lunedì 30 maggio 2016

L'arte obesa di Fernando Botero e la mia "Matrioska" di verdure...



Avrete notato che in questi giorni, ho postato ricette e quadri che potrebbero sembrare un po insoliti in un blog di cucina. Invece c'é un filo conduttore che li lega. Tutto é arte, se fatto con amore, sapienza, pazienza: musica, pittura scultura, giardinaggio e... cucina.
La tematica Cibo e arte mi sta particolarmente a cuore, perché mi riporta indietro nel tempo, a quando frequentavo il Liceo Artistico al Conservatorio di Milano, e una prof. bravissima,  mi ha fatto amare questa materia. Ancora oggi, appena ne abbiamo la possibilità, quando insieme ai nostri amici programmiamo un fine settimana, il nostro percorso è cultural-enogastronomico. 
Ci sono capolavori che non basterebbe una vita per vederli e apprezzarli tutti nei minimi particolari e perché in questi capolavori ci si puo' perdere e ritrovare mila mila volte...
Quindi ecco che una stupenda fotografia che ritrae una pietanza, diventa arte, una composizione floreale o un giardino diventano arte, e cosi' anche una scultura, una tela o una composizione musicale. Già avevo fatto alcuni riferimenti  qui su alcuni cantanti che avevano composto canzoni sul cibo, tra il serio e il faceto. Avevo parlato di Gioacchino Rossini e Giuseppe Verdi, che oltre ad essere fantastici compositori, erano anche raffinati buongustai e "cuochi". E girovagando qua e là, ho trovato un excursus sonoro/gastronomico scritto da Claudio Grasso.
Ma c'é un'altro momento, prettamente personale, quindi non documentato, che mi fa unire cibo e musica. Mi capita quando ascolto le Quattro stagioni di Antonio Vivaldi, che oltre a emozionare musicalmente, se chiudo gli occhi, "vedo" le stagioni con gli occhi delle note e le assaporo anche con i frutti delle stagioni che rappresentano...
Nel mio personale percorso cultural-enogastronomico sono partita con un giovanissimo e attuale Colonnetta, per passare tra le tavole imbandite del fiammingo Claesz, per finire tra i capolavori "obesi" di Fernando Botero, pittore colombiano, nato a Medellin nel 1932, famoso per le sue opere dalle forme "dilatate". Mi ha sempre affascinato, il suo "ardire" nel ritrarre figure umane, oggetti e situazioni taglia XXXXl!
Fernando era figlio di un rappresentante di commercio, ed era destinato a diventare un torero, ma durante gli studi al liceo prima, e all'Istituto delle Belle Arti di Medellin poi, si appassiona al disegno e dipinge acquarelli che hanno come tema i tori e le corride.
A soli 16 anno espone le sue prime opere e collabora con il giornale "El Colombiano", disegnando illustrazioni per i supplementi domenicali.
E' affascinato dall'ambiente culturale di Bogotà, città dove si trasferisce e aderisce alla scuola muralista messicana (i murales) guidata da Diego Rivera, José Clemente Orozco, David Alfaro Siqueiros e Silvio Benedetto, artisti che abbandonano le tecniche tradizionali e i classici utensili come il cavalletto, preferendo l'utilizzo delle vernici per automobili, colorando il cemento con la pistola ad aria per realizzare opere monumentali destinate al popolo, dove vengono dipinte lotte sociali, aspetti della storia messicana e sentimenti nazionalisti. 
Nel 1952 vince il secondo premio al Salone degli artisti di Bogotà, e con i soldi della vincita parte per l'Europa, per ammirare le opere di Francisco Goya e Tiziano Vecellio al Museo del Prado, dove lavora come copista mentre frequenta l'Accademia Reale San Fernando. Passa poi per Parigi e si ferma in Italia, dove tra il 1953 ed 1955 scopre il Rinascimento italiano e studia la tecnica dell'affresco, esegue diverse copie dei lavori di Giotto e studia i molti artisti senesi.
Ritorna in Colombia, dove é in auge l'avanguardia francese, che si discosta tantissimo dal suo stile, e che non lo attrae per niente, e amareggiato si trasferisce in Messico con la moglie, dove sperimenta per la prima volta, quello che sarà il suo stile inconfondibile
Sono diverse le tematiche trattate da Botero: donne, gruppi di famiglia, personaggi famosi, il circo, la mitologia, musica e ballo, nature morte, picnic, sculture, bozzetti... tutte con le forme voluttuose, morbide, sensuali, "tante".

Nel quadro "Picnic", datato 1989, uno di una lunga serie che ritraggono questo tema, il cibo, occupa uno spazio centrale, da protagonista, quasi "esagerato". I colori sono netti e precisi mentre i personaggi, dalle fattezze paciose, sono posti al margine: le mani grassocce della donna sulla sinistra, con le unghie laccate di rosso e la sigaretta stretta tra le dita, l'uomo sulla destra che dorme dopo aver mangiato. Per Botero, il cibo rappresenta vitalità, gioia, il fulcro dell’esistenza, e in questo quadro lo dimostra pienamente.

Questo Picnic invece, del 2001, vede le due imponenti figure al centro della scena, questa volta è la figura femminile che dorme, sempre con le unghie laccate di rosso, i tacchi sottili delle scarpe, ai piedi mollemente abbandonati nel sonno, e sempre comunque il cibo a completare il tutto ....


Molte delle sue opere sono conservate presso il museo a lui dedicato nella città di Bogotà. Mentre qui potete trovare tutte le sue opere, per argomenti, una piu' bella dell'altra!

Per "omaggiare" questo pittore, ho pensato di cucinare una melanzana, che era davvero degna di essere dipinta in uno di questi quadri. Dire al marito "Vai per favore a prendermi delle verdure tonde tonde che devo fare la ricetta per Botero", e vedere melanzane, zucchine, cipolle taglia "boterica" è stato un attimo! Ho dovuto per forza "inventarmi" qualche cosa che desse il senso del "tanto" alla mia ricetta. Che poi, chiamarla ricetta è un po' esagerato. Un semplice piatto tutto vegetariano, calorie veramente "inesistenti"...solo scena, per la "botericità" della composizione..Cosi' ecco la Matrioska....

Ingredienti
1 melanzana tonda
1 zucchina tonda
1 cipolla
pomodorini ciliegia
carote q.b.

Esecuzione
Tagliate a metà la melanzana, scavatela della polpa e salate leggermente l'interno. La parte superiore lasciatela intera, perché la utilizzerete come coperchio.
Tagliate la calotta alla zucchina, scavatela della polpa.
Tagliate la cipolla a metà e sfogliate un po' l'interno, inserire due pomodorini.
Tritate la polpa che avete svuotato precedentemente, aggiungete uno spicchio di aglio, (io anche le carote), qualche cucchiaio di curry, prezzemolo tritato un filo di olio extravergine d'oliva e livellate il tutto.
Mettetela in una pirofila, insieme anche alla calotta, irrorate con un filo di olio extravergine d'oliva e infornate a 180° fino a quando non sarà tenera



e anche questa "ricetta" a tema, la dedico a Maria Teresa Cutrone. Che oltre ad essere musicista, é una panificatrice mi che lascia a bocca aperta tutte le volte che vedo le sue creazioni. Non ci credete? Guardate De Gustibus Itinera....vi ricredrete.

1 commento:

  1. Ma che bella dedica, grazieeee!!!!
    Non sapevo avessi fatto il liceo artistico, ecco il motivo del tuo grande entusiasmo per l'abbinamento cibo-arte!
    Allora non ti puoi fermare qui, potresti aprire una sezione apposita nel tuo blog. Anch'io mi sono appassionata, lo ero prima e ora lo sono ancor più.
    Complimenti e un caro saluto :*
    Maria Teresa

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