martedì 25 febbraio 2014

Tris di strudel....ovvero gli Strucoli triestini si fanno in tre....




Lo so, avevo detto che lo Strudel ai quattro formaggi di ieri sera sarebbe stata la mia ultima ricetta per la sfida dell' Mtc ,cosi Mari del blog Lasagnapazza avrebbe tirato un sospiro di sollievo, visto che deve fare da giudice e scegliere la vincitrice tra un numero ancora imprecisato di ricette, e non la invidio proprio, ma ci ha lanciato una sfida pazzesca!! E tutte noi abbiamo risposto con entusiasmo mi sembra!!
Mentre ieri è stata una giornata pazzesca, una corsa unica, oggi è stata un po' piu' pacata e meditativa. Dimostrazione che anche i milanesi riescono a darsi una calmata ogni tanto e a tirare un po' il fiato senza fare tutto il cinema che ho descritto ieri!
Comunque, ieri sera, quando i due musici sono ritornati a casa, ovviamente in ritardo perchè quella linea ha sempre problemi di orario, appena si sono seduti a tavola, il tempo di girarmi nella mia minuscola cucina,e già lo strudel era finito! Che buooooono fallo ancora cosi domani! Ma non ce nè piu'? Ma ne hai fatto poco! esclama Alice che in pratica si è mangiata quasi tutto lo strudel, lasciando due misere fettine a suo padre e una fettina alla sottoscritta. Bè certamente ero contenta, ma se ne avessi avuto un po' di piu' non mi sarebbe dispiaciuto!
Quindi, come non dare ascolto a chi ha apprezzato in modo cosi entusiastico questo mio esperimento?
Visto che oggi mio marito era a casa gli ho lasciato le consegne,cioè di andare a fare la spesa e prendere frutta e verdura e poi boh, quello che serviva. E se magari mi preparava già le verdure sarebbe stata cosa gradita.
E nel mio percorso casa-pulman che faccio a piedi, mi sono venute delle idee per fare uno strudel. Siccome pero' oggi è l'ultimo giorno per pubblicare le ricette e le idee erano tante e il numero massimo cinque....uff...ho deciso di fare un tris di strudel, anche perchè visto il risultato di ieri sera, almeno una fettina in piu' sarei riuscita a mangiarla.
E quando oggi pomeriggio sono tornata a casa ho trovato le verdure già cotte!! Che meraviglia!!
Cosi mi sono messa all'opera e ho preparato tre impasti e suddiviso tutti gli ingredienti che mi servivano, prima di fare confusione....quella che ho fatto in cucina,guardate qua che campo di battaglia!!!


Anche se poi una domanda mi è sorta spontanea....dove cuocio tre strudel? Dove avvolgo tre strudel,visto che di canovaccio bianco,come suggerisce la Mari, ne ho solo uno?? Allora mi viene in mente che avevo una tovaglia bianca di cotone che era un po' malmessa, aveva uno squarcio, e l'avevo conservata perchè non si sa mai, al limite faccio gli stracci, e che Rino voleva buttare via! La cerco e se non la trovo guai! Invece eccola li, lavata e non stirata ma chi se ne importa. La stendo sul letto e ne taglio due rettangoli ed ecco fatto due canovacci belle che pronti. Vedi ciccio che faccio bene a non buttare via niente!!!
Ad un certo punto entra in cucina mio marito, e guardando le pentole che sobbollivano con dentro gli strudel, dice, ma non vedi quanto vapore che c'è? Ma cosa stai facendo' Cosa c'è in quelle pentole?....e io serafica rispondo, gli strudel! Gli strudel???!!!! Ma non si fa mica cosi'!! E io si...quello salato si. Dovevate vedere che faccia avevaaaaa!!! Già l'avevo sconvolto con la pasta matta per fare lo strudel dolce, lui che dice,diceva che lo strudel vero è quello con la pasta leggermente lievitata, ma si è dovuto ricredere. E stasera è successo lo stesso.
Conclusione? Tutti e tre gli strudel sono stati apprezzati con questo punteggio olimpionico: al primo posto quello con il radicchio, scamorza e speck, al secondo quello di verdure e al terzo quello col tonno. Pero' son pari quello ai quattro formaggi e quello col radicchio...ma anche quello di verdure...e anche col tonno è interessante....insomma,una indecisione! Mi sa che si replicherà alla grande prossimamente!
E la cucina la sta riordinando mio marito perchè devo pubblicare la ricetta entro mezzanotte, quindi.....

Ingredienti
per la sfoglia
150 g di farina 00
50 ml di acqua
1 cucchiaio di olio extravergine d’oliva
1 pizzico di sale

per il ripieno ( q.b.)
Melanzane,zucchine,carote,radicchio,peperoni
Radicchio di Treviso, speck a dadini,scamorza
tonno,patate,acciughe,olive

per il condimento
burro fuso e salvia
Salsa ai peperoni
olio extravergine d'oliva
Preparate la sfoglia.
Seguite lo stesso procedimento indicato per lo strudel di mele. L’unica differenza sarà che, avendo utilizzato una quantità d’acqua inferiore, l’impasto rimarrà meno morbido. Fatelo riposare mezz’ora.

Preparate il ripieno.
Affettate le melanzane e alternatele con un pizzico di sale,in uno scolapasta,per far perdere il liquido amarognolo,per almeno 30 minuti. Sciacquatele e mettetele in una padella antiaderente con un filo di olio e fatele cuocere fino a quando saranno morbide e colorite.
Tagliate a rondelle le carote e le zucchine, a listarelle il peperone, il radicchio lasciatelo a foglie intere e fate cuocere tutto quanto in padelle separate con un filo di olio extravergine di oliva.
Fate rosolare lo speck con un filo di olio extravergine e quando è ben rosolato, sgocciolatelo ma tenete da parte l'intingolo che si è creato.
Lo stesso fate con i peperoni. Quando sono bene rosolati, metteteli in un colino sopra un contenitore, fateli sgocciolare e tenete da parte l'intingolo. Se è troppo liquido, aggiungete uno o due cucchiai di fecola o di farina e fate addensare leggermente mescolando con una frustina, tenendo il contenitore a bagnomaria.

Fate bollire le patate come quando dovete preparare il purè, schiacciatele con lo schiacciapatate lasciando la buccia (eviterete di scottarvi mentre le sbucciate, e poi tanto la buccia non passa dai fori,dovete solo toglierla man mano che le schiacciate). Aggiungete un po' di tonno, i filetti di acciughe e le olive tagliate e rondelle.

Stendete la sfoglia.
Prima di cominciare a stendere la sfoglia mettete a bollire sul fuoco una pentola abbastanza larga e che possa contenere comodamente lo strudel. Disponete su una spianatoia un tovagliolo o uno strofinaccio pulito di lino o di cotone bianco (possibilmente lavato con sapone neutro e ben sciacquato) e infarinatelo. Prendete l’impasto e cominciate ad appiattirlo con le mani sopra alla tovaglia, quindi tiratelo aiutandovi con un mattarello. In questo caso basterà il mattarello per stendere la sfoglia che non dovrà essere sottile come quella preparata per lo strudel da cuocere al forno. Il risultato finale dovrebbe essere una sfoglia più o meno quadrata di 25 centimetri per lato.
Disponete il ripieno su tutta la superficie della sfoglia lasciando liberi circa due centimetri lungo il bordo. Cominciate a sollevare la sfoglia per arrotolarla sul ripieno, se necessario aiutandovi con il tovagliolo, anche se in questo caso non dovrebbe essercene bisogno visto che l’impasto dovrebbe essere un po’ più spesso e consistente. Fate fare un paio di giri, quindi ripiegate anche i due lembi esterni e continuate ad arrotolare fino alla fine. Avvolgete il rotolo così ottenuto nel tovagliolo senza lasciare vuoti e chiudete, con uno spago da cucina, i due lembi esterni; fate due giri di spago anche lungo il rotolo.

radicchio,scamorza e speck



peperone,zucchine,carote,melanzane


tonno,patate,acciughe,olive


Salate l’acqua bollente e adagiatevi delicatamente lo strudel avvolto nel tovagliolo facendo attenzione che non tocchi troppo il fondo della pentola. Mentre la volta scorsa ho fatto passare la corda attraverso i manici della pentola, questa volta li ho tenuti sospesi con le mollette da bucato!Fate cuocere sobbollendo per 30 minuti.


quindi togliete lo strudel dall’acqua e togliete il tovagliolo.


Tagliate il rotolo a fette spesse circa uno o due centimetri e leggermente oblique, disponetele nel piatto, e conditele.....

con il fondo di cottura dello speck.....



con il fondo di cottura dei peperoni....



con il burro fuso e salvia.....



con questa ricetta partecipo al contest


lunedì 24 febbraio 2014

Strudel ai quattro formaggi con burro e salvia ( o meglio lo Strucolo triestino)



Ussignur che giornataaaa!!!! Poi uno si meraviglia se i tempi di noi milanesi sono quasi da maratona e siamo sempre agitati e sempre di corsa! Cur de chi e cur de là.......Se dovessimo essere ripresi dall'alto sembreremmo tante formiche che corrono disordinatamente di qua e di là, senza una regola né schemi. Almeno le formiche sono operose ma anche un po' piu' ordinate, nelle loro lunghe file che vanno e vengono, senza quasi mai scontrarsi o scomporsi. Invece noi umani, mamma mia, corri di qua e corri di là, corri per timbrare perchè sei già in ritardo, corri per prendere i mezzi pubblici che se ne perdi uno ti piglia lo sconforto, tiri giu' qualche santo e attendi come Godot.....corri per schivare la bici che schiva il pedone che schiva il piccione che gli attraversa la traettoria....schivi quelli che si fermano di colpo per scattare la foto ricordo sfondo Duomo o nella Galleria Vittorio Emanuele dove immancabilmente devi fare la foto mentre giri sulle balle del toro perchè si, schivi quella che proprio di premura non ne ha e non sa nemmeno cosa vuol dire questa parola, infatti non fa parte evidentemente del suo vocabolario, e lentamente fa salotto a braccetto con la sua amica e non si schioda dalla tua linea immaginaria che ti porta dove devi andare. O ti metti a dribblare tra la gente che nemmeno un playmaker è cosi' sciolto e reattivo! E sulla scala mobile,ne vogliamo parlare?? Ma se c'è scritto tenere la destra,ci sarà un motivo!! E allora non state accoppiati a fare salotto che magari dietro c'è qualcuno che scalpita! Certo, si puo' sempre correre su per le scale ma insomma, se posso usare, ma insomma perchè non si rispettano le regole??!! Miiiii che sclero!!!!! Ma muoviti, se no a Natale siamo ancora quaaaaa!!!!!
E oggi la mia è stata una giornata piu' o meno cosi'. Non sono andata in Duomo e non ho visto turisti che scattavano foto, non ho schivato bici e piccioni o tamponato gente bradipo....ma ho timbrato di corsa che ero già in ritardo, quando sono scesa ed ero già un po' avanti mi è venuto in mente che avevo dimenticato il cellulare sulla scrivania, risalgo e l'ascensore come è lento dai su muoviti che perdo il pulmannnn! Arrivo nella stanza e il cellulare non c'è¨Non è che l'hai lasciato in bagno? No. Aspetta che lo facciamo suonare....mi viene un flash,giusto per stare in tema di velocità e mi ricordo che forse l'ho dimenticato dalla collega, ovviamente la sua stanza è in fondo al corridoio, sento il telefono squillare, ok ciao ciao, riprendo l'ascensore, corro alla metro, ovvio l'ho persa, devo prendere la successiva, 5 minuti di attesa, ecco cosi perdo anche il pulman uffa che barba, cosi' devo aspettare 40 minuti! Sempre meno di quelli che ha fatto attendere Godot! Alla fermata scendo e non so come, mi trovo già in cima alle scale, ripasso il biglietto, esco dalla metro e nooooooo....vedo il pulmann che comincia a partire e affronta la prima curva! Corro come una disperata, dai che ce la faccio, dai che mi carica, dai che mi vede......colto da pietà si ferma e carica me ed un'altra signora e sembra che stiamo tirando gli ultimi, siamo in debito d'ossigeno come se fossimo arrivate in cima al K2, ho il cuore in gola e finisce di battere all'impazzata quasi quando sono arrivata alla mia fermata, ma devo fare anche li la corsa perché devo prendere l'altro pulman, e se lo perdo mi tocca fare 20 minuti di strada a piedi e proprio non ne ho voglia, la faccio già al mattino! Per fortuna il pulman ha un leggero ritardo cosi riesco a prenderlo e ad arrivare a casa e......e preparare lo studeeeeel!!!!!
Si si, strada facendo mi sono detta che tanto dovevo cucinare, quindi tanto valeva provare a fare qualcosa di nuovo no! Poi i due musici ritornano a casa alle 20, se tutto va bene, visto che anche loro sono pendolari di Trenitalia e la linea Torino-Milano ne ha sempre una, quindi ho tutto il tempo necessario per preparare la versione salata dello strudel per la sfida dell' Mtc lanciata da Mari del blog Lasagnapazza....Oh maaama! Avevo detto che lo Strudel precedente sarebbe stata la mia ultima ricetta! Spero non me ne vogliano!
Ma ormai ero lanciata, volevo farlo e quando mi metto in testa una cosa, non cambio idea! Cosi' guardo nel frigorifero che cosa c'è che posso usare. Vedo il contenitore dei formaggi e si, lo faccio proprio liscio liscio con quelli, ne metto quattro cosi' viene bello saporito e cremoso...infatti quando lo taglio il profumo del formaggio che esce morbido morbido è una meraviglia. No resisto alla tentazione e ne mangio subito una fettina, ma oggi è la giornata della corsa, non penso che potrebbe essere ustionante, e infatti mi brucio lingua e palato...ben mi stà!! Ma è cosi buono. Penso di fare cosa gradita ai due affamati!
E mentre scrivo questo prolisso post...drinnn...cellulare che suona. Già immagino che cosa mi devono dire....cosa si mangia, sembra essere la parola d'ordine, lo strudel, lo strudel come, ai quattro formaggi., ah ve bene pero' ne mangio poco.Il treno è in ritardo di 20 minuti quindi arrivano alle 20.30. Due o piu' strudel facevo in tempo a preparare!!!
E ci credo anche poco che ne vuole...poco! Basta che si sbrighino a tornare perchè il richiamo del morbidissimo e profumatissimo strudel che arriva dalla cucina è forte...e io non resisto!
Se penso che solo una settimana fa ero in Germania, senza sapere cosa volessero dire le parola fretta, corsa, è tardi, muoviti, corri.......
Ora che ho preparato la cena, mi posso finalmente rilassare e confermare questa volta per davverissimo, che questa è la mia ultima ricetta.

Vi è venuta l'ansia e il fiatone a leggere il mio racconto?? Bè...mica devo boccheggiare e ansieggiare solo io!!!

Ingredienti
per la sfoglia
150 g di farina 00
50 ml di acqua
1 cucchiaio di olio extravergine d’oliva
1 pizzico di sale

per il ripieno
100 g di stracchino
  50 g di provola
  50 g di brie
sottilette q.b.
erba cipollina

per il condimento
burro fuso e salvia

Preparate la sfoglia.
Seguite lo stesso procedimento indicato per lo strudel di mele. L’unica differenza sarà che, avendo utilizzato una quantità d’acqua inferiore, l’impasto rimarrà meno morbido. Fatelo riposare mezz’ora.


Preparate il ripieno.
Mettete i formaggi tagliati a cubetti e mescolateli con lo stracchino e l'erba cipollina

Stendete la sfoglia.
Prima di cominciare a stendere la sfoglia mettete a bollire sul fuoco una pentola abbastanza larga e che possa contenere comodamente lo strudel. Disponete su una spianatoia un tovagliolo o uno strofinaccio pulito di lino o di cotone bianco (possibilmente lavato con sapone neutro e ben sciacquato) e infarinatelo. Prendete l’impasto e cominciate ad appiattirlo con le mani sopra alla tovaglia, quindi tiratelo aiutandovi con un mattarello. In questo caso basterà il mattarello per stendere la sfoglia che non dovrà essere sottile come quella preparata per lo strudel da cuocere al forno. Il risultato finale dovrebbe essere una sfoglia più o meno quadrata di 25 centimetri per lato.
Disponete il ripieno su tutta la superficie della sfoglia lasciando liberi circa due centimetri lungo il bordo. Cominciate a sollevare la sfoglia per arrotolarla sul ripieno, se necessario aiutandovi con il tovagliolo, anche se in questo caso non dovrebbe essercene bisogno visto che l’impasto dovrebbe essere un po’ più spesso e consistente. Fate fare un paio di giri, quindi ripiegate anche i due lembi esterni e continuate ad arrotolare fino alla fine.



Avvolgete il rotolo così ottenuto nel tovagliolo senza lasciare vuoti e chiudete, con uno spago da cucina, i due lembi esterni; fate due giri di spago anche lungo il rotolo.
Salate l’acqua bollente e adagiatevi delicatamente lo strudel avvolto nel tovagliolo facendo attenzione che non tocchi troppo il fondo della pentola. Io ho legato le estremità del tovagliolo con dello spago e facendolo passare sotto i manici della pentola,lo strudel rimaneva immerso senza toccare il fondo. Fate cuocere sobbollendo per 30 minuti, quindi togliete lo strudel dall’acqua e togliete il tovagliolo.



Tagliate il rotolo a fette spesse circa uno o due centimetri e leggermente oblique, disponetele nel piatto, irroratele con il burro fuso aromatizzato con le foglie di salvia.



con questa ricetta partecipo al contest


domenica 23 febbraio 2014

Strudel di mele con frutta secca e crema pasticciera mandorlata


 Dopo il mio primo e unico, cosi pensavo, Strudel, eccomi qua, con la mia seconda, ma davvero ultima, lo posso confermare con certezza, proposta per l'Mtc. Cosi' Mari del blog Lasagnapazza, colei che ha lanciato questa sfida, potrà stare tranquilla, almeno per quanto mi riguarda!!
Mi sarebbe piaciuto provare altre varianti, questo dolce lo preparo abbastanza spesso, nella versione tradizionale, ma proprio non ho avuto tempo.
Complice anche un viaggio in quel di Dortmund, Düsseldorf e Colonia per seguire il marito in tourne, ho riposto "malvolentieri" gli attrezzi da cucina e....ho dovuto rilassarmi!
Quando riuscivo a collegarmi vedevo le fotografie di tutti gli strudel che facevano le mie amiche,mi dicevo seeee già, mi ritiro, anche se poi avevo una voglia matta di cucinare! Mica potevo prendere in prestito la cucina dell'hotel¨! Vi immaginate??!! Cosi' il mio è stato un riposo forzato: niente lavoro, niente mestieri di casa, niente spignattare....non che la cosa sia stata poi cosi' negativa,anzi!!
Abbiamo girato e rigirato per la città nei momenti liberi e visto le attrazioni del luogo, ho riposato e girato per negozi mentre lui provava, abbiamo mangiato nei locali tipici, e in un ristorante gestito da italiani che faceva delle lasagne e della pasta da urlo! Ho assistito ad un bellissimo concerto.
Ho staccato per un poco la spina da tutti i problemi che ho lasciato a casa, anche se a dire il vero, cercavo si di rilassare la mente, ma poi ovviamente il pensiero tornava da dove era partito.
Un altro momento che mi ha ritemprato sono stati il rito della colazione e il suo relax...scendere nella sala ancora semivuota, dare uno sguardo al buffet ricco, servirmi di ogni cosa pronta, scrutare dalle grande finestre il cielo plumbeo che a volte si apriva lasciando spazio al colore azzurro, salutare gli altri clienti vicini di tavolo, che davano uno sguardo alla mia colazione, che durava ben un'ora, e mangiavo veramente di tutto!
Uova e pancetta, formaggi misti accompagnati da gelatine di frutta, salmone con salsa al rafano, pane tostato, yogurt con cereali o semi misti, frutta fresca, pane burro e marmellata, brioche, succo di frutta, cappuccino, perchè il caffè era imbevibile, ed ero pronta ad affrontare la fredda giornata tedesca.
E ora che sono tornata alla solita vita, devo confessare che un po' mi manca il dolcefarniente!
La solita vita che mi ha subito fagogitato nei suoi frenetici ritmi. Ma oggi, ho trovato un briciolo di tempo per realizzare questa proposta, che avevo in mente già da tempo, e che non pensavo nemmeno di riuscire a realizzare.
Complici le brutte ma buone mele che mi ha portato mia mamma dalla Valtellina....che non potevano che finire o in una torta di mele o in uno strudel!
E come variante ho aggiunto un bel po' di frutta secca, che al primo morso crea contrasto con il morbido delle mele profumate di cannella.
Anche per la crema pasticciera ho fatto una variante....ho usato anche la farina di mandorle e direi che il risultato è stato positivo.....strudel già dimezzato, "ma si puo' mangiare o devi fare le foto?" ma che domande che fanno, come se non lo sapessero!!!! anche se al primo morso è uscito un ..."ma c'è la frutta secca e le banane...ma lo strudel va fatto con le mele!!!" Insomma, prima fanno i difficili e poi.....

 Ingredienti
per la sfoglia
150 g di farina 00
100 ml di acqua
1 cucchiaio di olio extravergine d’oliva
1 pizzico di sale

per il ripieno
700 g di mele
3 cucchiai di rum
50 g di pangrattato
30 g di burro
noci,nocciole,mandorle,uva passa,banane disidratate,fichi secchi,datteri q.b.
la scorza di ½ limone grattugiata
1 cucchiaino di cannella in polvere
20 g di burro fuso per spennellare la sfoglia
zucchero a velo a piacere per la superficie

per la crema pasticciera mandorlata
500 ml di latte
  4 tuorli
50 g di zucchero semolato
25 g di farina bianca
25 g di farina di mandorle
½ baccello di vaniglia

Preparate l’impasto per la sfoglia.
Scaldate l’acqua, deve essere abbastanza calda ma non bollente. Setacciate la farina in un recipiente, aggiungete il sale e l’olio e versate a mano a mano l’acqua calda mescolando. Quando la farina avrà assorbito tutta l’acqua, togliete l’impasto dal recipiente e cominciate a lavorarlo con le mani su una spianatoia per un paio di minuti, fino ad ottenere un impasto morbido, quasi appiccicoso ma che comunque non resta attaccato alla spianatoia o alle dita. Mettete l’impasto a riposare, coperto da un panno umido o da una pellicola, per circa mezz’ora. Nel frattempo accendete il forno e portatelo alla temperatura di 180°C, modalità statica.

Preparate il ripieno.
Fate sciogliere in un tegame il burro e poi fatevi rosolare il pangrattato fino a farlo dorare (attenzione, basta un attimo per passare dallo stadio della doratura a quello della bruciatura). Spegnete il fuoco, versate il pane in un recipiente, fatelo leggermente raffreddare, quindi aggiungete la scorza del limone grattugiata, la cannella e mettete il composto da parte.
Lavate sotto l’acqua corrente le mele,tagliatele con l'apposito attrezzo o con un coltello a spicchi e poi a pezzetti.



prendete la frutta secca e tagliate i fichi a pezzetti,togliete il nocciolo ai datteri,tagliate le mandorle a pezzetti (o lasciatele anche intere se preferite),lasciate intere le nocciole e le banane essiccate e mettete a bagno l'uvetta con il rum




Stendete la sfoglia.
Mettete una tovaglia pulita (possibilmente lavata con sapone neutro e ben sciacquata), di lino o di cotone, sopra a un tavolo. Infarinate leggermente la tovaglia, prendete l’impasto e cominciate ad appiattirlo con le mani sopra alla tovaglia, quindi spianatelo aiutandovi con un mattarello. Quando la sfoglia comincerà ad essere abbastanza sottile mettete da parte il mattarello, sollevate la sfoglia dal tavolo aiutandovi con le mani e, tenendola con le nocche nella parte sottostante, cominciate a tirarla verso l’esterno facendola girare ogni tanto e facendo attenzione che non si rompa. La sfoglia deve diventare praticamente trasparente. Riponetela nuovamente sulla tovaglia, dovreste aver ottenuto una sfoglia quadrata di circa cinquanta centimetri per lato. Siccome i bordi saranno rimasti un po’ più spessi, passate con le dita lungo tutta l’estremità della sfoglia tirando la pasta per assottigliarla.



Disponete sulla sfoglia il composto di pangrattato, quindi sopra ad esso il ripieno di mele, lasciando liberi circa due centimetri di bordo.



A questo punto, aiutandovi con la tovaglia, cominciate a sollevare la sfoglia per arrotolarla sul ripieno. Fate fare un paio di giri, quindi ripiegate anche i due lembi esterni e continuate ad arrotolare fino alla fine.



Riponete la sfoglia in una teglia precedentemente imburrata, spennellate la superficie della sfoglia con il burro fuso e mettete a cuocere.


Ci vorranno circa trenta/quaranta minuti, ma siccome la cottura dipende molto dal forno, fate attenzione perché la sfoglia non deve diventare troppo scura bensì deve rimanere dorata.
Togliete la teglia dal forno e fate raffreddare lo strudel.


Preparate la crema pasticciera mettendo in una casseruola i tuorli, lo zucchero.. Mescolate bene il composto aggiungete le due farine e versatevi il latte freddo a filo sempre mescolando. Ponete la casseruola sul fuoco e mescolate fino a che la crema avrà preso consistenza, quindi spegnete il fuoco, aggiungete la vaniglia e fate raffreddare la crema ricoprendola con della pellicola per evitare che si formi la pellicina sulla superficie.

Una volta raffreddato, spolverate lo strudel con lo zucchero a velo, tagliatelo a fette e servitelo con la crema pasticciera







con questa ricetta partecipo al contest




lunedì 10 febbraio 2014

Strudel per l' MTC



Riposti pentoloni, paioli e cocci che hanno visto cuocere lentamente spezzatini proposti in infinite e stupende versioni, eccoci alle prese con una sfida dolcissima lanciata da Mari del blog Lasagnapazza ,per l' MTC.: lo Strudel di mele.
Chi non ha mai gustato una fettina di questo dolce che a me fa venire in mente le montagne, le baite, la neve e i camini accesi? Magari direttamente in Tirolo, in Germania o in Ungheria ? O per rimanere in casa nostra, in tutto il triveneto, davanti ad una cioccolata fumante dopo una giornata passata sugli sci o solo per golosità?
E come tutti i piatti tradizionali e tipici del posto, possono avere alcune varianti, magari "segreti di famiglia", quel tocco in piu', che si tramandano gelosamente di generazione in generazione.
Quindi è facile trovare uno strudel preparato con la sfoglia sottile, tipo la baklava, o in pasta piu' spessa tipo quella pane, quindi lievitata, o con la frolla....

Quella che ci propone la spumeggiante Mari, che ho conosciuto a dicembre a Genova in occasione della prima presentazione del nostro libro L'ora del patè, ormai in ristampa, è una "pasta matta" che poi è quella del baffuto Pellegrino Artusi, che ha scritto il libro "La scienza in cucina e l'arte di mangiar bene", che è una sottile sfoglia senza grassi che si presta a molteplici utilizzi e che lui declama cosi :
"Si chiama matta non perché sia capace di qualche pazzia, ma per la semplicità colla quale si presta a far la parte di stival che manca in diversi piatti, come vedrete. Spegnete farina con acqua e sale in proporzione e formate un pane da potersi tirare a sfoglia col matterello"

E' molto veloce e facile da preparare,anche all'ultimo momento, ed è molto leggera, avendo un bassissimo contenuto di grassi, a differenza della pasta sfoglia che prevede una lavorazione piu' lunga a causa dei "giri" e del burro contenuto.
Possiamo dire che questa è la versione dietetica della pasta sfoglia che affonda  le sue radici in epoche antiche, come ad esempio nella baklava. La pasta sfoglia classica nella cucina europea, nasce ad opera di Marie-Antoine Carême nella seconda metà del Settecento. Carême nacque nel periodo della Rivoluzione francese, e divenne cuoco e scrittore. Il testo più celebre è L'Art de la Cuisine Française  nel quale sono incluse, oltre a centinaia di ricette, menu, presentazioni, proposte di "mise en place", la storia della cucina francese e istruzioni sull'organizzazione della cucina.
A lui si deve la codifica e la semplificazione di quella che era conosciuta come l'haute cusine, che è la componente piu' elevata della cucina francese, che è giunta a noi dopo secoli di evoluzioni sociali e politiche,dall'opulenta ed elaborata cucina Medievale ai giorni nostri. Fu Carême, detto il cuoco dei re e il re dei cuochi, lavoro' presso diplomatici francesi, Napoleone Bonaparte, Giorgio IV e lo zar Alessandro I.che stabilì il metodo a 5 giri che è tutt'oggi in uso.
Carême divenne famoso anche per i suoi "pièce montée", elaborate preparazioni di pasticceria, spesso alte oltre un metro, utilizzate come centrotavola e fatte interamente di zucchero, marzapane come ad esempio ricostruzioni di templi, piramidi, antiche rovine e altre strutture architettoniche per le quali traeva ispirazione consultando i testi di storia dell'architettura nella vicina Bibliothéque Nationale.
Una specie di moderno "cake designer"!

A lui vengono anche attribuite la riclassificazione delle salse e l'innovazione del classico cappello da chef francese, il toque blanche. Il termine toque anticamente indicava una tipologia di cappelli generalmente cilindrici, che rappresentavano una carica o una professione (ad es. il cappello del giudice) e, prima ancora, indicava le antiche parrucche dei nobili di Spagna e Francia.
È solitamente alto, a pieghe, spesso gonfio in cima, di color bianco, specifico per i cuochi e, in particolare, del capo chef durante l'attività culinaria. È il simbolo per eccellenza della professione e dell'arte culinaria, e cioè parte essenziale dell'abbigliamento tipico del cuoco.
Pare sia stato usato per primo dal cuoco Alfred Suzanne il quale attribuì però l'idea di questo tipo di cappello al suo contemporaneo Carême. Pare che, nel 1823 Carême vide indossare per la prima volta in cucina una toque un po' floscia, da uno dei suoi aiutanti. Fino ad allora infatti, per le attività ai fornelli venivano indossati solo berretti, retine o cuffiette di cotone, o, al massimo, bassi copricapi etnici, che variavano da paese a paese: in Scozia, ad esempio, venivano usate imitazioni in lana del noto berretto scozzese, in Spagna quello dei toreri, in Germania di forma militare, ecc. Già in alcune raffigurazioni europee del XIV secolo i capi-cuochi europei usavano delle berrette in stile toque, con l'aggiunta di una piuma che li distingueva come direttori delle operazioni di cucina.
Carême, le cui opinioni erano ritenute illustri in tutte le cucine delle corti reali europee, diffuse l'idea di usare, in cucina, un cappello toque ma più rigido e alto, solitamente gonfio e con pieghe, tutto ciò per i seguenti motivi: una maggiore aerazione e traspirazione del sudore del cuoio cappelluto durante le operazioni ai fornelli, quindi un minor assorbimento degli odori stessi , ma soprattutto alto, per dare un maggior prestigio direttivo dello chef alla brigata di cucina, strutturata proprio come un'organizzazione gerarchica. Decise inoltre di alleggerirlo di spessore, usando cotone sottile e inamidato, oppure tessuto o carta idrofoba, sempre per motivi funzionali, come ad es. non far sudare troppo la testa, ma anche contro le macchie di unto e contro i cattivi odori; fu quindi scelto principalmente di colore bianco, sempre per motivi igienico-sanitari.
Furono interessanti alcune tradizioni successive, che si diffusero in Europa, in merito alle pieghe ed alle varie forme del cappello, che individuavano il carattere stesso dello chef. Se il suddetto veniva portato molto gonfio, con le pieghe e leggermente tirato indietro, quasi sempre lo chef era un uomo autoritario e irascibile. Se ancora piegato su un lato della testa, lo chef era ritenuto addirittura uno spaccone, un borioso. Se invece inamidato e ritto sulla punta, il cappello era portato da uno chef solitamente di statura piccola, che tentava di innalzarsi e rendersi superiore rispetto ai collaboratori.

La codifica della cucina classica francese invece è opera di un altro grande che abbiamo conosciuto grazie ad unâltra delle mitiche sfide dell' MTC....chi puo' dimenticare il grande Auguste Escoffier, che ho omaggiato con la mia Salade Carmen.

Ma nonostante questa storia e questa provenienza "sofisticata",  lo "strudelliere" di casa, "inorridisce" quando vede questo dolce preparato con la pasta sfoglia sottile, perché per lui lo strudel vero è quello preparato con la pasta tipo pane, piu' "corposa" come risultato e consistenza tanto che davvero ne basta una fettina minuscola che sei già sazio! Lui lo ha sempre fatto cosi...pasta tipo pane, farcitissimo e a forma di ferro di cavallo, che occupa tutta la placca del forno! Dice che con la pasta sfoglia che si "scioglie" in bocca non sente il sapore!!
Comunque sia, sottile o spessa, lo strudel è una vera delizia! Semplice o accompagnato da una delicata crema pasticciera.....qui la versione di Mari che ho ripetuto pari pari, modificando solo la crema d'accompagnamento, lei la chantilly e io la pasticciera.
Doveva durare fino a domani, almeno per la colazione.....invece è già finito!!!!! Per fortuna non gli piaceva la sfoglia che si scioglie in bocca....e mi ha pure chiesto come era fatta la pasta! Insomma, mi sa che la pasta matta fa convertire anche i palati piu' esigenti!

Ingredienti
per la sfoglia

150 g di farina 00
100 ml di acqua
1 cucchiaio di olio extravergine d’oliva
1 pizzico di sale

per il ripieno
700 g di mele
80 g di zucchero di canna
3 cucchiai di rum
30 g di pinoli
30 g di uva passa
50 g di pangrattato
30 g di burro
la scorza di ½ limone grattugiata
1 cucchiaino di cannella in polvere
20 g di burro fuso per spennellare la sfoglia
zucchero a velo a piacere per la superficie

per la crema pasticciera
250 ml di latte
3 tuorli
75 g di zucchero semolato
25 g di amido di mais
½ baccello di vaniglia


Esecuzione
Preparate l’impasto per la sfoglia.
Scaldate l’acqua, deve essere abbastanza calda ma non bollente. Setacciate la farina in un recipiente, aggiungete il sale e l’olio e versate a mano a mano l’acqua calda mescolando. Quando la farina avrà assorbito tutta l’acqua, togliete l’impasto dal recipiente e cominciate a lavorarlo con le mani su una spianatoia per un paio di minuti, fino ad ottenere un impasto morbido, quasi appiccicoso ma che comunque non resta attaccato alla spianatoia o alle dita. Mettete l’impasto a riposare, coperto da un panno umido o da una pellicola, per circa mezz’ora. Nel frattempo accendete il forno e portatelo alla temperatura di 180°C, modalità statica.


Preparate il ripieno.
Fate sciogliere in un tegame il burro e poi fatevi rosolare il pangrattato fino a farlo dorare (attenzione, basta un attimo per passare dallo stadio della doratura a quello della bruciatura). Spegnete il fuoco, versate il pane in un recipiente, fatelo leggermente raffreddare, quindi aggiungete la scorza del limone grattugiata, la cannella e mettete il composto da parte.


Lavate sotto l’acqua corrente le mele, sbucciatele, toglietene il torsolo, tagliatele in quattro e poi ciascun quarto in fettine sottili. Mettete le fettine di mela in un recipiente, aggiungete lo zucchero di canna, i pinoli, l’uva passa, il rum e mescolate bene il tutto.



Stendete la sfoglia.
Mettete una tovaglia pulita (possibilmente lavata con sapone neutro e ben sciacquata), di lino o di cotone, sopra a un tavolo. Infarinate leggermente la tovaglia, prendete l’impasto e cominciate ad appiattirlo con le mani sopra alla tovaglia, quindi spianatelo aiutandovi con un mattarello. Quando la sfoglia comincerà ad essere abbastanza sottile mettete da parte il mattarello, sollevate la sfoglia dal tavolo aiutandovi con le mani e, tenendola con le nocche nella parte sottostante, cominciate a tirarla verso l’esterno facendola girare ogni tanto e facendo attenzione che non si rompa. La sfoglia deve diventare praticamente trasparente. Riponetela nuovamente sulla tovaglia, dovreste aver ottenuto una sfoglia quadrata di circa cinquanta centimetri per lato. Siccome i bordi saranno rimasti un po’ più spessi, passate con le dita lungo tutta l’estremità della sfoglia tirando la pasta per assottigliarla. (essendo sola non ho potuto fotografare la sfoglia in controluce.....cosi ho messo una pila. L'effetto non è proprio uguale ma il risultato della sfoglia trasparente l'ho ottenuto)



Disponete sulla sfoglia il composto di pangrattato, quindi sopra ad esso il ripieno di mele, lasciando liberi circa due centimetri di bordo.



A questo punto, aiutandovi con la tovaglia, cominciate a sollevare la sfoglia per arrotolarla sul ripieno. Fate fare un paio di giri, quindi ripiegate anche i due lembi esterni e continuate ad arrotolare fino alla fine.
Riponete la sfoglia in una teglia precedentemente imburrata, spennellate la superficie della sfoglia con il burro fuso e mettete a cuocere.




Ci vorranno circa trenta/quaranta minuti, ma siccome la cottura dipende molto dal forno, fate attenzione perché la sfoglia non deve diventare troppo scura bensì deve rimanere dorata.
Togliete la teglia dal forno e fate raffreddare lo strudel.


Preparate la crema pasticciera
Preparate una crema pasticciera mettendo in una casseruola i tuorli, lo zucchero e l’amido di mais. Mescolate bene il composto e versatevi il latte freddo a filo sempre mescolando. Ponete la casseruola sul fuoco e mescolate fino a che la crema avrà preso consistenza, quindi spegnete il fuoco, aggiungete la vaniglia e fate raffreddare la crema ricoprendola con della pellicola per evitare che si formi la pellicina sulla superficie.
Montate la panna mettendola in un recipiente ben freddo fino a che diventerà molto consistente.

Una volta raffreddato, spolverate lo strudel con lo zucchero a velo, tagliatelo a fette e servitelo con la crema


con questa ricetta partecipo al
http://www.mtchallenge.it/2014/02/mtc-n-36-la-ricetta-della-sfida-di.html

lunedì 3 febbraio 2014

Patè di olive con waffel all'aglio



Ora che ho la "waffelliera"....e ci ho preso gusto e la mano.....so già che ne preparero' spesso di queste
piccole delizie.
I waffel che ho fatto la volta scorsa sono spariti subito cosi' li ho rifatti e poi serviti con questo delizioso patè di olive, preso dal libro L'ora del patè, che, dopo il grandissimo successo ottenuto con la prima uscita, tutto esaurito in soli sei giorni, ora è in ristampa!
Un accostamento veramente delizioso: il sapore del formaggio e dell'aglio con quello deciso delle olive taggiasche, piccole nelle dimensioni ma con un gusto che le rende uniche e distinguibili!

Ingredienti
250 g di olive (io quelle taggiasche)
150 g di pistacchi
olio extravergine di oliva



Esecuzione
Snocciolate le olive e frullatele assieme ai pistacchi versando poco alla volta l'olio, fino a ottenere un'emulsione cremosa.
Fate riposare in frigorifero per un ora prima di servire.



Se volete saperne di piu' sul nostro libro......leggete qua, e se siete ancora piu' curiosi di conoscere di persona i protagonisti e gli artefici di questo evento editoriale.....venite alla presentazione!

L'ora del patè.....va in ristampa!!


Con grande orgoglio e soddisfazione annuncio che......si va in ristampaaaaaaaa!!!!!

Si, il bellissimo libro L'ora del patè a cura di Alessandra Gennaro, con le illustrazioni di Roberta Sapino, le fotografie di Sabrina de Polo edito da Sagep editore di Genova, della collana I libri dell'MtChallenge, andato letteralmente a ruba alla prima tiratura, pensate, in soli 6 giorni ha venduto piu' di 2000 copie, che a Natale ha fatto impazzire la blogosfera al "grido" "Questo Natale basta biscotti" facendoci passare per matte, che è stato regalato e acquistato da amici e parenti, dagli amanti della buona tavola,dai curiosi che si sono lasciati attrarre dalla grafica accattivante,che non si trovava piu' nelle librerie....ebbene si, va in ristampa!
E questo è un bellissimo riconoscimento per tutto il lavoro che è stato fatto e per le persone che ci hanno messo impegno, anima, cuore e non solo.......

Lunedi 10 febbraio 2014 alle ore 18.30 ci sarà nello Spazio Eventi al terzo piano della Libreria Mondadori di Milano  in P.za del Duomo 1, la presentazione del libro, a cura del giornalista Paolo Massobrio,
Daniela Lucisano, nuovo Direttore della rivista mensile "A Tavola" e Alessandra Gennaro.

La collana I Libri dell'MTChallenge nasce dall'esigenza di non vedere disperso tutto il materiale pubblicato in rete, che ad oggi conta piu' di 5000 ricette inedite, frutto della sfida culinaria piu' popolare del web, nata per iniziativa di Alessandra Gennaro, ispirata al gioco americano "The Daring Challenge" e personalizzato per un "made in Italy", che vede la partecipazione di oltre 150 appassionati di cucina che mensilmente e con grande impegno e trasporto partecipano alle sfide che man mano vengono loro proposte.
Questo volume comprende piu' di ottanta ricette di patè, grissini, cracker, pani, burro e composte, curiosità e suggerimenti. Il tutto condito da una grafica accattivante, fotografie stupende e il suo stile innovativo.

Acquistando il volume si sosterrà il progetto "Cuore di bimbi" della Fondazione "Aiutare i bambini" di Milano (http://www.aiutareibambini.it/)


Un motivo in piu' per condividere con noi questa gioia e questa presentazione!

domenica 2 febbraio 2014

Waffel all'aglio con rucola,pomodorini e prosciutto crudo





Immaginatevi una delle tante giornate uggiose e piovose che ci stanno accompagnando ultimamente. Che a metà mattina si trasforma in neve per poi ritornare acqua a catinelle.
Immaginate la reazione di una impiegata (io) che dopo l'ennesimo giorno che i programmi sono in tilt vorrebbe buttare il pc dalla finestra. E che all'uscita dal lavoro deve fiondarsi fino oltre P.za del Duomo per andare all'assicurazione per la rottamazione della macchina. E dopo contrattempi vari, riprende il tram sotto una pioggia torrenziale, con piedi e giaccone strabagnati perché l'unico ombrello d'emergenza dell'ufficio è un catorcio e quindi...non serve quasi a niente.
E una volta che è arrivata alla fermata della metro, dopo ben sei fermate di tram, riceve la telefonata del marito che le dice guarda che devi tornare indietro perché hai dimenticato la carta d'identità...no, non l'ho dimenticata io, è l'impiegata che non si è ricordata di ridarmela, ok metà colpa per uno.
Quindi aspetta di nuovo il tram, riprendi la carta, riaspetta il tram, arriva nuovamente alla metro, passa a prendere una rivista, passa alla biglietteria della Scala a chiedere un'informazione, prendi la metro che a quell'ora di punta è un delirio, prendi al volo il pulmann, appuntamento alla fermata col marito che mi viene a recuperare. che no vede l'ora di farsi una doccia bollente e spiaggiarsi sul divano....
Pero' prima facciamo una scappata all'inaugurazione di un nuovo supermercato, dove c'è mezzo mondo anche li, e già uno deve orientarsi con la nuova disposizione, veramente da sclerare....cosi facciamo un giro veloce e....CHE TI VEDO?! La macchina per fare i waffel, che cercavo da tutte le parti senza mai riuscire a trovarla! Come quella che ha la mia amica Alice. Subito sono rinata. Ho dimenticato di avere i piedi e il giaccone bagnato, ho dimenticato il pc che non funziona, la strada doppia che ho fatto, la stanchezza....insomma, ho finito la giornata in bellezza!
Cosi' ecco che ho inaugurato questo nuovo marchingegno con una ricetta fantastica che ha provato la mia amica e a suo dire era fantastica, presa dal libro L'ora del patè, il libro che abbiamo scritto noi dell'Mtc, che a dicembre ha spopolato in tutte le librerie tant'è che è già andato in ristampa.
Nella ricetta originale sono chiamati "Wafer all'aglio di Vessanico", ma siccome il marchingegno dice che serve per i waffel.....che waffel sia! Con un po' di contorno......e via¨!!!! Certo, ho dovuto prenderci la mano per dosare l'impasto nella quantità giusta, ma una volta trovata....rimanevo a bocca aperta come un bambino davanti ad un rifornitissimo negozio di giocattoli!

Ingredienti 
2 uova
60 g burro fuso
50 g Parmigiano Reggiano grattugiato
150 g farina 00
2oo ml latte intero
1/2 cucchiaino di sale

Esecuzione
Sbattete le uova con la frusta a mano e aggiungete il burro fuso completamente raffreddato, il Parmigiano, la polpa dei due spicchi d'aglio schiacciati con l'apposito attrezzo.
Amalgamate bene e unite poco alla volta la farina alternandola al latte. Aggiungete il sale e lasciate il composto in frigorifero per almeno un'ora. Trascorso questo tempo, cominciate a formare i waffel seguendo le indicazioni della macchina apposita. Serviteli ancora caldi con il contorno che preferite.




suddividete i cuori.......



questa e altre fantastiche ricette che vi consiglio di provare le potete trovare sul libro.....cosa aspettate???



sabato 1 febbraio 2014

Tortine di carote




In tutte le culture l'ospite è sacro. Le forme più antiche di ospitalità gratuita erano già presenti presso le culture primitive, presso i Greci, i Romani,i Germani, gli Slavi, i Persiani, gli Indiani, gli Egizi, gli Ebrei e gli Arabi, in molte tribù dell’Africa, in Cina e in Giappone, fino agli Ainu del Pacifico e agli Indios delle Americhe.
L’ospitalità gratuita, proprio per il fatto di essere offerta senza alcuna ricompensa, comportava onerose spese e responsabilità, così che quasi dappertutto era limitata a due o tre notti e solo in casi particolari il padrone di casa poteva decidere di prolungarla.

La nascita dell’ospitalità a pagamento è strettamente collegata all’intensificarsi del commercio e all’espansione dei mercati: In occasione delle fiere cittadine e dei mercati annuali, i luoghi di pellegrinaggio risultavano essere sovraffollati così che pellegrini e mercanti dovevano pernottare in alloggi di emergenza o all’aria aperta. Accadeva che fosse possibile trovare un buon alloggio solamente offrendo una grossa cifra o un pegno: mentre pellegrini e mercanti frequentavano volentieri taverne ed alberghi modesti, i nobili alloggiavano esclusivamente in casa di ricchi cittadini, fu cosi’ che l’ospitalità a pagamento si formò su basi di discriminazione sociale.
L’ospitalità assunse quindi diverse forme: gratuita concessa da un cittadino a un cavaliere, case adibite appositamente a tale funzione e piene di ospiti; il mercante che occasionalmente riceveva gli stranieri facendo loro pagare tutte o solo una parte delle prestazioni offerte. Normalmente accadeva che l’ospite non ricevesse il vitto dal padrone di casa, portandoselo invece con sé o acquistandolo al mercato.

E anche a tavola l'ospite è una figura ben definita.
Ogni cultura ha il suo modo di stare insieme a tavola, a come servire e come consumare il cibo. In alcuni paesi come lo Sri-Lanka,il Senegal e il Bangladesh, viene offerto un bicchiere di acqua e se questo viene donato a ridosso del pranzo o della cena, conviene accettarlo perchè significa che hai accettato anche l'invito a rimanere a mangiare. Si mangia con le mani, seduti tutti insieme davanti ad una grande scodella dalla quale si attinge con la mano destra e non con la sinistra,che viene usata per la pulizia intima,quindi "impura". In alcuni casi sono solo le donne che stanno in cucina, in altri non è solo una prerogativa femminile. Gli alcolici vengono consumati dai non musulmani e lontano dagli occhi dei bambini.
Nel mondo greco antico, il termine Xenia riassume tutto il concetto dell'ospitalità che si basava su tre principi di base: il rispetto del padrone di casa verso l'ospite, il rispetto dell'ospite verso il padrone di casa e la consegna di un "regalo d'addio" all'ospite da parte dell'ospitante.

Io, in qualità di ospite e ospitante,ho un bellissimo ricordo di tutte le volte che ho ricoperto questa figura. Rammento con gioia tutte le persone che sono passate da casa nostra e che abbiamo avuto il piacere di omaggiare e coccolare condividendo la nostra tavola. E di tutte le volte che io sono stata omaggiata e coccolata. Ma quella che piu' mi sta a cuore e ricordo con un misto di venerazione e rispetto sono i momenti che abbiamo trascorso insieme ai nostri amici giapponesi di Hyogo,sia quando li abbiamo ospitati in casa nostra sia quando loro ci hanno ospitato in un caratteristico ristorante quando siamo andati a trovarli.
Un incontro casuale,nato su un vagone del treno 17 anni fa e che dura tutt'oggi.
La prima volta che sono venuti in Italia,un 15 agosto piovoso cosi' non l'avevo mai visto,ma nonostante tutto abbiamo girato Milano,con il mio cervello che fumava,si,perchè Seiji il marito non parla inglese,Etsuko la moglie lo parla un po',e il papà di lui,un anziano che solo a guardarlo ti sentivi un senso di rispetto e di timore di fare o dire qualcosa di sbagliato,ovviamente anche lui solo giapponese!Quindi Rino parlava a me in italiano,io traducevo in inglese a Etsuko che traduceva in giapponese a loro, e ritraduceva in inglese a me che traducevo in italiano a Rino.... una volta ripartiti parlavo e pensavo ancora in inglese! 
E sono rimasti a bocca aperta per quello che avevo portato in tavola,per noi niente di che,per loro una vera scoperta,tant'è che dopo aver ringraziato ad ogni portata con un breve cenno di capo sul piatto, hanno scattato non so quante fotografie,chiedendo sempre il permesso di farlo!
E anche noi quando siamo stati in quel ristorante tipico,inginocchiati a terra,serviti da una donna in kimono,abbiamo passato dei momenti stupendi,che erano talmente carichi di rispetto e tradizione che anche a parlare tra di noi bisbigliavamo e dovrei scrivere "bisbigliando" sui tasti....Potrei parlare ore e ore dei momenti passati in quel magnifico paese......

Perchè tutto questo panegirco di parole? Per dire semplicemente che avevamo ospiti per un caffè due nostri amici,che sono molto attenti all'alimentazione, e Rino dice...perchè non prepari una torta di carote? 
Detto fatto...anzichè la torta, tortine monoporzione che sono state spazzolate fino all'ultima perchè sono......erano di un buono ma di un buono!!
E per riallacciarmi al discorso iniziale,che l'ospite è sacro, mi viene spontaneo preparare per lui qualcosa di speciale,qualcosa che apprezza,per farlo sentire a proprio agio e ben accetto.Per questo quando vedo che apprezza tutto quello che ho preparato,magari impiegandoci anche tanto tempo,sono orgogliosa e soddisfatta,non per una forma di vanità o altro,ma perchè so di averlo reso felice e amato.
Per questo quando sono ospite porto sempre qualche cosa in regalo,magari preparato con le mie mani o una bottiglia di vino che so è particolarmente apprezzata....è una forma di ringraziamento e di affetto che si ha nei confronti di queste persone!
E con queste tortine è stato proprio cosi........

Ingredienti
400 g carote
100 g fruttosio
150 g farina di mandorle
  70 g fecola
  50 g farina bianca
    4 uova
sale q.b.

Esecuzione
Mescolate la farina di mandorle con il fruttosio.Aggiungete le uova e montate fino ad ottenere un composto gonfio e spumoso. Aggiungete la farina,la fecola e in ultimo le carote grattugiate e strizzate e amalgamate 
delicatamente.



Versate il composto in stampini singoli (io di silicone) e fate cuocere a 175° per 50 minuti.
Lasciateli raffreddare e ricopriteli con zucchero a velo..............


ecco il morbidissimo e "carottoso" interno......