domenica 29 maggio 2016

La Vanitas nella pittura dell'olandese Pieter Claesz



Rieccomi qua.  In questo post vi avevo mostrato e parlato di un'arte "colorata". Oggi invece affrontiamo altri colori, "impiattamenti" e atmosfere. Vi porto in Olanda, in periodo fiammingo. Si , si parla nuovamente di Cibo e arte. 

Il secondo artista che ho scelto, per questo mio excursus, forse non è molto conosciuto, ma ha creato opere fantastiche e di una bellezza disarmante, che rapiscono al primo sguardo. Si tratta del pittore olandese Pieter Claesz nato a Berchem, una cittadina nei pressi di Anversa nel 1598 e morto ad Haarlem, 1º gennaio 1661, città dei Paesi Bassi, dove si sposo' e visse per tutta la vita.
E’ uno dei maestri olandesi più importanti  nella prima metà del secolo XVII, specializzati in Nature morte.
Le sue opere, eseguite prevalentemente tra il 1621 e il 1657, rappresentano la svolta artistica apportata da Claesz verso i banchetti, per lo più, monocromi, cioè di un solo colore, o di una sola tonalità, dal greco μονόχρωμος :μονο- «mono-» e χρῶμα «colore» che si sono evoluti, nel corso degli anni, in diverse variazioni.
La sua attività è scandita da tre periodi creativi: 
quello giovanile, dove i suoi dipinti sono caratterizzati da sfondi a campana o da tendaggi, con un'apparecchiatura un po' occasionale
il secondo periodo, contraddistinto da un'orizzonte piu' basso e un'apparecchiatura piu' articolata
il terzo periodo, dove elabora con piu' cura, la prospettiva dei primi piani, impreziosendo la scena con riflessi argentati, armonie cromatiche soffuse come in questa splendida Natura morta, titolata Breakfast, del 1646 conservata a Mosca. 


Con Claeasz Willem, detto Heda (1594-1682), diede inizio ad una tradizione di pittura di natura morta detta "ontbijt" , cioè "prima colazione", che produsse con grande precisione tavole imbandite, nature morte e "vanità".
In queste “tavole imbandite”, sono rappresentati con accuratissima precisione, oggetti (vasellame, cristalli e argenterie, frutta, cibarie), in un' armonia unica tra i grigi dati dall'argenteria e i bianchi della tovaglia,fatta risaltare da qualche tocco più colorato, per esempio il giallo di un limone, la cui buccia, è avvolta a spirale. Luci leggere che fanno brillare metalli e cristalli. Inserimento poi di elementi simbolici allusivi al tema della caducità della vita, come ad esempio il teschio, la candela spenta o il silenzio degli strumenti musicali, in quanto simboli di morte, la clessidra o l'orologio, come simboli del trascorrere del tempo, le bolle di sapone, di solito rappresentate con un putto o un adolescente che le crea soffiando da una specie di cannuccia, simbolo sia della transitorietà della vita sia della transitorietà dei beni terreni, un fiore spezzato, come un tulipano o una rosa, simbolo della vita che come quel fiore prima o poi appassirà.


Tutto questo ha un nome: Vanitasgenere pittorico che ha avuto il suo massimo sviluppo nel Seicento, soprattutto in Olanda, che rappresentava il senso di precarietà che investì il continente europeo in seguito alla guerra dei trent'anni e al dilagare delle epidemie di peste.
Il nome deriva dalla frase biblica "Vanitas vanitatum et omnia vanitas"cioè " "vanità delle vanità, tutto è vanità", e, come il "memento mori", "ricordati che devi morire", è un ammonimento all'effimera condizione dell'esistenza.
Tra gli eredi del genere pittorico di Claesz si può citare il pittore Roelof Koets, anche lui autore di fantastici quadri.

Non ho voluto cercare e copiare le parole dei critici su questi quadri, sempre che ne esistano in rete, quindi scriverò quello che al primo sguardo mi trasmette questa Natura morta del 1627: salta subito allo sguardo la "pienezza" della tavola imbandita, dove spiccano il piatto in primo piano con il limone affettato cosi' sottilmente che sembra trasparente, la buccia arricciata, il piatto delle ostriche, il dolce turco che lascia intravedere l'interno, noci, nocciole, i pani e le olive che richiamano i significati religiosi dell'Eucarestia e dell'ulivo, il riflesso del pane, della finestra e del piatto di limone nella brocca argentata sulla sinistra, i riflessi nel Römer (bicchiere di origine renana del Cinquecento, ma che si diffonde anche nei Paesi Bassi e in Scandinavia, ancora in uso tutt'oggi, la cui caratteristica è quella di avere la parte inferiore cilindrica ornata di un fitto bugnato di gocce di vetro e la parte superiore semisferica o a campana a volte abbellita da decorazioni incise a punta di diamante (motivi floreali, ritratti, scritte celebrative, ecc. presente anche nel primo quadro in alto). e la sua ombra color giallo tenue riflessa sulla tovaglia sicuramente appena tirata fuori da qualche cassetto, come si puo' immaginare dalle pieghe nette. Sulla destra, una capiente ceramica che contiene la frutta, il tacchino intero e con le piume, che rappresenta l'opulenza, il sacrificio delle carni in genere. E al centro del tavolo il coltello dal prezioso manico, sul quale sono incisi data e monogramma.



E qui, la mia Vanitas, che non vuole essere una copia di quella bellissima sopra. Pero' mi piaceva l'idea di avere a disposizione alcuni degli elementi simbolici utilizzati da questo fantastico pittore:





2 commenti:

  1. Bellissima composizione e fantastica foto, sei proprio brava!
    Spero di raggiungere una minima competenza per provarci anch'io :)
    buona domenica carissima!

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  2. grazie mille, ma non mi sembra sia cosi fantasticamente fantastica....é....una foto "normale"...ahahaha....e io invece spero di raggiungere la tua esperienza...quella di fantastica panificatrice!! Li si che é una dura lotta. Buona domenica anche a te carissima!

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