Mentre guardo le fotografie sento nel naso il profumo di fritto e in bocca il gusto di questa meraviglia, e mentre scrivo due righe, i pensieri si riavvolgono all'indietro, di ...diciamo...una trentina di anni fa, giusto quelli che mi separano dall'ieri e dall'oggi. Quando, nel lontano ottobre 1986, in un periodo un po' "tormentato" della mia vita, conobbi un ragazzo carino, con una barba che lo faceva sembrare leggermente piu' grande della sua età, che suonava nella mia stessa orchestra, o io nella sua chissà...che per tre mesi di seguito, tra i brindisi e i tormenti di Tosca e di Adriana Lecouvreur, viaggi in pulman per le trasferte per i vari teatri, tra nebbie, applausi, arie, assolo, lacrime, si perchè io mi commuovevo sempre, una tragedia riuscire a suonare, pause, panini al volo, pranzi, pizze, risate, confidenze, è stato un po' il mio "angelo custode", tanto che il settembre dell'anno seguente siamo diventati "per sempre".
Già da appena "nuizi", cioè fidanzati, mi ha portato a Cortina d'Ampezzo, ah si, perchè lui è ampezzano. Ho dei bellissimi ricordi di questo nostro inizio, nella sua terra, le sue montagne che facevano da cornice alla valle, la sua casa appena fuori dal centro, dalla quale si vedeva il campanile della chiesa illuminato di sera, e i tetti delle case, lontano da tutto e da tutti, specialmente durante la stagione turistica, dove i vipssss o quelli che se la tiravano, facevano le vasche avanti e indietro, tra pellicce e gioielli, dove ti capitava di vedere una Marta (Marzotto) o un Barilla o uno Sgarbi, un Christian (De Sica), un Kristian (Ghedina) o altri personaggi del jet set...
D'estate si andava "a fare legna" nel bosco, perchè cosi' erano le "regole", in agosto alla " Fèsta de ra Bàndes" (Festa delle Bande), con la sfilata dei Corpi bandistici che arrivavano dalle valli limitrofe e anche da piu' lontano lungo Corso Italia, nei loro caratteristici costumi, alle sagre dei vari sestieri dove si mangiavano i piatti tipici e poi a dicembre si aspettava San Niccolo' che arrivava con gli angeli e la gerla piena di doni, disturbato dai diavoli, che facevano veramente paura, con le loro maschere, corpo peloso e catene sbattute sul terreno....e avanti cosi' per anni e anni.....
Cosi' ecco che questo dolce tipico, preparato durante le sagre e le feste, l'ho ambientato in atmosfera natalizia....
Ovviamente lo ha preparato mio marito, visto che è una ricetta della tradizione che non ammette "imitazioni".
Per curiosità sono andata a cercare in rete, e alla parola fartaies, ho visto di quelle robe, che subito mi sono "agitata". E qui divento davvero "esigente" e "cattiva". Se una cosa non la sai fare o la fai male, anzi proprio brutta brutta, non farla o non pubblicarla. O meglio, falla, fino a quando non si avvicina il piu' possibile all'originale, e poi decidi....perchè il web, è l'occhio sul mondo, chiunque puo' farsi un'idea di come puo' essere questa o quella ricetta. E siccome l'Italia e il mondo, sono pieni di ricette della tradizione, è doveroso provarle ma anche non stravolgerle, destrutturarle, "violentarle". Ci sono piatti della tradizione che vanno fatti cosi e basta. Che già hanno le loro "interpretazioni" perchè ogni famiglia ha la sua di tradizione e di segreto. Figuriamoci uno che arriva "da lontano" che si da magari le arie di aver interpretato questo o quello, alla perfezione!
Perchè non si puo' fare la Cassoeula senza verzini "perchè non ti piacciono o non li digerisci", i Pizzoccheri con la mozzarella e senza aglio "perchè se no sono pesanti", la Parmigiana con le melanzane cotte al vapore "perchè sono piu' leggere".....giusto per far capire il mio concetto.
Quindi, se io vedo un "vermicello" sottile di pasta fritta quasi bruciacchiata...ma anche no, grazie!
Qua, la ricetta tramandata da generazioni, ovviamente "ad occhio" perchè cosi' è, ma per l'occasione (e sotto tortura), con gli ingredienti pesati....
Nelle valli ladine è conosciuto con il nome singolare di Furtaia, nella Provincia Autonoma di Trento Straboi mentre nella Baviera, Strauben , che in tedesco (straub), vuol dire tortuoso,arricciato, scompigliato.
Ingredienti
6 uova
la buccia grattugiata di due limoni
½ bustina di lievito per dolci
1 cucchiaio di zucchero a velo
1 bicchierino di grappa o rum
500 g. di farina
250 ml. di latte
Strutto o olio per friggere.
Esecuzione
Sbattete bene le uova, ed aggiungete gli altri ingredienti uno alla volta, mescolate bene fino ad ottenere una pastella morbida. Scaldate abbondante olio in una padella larga e bassa. Prendete un imbuto e riempitelo di composto, tappando il buco sottostante per non farlo scendere, e quando siete pronti, togliete il dito e fate cadere la pastella nell’olio caldo partendo dal centro e muovendo l’imbuto in maniera circolare, dando una forma di spirale alla frittella. Friggete fino a che prende un colore dorato. Asciugate con carta forno in modo da togliere l’olio in eccesso , spolverizzate con zucchero a velo, servire calda accompagnata, se volete, da marmellata di mirtilli rossi.
con questa ricetta partecipo al Giveaway di Simona
Santo cielo che golosità!!! Bellissimo il racconto, i tuoi ricordi di fidanzata e l'attaccamento (giustissimo) di tuo marito (che bravo cuoco! ) alle tradizioni e alla sua terra. Sono d'accordo su TUTTO ciò che scrivi, anche a me viene un nervoso a volte a leggere tanti bei copia/incolla su ricette che conosco bene (quindi piemontesi) , leggere tante cazzate e sopratutto leggere con quanta convinzione fasulla si scrivono certe informazioni, ma io dico.. parla di ciò che conosci, il resto lascia perdere. mah. vai a capire.
RispondiEliminaSe questa ricetta è facente parte dei dolci natalizi sarei felice se volessi arricchire il mio giveaway:
http://www.batuffolando-ricette.com/2016/11/giveaway-il-natale-da-batuffolando.html
buona giornata!
La inserisco grazie :-)
RispondiEliminagoogle 381
RispondiEliminagoogle 382
google 383
google 384
google 385