mercoledì 7 ottobre 2015

"Tutti i colori della Marca Trevigiana", Blog Tour "Bianco"......méditation.....


Ecco che una nuova giornata ci accoglie in tutta la sua bellezza e solarità. Destinazione Pieve di Santa Maria di Feletto. Nel sito del comune si trovano brevi ma interessanti notizie su questa antica Pieve..... "Il suo nome deriva dal latino "felix-icis", luogo ove abbondano le felci; infatti la zona era un tempo ricoperta da boschi ricchi di felci e di piante d'alto fusto: faggi, castani, roveri (riservati per l'arsenale di Venezia), ontani, aceri, betulle. Non mancavano tuttavia le superfici di terreno ricche di piantagioni di olivi e di viti, al punto che anche il doge di Venezia Francesco Foscari faceva cenno in una epistola del 1431 al “buon vino del Feletto”.
La storia di questo territorio, di vocazione vitivinicola, comincia con il cristianesimo, in epoca longobarda, quando fu eretta la chiesa dedicata a San Pietro Apostolo, quasi certamente sulle fondamenta di un precedente tempio pagano. La Pieve, ovvero casa della plebes cristiana nonché riferimento delle genti e del territorio di pertinenza, oltre che sul Feletto vero e proprio si estese fin da principio su un’area assai piu’ vasta comprendente le limitrofe frazioni di Formeniga, Collalbrigo ed il paese di  Refrontolo. Quella di San Pietro di Feletto, infatti, è una delle più antiche Pievi dell’intero territorio dell’antica Diocesi di Ceneda. La Millenaria Pieve, che sorge su un’altura panoramica, è introdotta da una gradinata centrale che conduce ad un sagrato coperto da un ampio portico, il quale con ogni probabilità fu aggiunto all’edificio nel Duecento. Sul lato destro dell'ingresso alla Pieve, è possibile ammirare il Cristo della Domenica, rara e curiosa immagine, simbolo della cultura religiosa popolare di fine Medioevo, volta a ricordare l’obbligo del riposo e della santificazione della domenica. Entrando nella chiesa si incontra a sinistra la cappella di San Sebastiano, il cui soffitto a crociera è stato decorato da uno splendido ciclo di affreschi risalenti alla seconda metà del Quattrocento, raffigurante episodi della vita di San Sebastiano. Nella navata centrale, sulla parete di sinistra, si trovano i dipinti più antichi, in stile bizantino, datati al XIII secolo. Sulla parete destra è raffigurato il Ciclo del Credo, singolare esempio di “Bibbia dei poveri”, ideato per essere compreso anche da chi non sapeva leggere"



Terminata la visita alla Pieve, ci siamo recate all'Abbazia Cicestense di Santa Maria di Follina, altro incredibile capolavoro. una simpatica, giovane e preparatissima guida, Cristina Chiesura, ci ha incantate raccontandoci la storia e la simbologia di questa Abbazia.
"Eretta su una precedente edificazione benedettina nel XII sec. rivista in epoca cistercense, l’attuale basilica (1305 abate Gualtiero da Lodi - 1335 abate Nordio di Treviso) presenta la tipica costruzione a pianta latina con la facciata rivolta a ponente e l’abside rivolta a levante proprio come prevedeva la simbologia cistercense.


All’interno della basilica sono da segnalare tra le pregevoli opere presenti:
la grande ancona (o pala d'altare) lignea di stile neogotico costruita da maestranze veneziane nel 1921, copia perfetta dell’originale, presente alla chiesa di S. Zaccaria di Venezia. Essa accoglie la statua in arenaria della Madonna del Sacro Calice che qualcuno ipotizza di origina nubiana del VI sec. , da sempre oggetto di venerazione e pellegrinaggio da parte dei follinesi e dalle migliaia di fedeli provenienti da tutta Italia; l’affresco “Madonna con Bambino e Santi” del 1527 di Francesco da Milano; un notevole crocefisso ligneo di età barocca (epoca camaldolese) di autore sconosciuto.


Lo splendido chiostro, di età precedente alla basilica e perfettamente conservato, fu portato a termine nel 1268, quando i monaci cistercensi si insediarono nel monastero, come dimostra l’incisione su pietra posta sulla parte nord del chiostro stesso.
Si erge, dall’incrocio della navata centrale con il transetto di destra, la bella torre campanaria di stile romanico a pianta quadrata, il più antico manufatto presente nel complesso architettonico dell’abbazia.
La  sua simbologia è piuttosto complessa. Le colonne hanno forma d'alberi perchè San Bernardo, colui che ha scritto la regola cistercense, parlava della foresta come prima vera abbazia. Le colonne come gli alberi sono tutte diverse tra loro e formano un microcosmo in miniatura. La stessa forma del chiostro è poi un simbolo, quadrata come un tempo si credeva fosse la terra e va così a mettersi in contatto con il cielo, ovvero la fontana di forma circolare al centro. Da qui sgorga l'acqua, simbolo di Dio per eccellenza, che va ad abbeverare tutta questa selva di colonnine ai margini. Le colonne hanno dimensioni differenti non solo per motivi strutturali ma perchè rappresentano la Chiesa: agli angoli le 4 colonne più possenti sono i 4 angoli della terra, o i 4 evangelisti; le tre colonne su ogni lato che generano le aperture per entrare nel cortile diventano dodici come il numero degli apostoli o delle tribù di israele; le colonne a mezza via tra quelle grosse d'angolo e quelle sottili binate sono i padri della chiesa, che dopo gli "evangelisti" aiutano a sorreggere l'architrave della comunità cristiana; infine le colonnine binate sono 70, numero simbolico per definire tutti i fedeli. In modo diverso (più o meno, ovvero, più grosse o più sottili) ognuna concorre a sostenere e formare la chiesa. Le colonne quindi non sono solo il creato naturale, ma davvero immagine tutta della Creazione di Dio. 


Dopo aver camminato nel silenzio di questa meraviglia, rubando scatti al paesaggio, colonne, scorci, meditando su tutto e su niente... la pausa meditativa era finita...tempo fugit...il tour stava volgendo al termine quindi.....un po' malvolentieri, perchè era veramente un posto stupendo per stare tranquille, ma anche curiose di vedere che cosa ci avevano riservato gli organizzatori....ci siamo lasciate alle spalle l'Abbazia, direzione......curiosi.....cliccate piu' avanti!

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