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giovedì 3 marzo 2016

Torta Sabiosa o Sabbiosa...e dolci ricordi.



Questo sofficissimo dolce, di origine venete, simile alla torta margherita, se vogliamo azzardare un paragone, giusto per far capire il tipo di torta, l' ho sempre "rivendicato" come di origini mantovane, dal momento che faceva parte del "dolce della domenica" o "se arriva qualcuno", e li se la giocavano la sbrisolona e questa. Mia mamma, mantovana, smentendomi, mi ha detto che lo ha imparato dalla Zaira, in Valtellina, quindi, va da sè che si è diffuso in altre regioni italiane!
Ah, la signorina Zaira, era la nostra padrona di casa delle vacanze, appunto signorina perchè non si è mai sposata, e incuteva un po' di "sano terrore" a noi bambini. Durante le vacanze, abitavamo insieme agli altri parenti, zii, nonni e cugini, in un'unica casa grandissima, vista con gli occhi di un bambino poi, tutto sembrava piu' grande, con pollaio, stalla e il fienile.
Lei abitava al piano terra, e, quando aprivi la porta di legno, sulla sinistra trovavi la porta della cucina enorme, con lavandino in granito grigio, tavolone al centro, camino e stufa economica, una madia e vari mestoli e pentole di rame appese a dei ganci, sulla destra la camera da letto, che abbiamo intravisto per sbaglio una volta sola, come se in quella stanza fosse proibito posare anche un solo sguardo.e al centro,la scala di legno che portava al piano superiore, e sul quale pianerottolo davano le nostre camere da letto, due cucine "abitabili" e un unico bagno. Senza riscaldamento. Quindi d'inverno, si facevano bollire pentoloni di acqua sulla stufa e via...in bagno, nel catino blu, a lavarci veloci veloci a turno.
La signorina Zaira, guai a chiamarla solo Zaira, perchè comunque eravamo educati e ci sembrava giusto chiamarla cosi'per portarle rispetto,vestiva dei sottanoni dalle fantasie piu' disparate e improbabili, con un grembiule nero sul davanti, il foulard in testa dal quale sbucavano i capelli e al mattino andava a piedi con la gerla sulle spalle o col trattore a "fare fieno". Noi speravamo di non incontrarla mai sul nostro cammino, quando salivamo la scala, primo, perchè quando ci vedeva o sentiva, usciva dalla cucina, si asciugava alla bell'è meglio le mani nel grembiule e ci voleva sbaciucchiare, ma con il mento con peli ispidi che ci pungevano non era affatto piacevole, e secondo, ci sgridava se correvamo sulla scala...quindi, o ci baciava o ci cazziava. Ma a parte questi "momenti", era molto riservata, schiva, si faceva i fatti suoi. E non abbiamo mai saputo quanti anni avesse. Quindi, agli occhi di noi bambini, sembrava una persona delle fiabe, circondata da un alone di mistero!
Sono andata a rivedere questa casa qualche anno fa, quando ho incontrato una delle nipoti. La signorina Zaira è morta, ovviamente. Ma quando sono entrata nel cortile e ho varcato la soglia di quella casa, mi si è fermato il cuore. Era rimasto tutto come una volta, come me lo ricordavo. Sono salita sulla scala di legno, che non mi sembrava piu' tanto larga come una volta. E una volta entrata nelle varie stanze era un continuo toccare con le mani il profilo dei mobili, gli interruttori a vista in ceramica con il filo di stoffa arrotolato, della stufa economica, delle coperte, come per accertarmi che non stessi vivendo in un sogno. E continuavo a mormorare meravigliata come fanno i bambini di fronte a qualcosa di "magico"..."Guarda qua....guarda là....ma è ancora uguale...."
E' stato veramente emozionante e ci ho lasciato là ancora un pezzo del mio cuore!

In tempi piu' "recenti", la  prima volta che i miei amici hanno avuto "la fortuna" di assaggiarla, era il lontano 1985...la nevicata del secolo. Mia mamma, guardando fuori dalla finestra esordiva dicendo "La taca no, la taca no"...ma poi i fatti hanno smentito questa sua previsione. Pranzo a casa mia, a base di cassoela e per finire il dolce "delle feste", la Sabiosa. Non vi sto a descrivere le loro facce mentre cercavano di deglutire la fetta di torta! E giu' spumante! Se lo ricordano ancora, sia per la nevicata, sia per il dolce!!
Detta cosi', sembra quasi un invito a non fare questa torta, ma vi garantisco che non è cosi'. Certo, il nome non gioca a suo favore. Diciamo che gli esagerati dicono che sembra di avere in bocca un "pastone" che non va giu' e che devi berci del vino. Questo potrebbe essere positivo! ahaha...quindi  provare per credere.
Inzuppata nel latte come prima colazione, accompagnata da un tè per una merenda o a fine pasto accompagnata da un buon bicchiere di spumante, è davvero una gioia per il palato!

Se doveste telefonare a mia mamma e chiedere le dosi vi risponderebbe "Ehhh...fai 3, 3 e 3 di tutto. Inforni a 180° per 40 minuti e via".....ma io vi scrivo per esteso gli ingredienti...che forse è meglio!
(Diciamo che la signorina Zaira, le ha insegnato la regola "dei numeri"...se usate due uova, fate due hg di tutto, se ne usate 4, usate 4 hg di tutto e cosi' via. Aumentando ovviamente anche le dosi del lievito)

Ingredienti
3 hg zucchero
3 hg di fecola
3 hg  di burro
3 uova
1/2 cucchiaino di lievito
zucchero a velo q.b.

Esecuzione
Montate bene i tuorli con lo zucchero fino a quando sono gonfi e bianchi. Questo è anche il "segreto" per avere un dolce sofficissimo. Aggiungete il burro sciolto ma non caldo. Versate la fecola man mano e il lievito. Alla fine gli albumi montati a neve fermissima. Versate in una tortiera e cuocete per 40 minuti a 180°. Nel dubbio, fate la prova stecchino, che deve uscire completamente asciutto dalla torta. Una spolverata zi zucchero a velo e.....


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