni ed emozioni che ho provato nel vedere questo luogo. Oserei dire che mi ha "colpito" la sindrome di Stendhal, detta anche sindrome di Firenze (città in cui si è spesso manifestata), quando ho visto i suoi capolavori raccolti nelle piccole sale. Ricordo che guardando in faccia Cristina, ci siamo dette "ho la pelle d'oca, mi viene quasi da piangere"....e a parte le allucinazioni, uno dei sintomi di questa sindrome, ho provato veramente tachicardia, capogiro, vertigini, e confusione!
Una preparatissima guida, un docente di Storia e Filosofia, Giancarlo, dopo averci fatto soffermare nello "sbrattacucina", con il secchiaio in pietra locale, ci ha spiegato la vita e le opere del grande Maestro.
Rimasto orfano di padre a soli quattro anni, rimane a vivere con il nonno Pasino, tagliapietre e scultore locale, mentre la mamma si risposa e va a vivere nel paese vicino. Fin da piccolo dimostra una inclinazione alla scultura lavorando con l'argilla. Inizio' i suoi primi passi nello studio dei Torretti, che lo iniziarono al mestiere e lo introdussero nel mondo veneziano, in pieno fermento culturale e artistico. Lasciato lo studio dei Torretti, avvio' una bottega in proprio e a soli 22 anni si trasferi' a Roma, affinando la sua arte, diventando cosi' il piu' grande scultore Neoclassico di tutti i tempi. qui realizzo' le sue opere piu' famose, dalle Grazie, Amore e Psiche, monumenti funebri, soggetti mitologici, ritratti. Lavoro' insomma per i sovrani, principi, papi e imperatori di tutto il mondo. Per questo le sue opere sono sparse ovunque. Le sue opere nascono seguendo la tecnica degli antichi greci, dal disegno all'argilla, dal gesso al marmo, applicando la tecnica del trasferimento delle misure dal modello in gesso al marmo, con i punti metallici (rèperi). E tutti i suoi lavori rispettano queste quattro fasi: il disegno, il bozzetto in terra cotta o in cera in modo da poter vedere subito realizzata la sua opera nata dal disegno, la colatura del gesso sul modello in argilla tenera, che veniva poi distrutto, e sul quale si inserivano i "rèpere", i chiodini sparsi lungo tutte le superfici della statua (poi con un apposito compasso appoggiato sui puntini, venivano riportate le misure esatte dal gesso al marmo), e poi il marmo, di solito proveniente da Carrara, che era la parte finale dell'opera. Il marmo è difficile da lavorare. Basta un colpo di scalpello sbagliato e il lungo lavoro viene irrimediabilmente rovinato, con una perdita considerevole di soldi. La tecnica del Canova invece, è geniale per questo.
Quando i francesi occuparono Roma, Canova ritorno' a Possagno. Ritorno' a Roma con il fratellastro Monsignor Giovanni Battista Sartori, quando la situazione ritorno' meno preoccupante. Con l'avvento di Napoleone sulla scena politica, la produzione artistica dello scultore aumento', tant'è che gli proposero di diventare artista alla corte dell'imperatore. Lui rifiuto', e dopo la disfatta di Waterloo, con una abilissima azione diplomatica, riporto' in Italia numerose e preziose opere trafugate da Napoleone. Il pontefice, per questa azione in difesa dell' arte italiana, lo insigni' del titolo di Marchese d'Ischia con un vitalizio di tremila scudi, che lo scultore devolse all'Accademia d'Arte. Mori' a soli 65 anni, ma lascio' un segno indelebile nel patrimonio artistico, sia come scultore, sia come persona. Infatti, oltre agli incarichi ricevuti, le opere create, le lingue che parlava, i viaggi che compieva, partecipava alle adunanze nei circoli e salotti di intellettuali conversando con aristocratici e nobildonne e fu un grande mecenate che si prodigava ad aiutare fondazioni e giovani artisti, salvaguardando l'immenso patrimonio artistico e archeologico italiano ( se fosse ancora tra noi....o se ci fosse un personaggio di simil immensità....)
Le sue opere di immensa bellezza, toccano tematiche ben definite. L'intelligenza e l'azione (oltre ai vari busti e monumenti funerari), quello famoso Dedalo e Icaro (che siano Canova da piccolo e il nonno Pasino?....). La fede in Dio: le Metopi, i busti dei Papi, La Pietà..... La forza dell'eroe: Ercole e Lica, Teseo in lotta con il Centauro......Il gioco e la danza:Le grazie....L'amore e la morte: Adone e Venere, Amore e Psiche (vi invito a leggere qui il significato dell'opera).......
Non abbiamo potuto scattare fotografie all'interno delle sale, ma rimangono negli occhi le immagini di queste stupende ed bianchissime opere.
Nell'Ala Nuova del Museo abbiamo visitato la mostra "Antonio Canova. L'arte violata nella Grande Guerra". Si tratta della più grande esposizione di gessi martoriati dai bombardamenti della Gipsoteca canoviana e della campagna fotografica condotta da alcuni grandi operatori fotografici. E, novità assoluta, la presentazione di un restauro sensazionale: la Ebe di Canova, gravemente ferita dalla guerra, con la tecnica del reverse engineering,(ingegneria inversa) cioè il processo di digitalizzazione di un oggetto fisico per la rimodellazione computerizzata di superfici geometriche, mediante apposite attrezzature e rielaborazioni, che si sviluppa in due fasi: la prima, denominata fase di acquisizione dei dati, si basa sulla “discretizzazione” del riferimento in punti contigui nello spazio che ne descrivono la forma per approssimazione. L'insieme dei punti campionati dal riferimento prende il nome di “nuvola di punti”. I punti, per essere visualizzati con appositi programmi di modellazione 3D, possono essere collegati fra loro mediante poligoni detto mesh, che rappresenta per approssimazione il riferimento di partenza. Maggiore sarà la densità dei punti campionati, migliore risulterà l'approssimazione della mesh al riferimento. Le nuvole di punti possono essere ottenute per contatto con un tastatore o scansione laser delle superfici; La seconda fase, denominata fase di trasformazione, consiste nella rielaborazione della nuvola di punti in superfici definibili matematicamente.
Questa tecnica è stata usata per i restauri integrativi di Paolina e delle Grazie.
Vedere questi capolavori cosi' deturpati della loro integrità e bellezza, è stato come ricevere un colpo al cuore. Non ci si puo' capacitare di tale violenza su un'opera d'arte cosi grandiosa......
Terminata la visita alla Gipsoteca, ci rechiamo a vedere altre bellezze, questa volta della natura. Visitiamo l'Azienda Vinicola Conte Loredan Gasparini
Siamo accolte dal sorriso solare e da una stretta di mano vigorosa di Lorenzo Palla, titolare dell'azienda, nella Tenuta Venegazzu', circondata dalle vigne, dove si erge in tutta la sua bellezza e maestosità la splendida villa palladiana Spineda, opera settecentesca dell’architetto F.M. Preti. A questa si affianca la casa colonica che ospita la cantina. I quarantasette ettari di vigneti che circondano gli edifici sono in prevalenza a bacca rossa, composti soprattutto dai vitigni Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc, Merlot e Malbec.
Siamo nell' Alta Marca Trevigiana, area collinare della provincia di Treviso che comprende Asolo ed il Montello, che è un rilievo collinare di forma ellittica lungo circa 13 km e largo 5 km, costituito da terra rossa che ricopre conglomerati di ciottoli calcarei, porfido e granito impastati con argilla, tutti detriti del fiume Piave e del dilavamento delle Alpi. Il punto più elevato ha un’altezza di 371 metri sul livello del mare. La superficie complessiva del Montello è di circa 6.000 ettari suddivisi in cinque comuni: Crocetta del Montello, Giavera del Montello, Montebelluna, Nervesa della Battaglia e Volpago del Montello.
Il terreno della riviera del Montello è caratterizzata da terreni argillosi ricchissimi di ferro e componenti minerali.
Il vino di punta dell’azienda, il famoso “Capo di Stato”, vino rosso fermo, di grande struttura, è stato inserito in una pubblicazione francese dal titolo “100 Vins de Légende” come uno fra i 100 vini al mondo che, per la loro storia ed il loro pregio, potessero essere unanimemente considerati come leggendari. Si racconta che De Gaulle e signora, in visita per la Biennale di Venezia nel 1967 all’Hotel Gritti, viene servito un Venegazzù Rosso. Il Presidente apprezza ed elogia pubblicamente questo vino e vuole sapere il nome di chi produce quello straordinario Bordeaux.
Piero Loredan, in segno di riconoscenza fa realizzare dal pittore padovano Tono Zancanaro due etichette per delle bottiglie speciali da inviare in dono alla coppia.
Dedicata alla signora Yvonne la figura di un uomo con la scritta “des roses pour madame”, ed al marito quella di una donna con la dicitura”…et pour Monsieur la Bombe”.
Ottimo anche il Prosecco Superiore, proveniente dai vigneti della zona dell’Asolo DOCG, di particolare struttura e sapidità.
Abbiamo subito degustato delle fantastiche bollicine assaporandone tutto il loro bouquet.
....visitato "in notturna" la vigna vecchia di 70 anni, con i suoi alti filari, come si usava una volta, e recate poi presso l' Agriturismo La Paterna di Giavera del Montello, un' antica casa colonica della fine del secolo scorso, per degustare un menu' sul tema sempre del bianco ma annaffiato da preziosi rossi, tra i quali il fantastico Capo di Stato......
La giornata ricca di emozioni, si è conclusa all'Relais Le Betulle di Conegliano........ma la storia continua!
google 4044
RispondiEliminagoogle 4045
google 4046
google 4047
google 4048