mercoledì 21 maggio 2014

Babà con frutta fresca e sorbetto al limone e con crema pasticcera alla lavanda



Sembrava strano che mi limitassi ad una sola ricetta, vero?! Eh si, non ho resistito, anche perchè i Babà della volta scorsa, erano si, buoni, pero' non mi sembrava facessero tanto onore ad Antonietta del blog  La trappola golosa , che con tanta dovizia di particolari, fotografie e suggerimenti, ci ha illustrato e insegnato come realizzare questo delizioso dolce campano per la sfida dell' Mtc.
Quindi non potevo finire cosi la sfida e offrirle un babà che neppure era stato realizzato con lo stampo originale, ma con le formine a forma di alberello di Natale!! Mi sembrava di farle uno sgarbo, e di snobbare e sminuire la sua ricetta, cosi mi sono spero riscattata un pochino, realizzandolo in uno stampo che proprio per babà non è nemnmeno questo, ma che almeno si avvicina. 
Ma che comunque ci azzecca ugualmente, perchè il babà non è propriamente nato in Campania! Eh no, deriva da un dolce di origine polacca, il babka ponczowa, che i cuochi francesi chiamarono "baba", mentre i napoletani  "babbà".
L'inventore  fu il re Stanislao Leszczyński ,suocero di Luigi XV, che si dilettava ad inventare sempre nuovi piatti. Il sovrano, era privo di denti e ghiotto del Kugelhupf, un dolce tipico francese dell'Alsazia che essendo troppo asciutto, venne bagnato di Tokaj e di sciroppo. Ecco fatto!! E la forma ricorda la gonna a forma di campana che indossano le anziane donne polacche chiamata babka.....
E ho per l'appunto utilizzato questo stampo, che avevo comperato tempo fa, non pensando che mi potesse tornare utile anche in questa occasione.
La volta scorsa l'ho preparato con il lievito madre, mentre questa volta ho utilizzato il lievito di birra.
E io, che sinceramente non ne andavo matta matta, devo dire che mi sono dovuta ricredere, e con me anche marito e figlia!! 

Devo sinceramente e modestamente dire che il risultato finale mi piace assai! Forse è riuscito un po' troppo alveolato, e questo deve essere stato il risultato della sbattitura sul piano di lavoro che mi ha preso un po' la mano....infatti, quando ho incominciato questa operazione, sottolineata dalle note del Dies Irae del Requiem di Verdi ,mio marito, sentendo dei colpi provenire dalla cucina, è venuto a vedere che cosa stesse succedendo!! E mi ha trovato che sbattevo ripetutamente l'impasto, e ci provavo gusto anche! A ripensarci in effetti sembravo un po' matta.....
E sentire poi la morbidezza tra le mani, quando dividevo le palline di impasto da posizionare nello stampo...è stato proprio terapeutico.
Ma poi, durante il completamento del dolce, dalla bagna, preparare la crema pasticcera, tagliare la frutta e disporre il tutto sul piatto da portata, i tono sono cambiati e dalla forza e impeto iniziali,  mi sono rilassata e concentrata ascoltando un bellissimo cd con stupendi Concerti, Sonate, Polacche, Notturni ecc di Chopin, famosissimo pianista e compositore polacco....bè, viste le origini di tutto quanto, non poteva essere diverso il sottofondo ovviamente.

L'unico rammarico è che non ho avuto il tempo materiale di preparare un sorbetto "vero"...ma comunque, visto che il protagonista della ricetta era lui, il babbà....io sono pienamente soddisfatta... e spero lo sia anche Antonietta! 

Ingredienti
300 g di farina bio tipo 0 Manitoba
3 uova  grandi
100 g di burro
100 g di latte
25 g di zucchero
10 g di lievito di birra
½ cucchiaino di sale fino

frutta fresca a piacere (kiwi, ananas, banana,fragole, melone, pera, mela)
menta per guarnire

gelatina di albicocche

Per la bagna
1 lt di acqua
400 g di zucchero
1 limone
1 cucchiaio di fiori di lavanda

Crema pasticcera alla lavanda
250 ml di latte
2 tuorli
2 cucchiai colmi di zucchero
2 cucchiai rasi di farina
1 cucchiaio di fiori di lavanda
30 g di burro

una confezione di sorbetto al limone

Esecuzione
Lievitino
Sciogliere il lievito di birra con 50 g di latte tiepido e 1 cucchiaino di zucchero e impastarli con 70 g di farina, tutti presi dal totale degli ingredienti. Lasciar lievitare fino al raddoppio, coprendo la ciotola con un telo inumidito.



Primo impasto
Versare in una ciotola il resto della farina (230 g), fare la fontana, versarci il lievitino e le tre uova. Impastare schiacciando ripetutamente nella mano l’impasto per amalgamare le uova e aggiungere un cucchiaio alla volta di latte per ammorbidirlo un po’, man mano che se ne senta la necessità, facendo attenzione a non renderlo molle; poi impastare energicamente, sbattendolo verso la ciotola per una decina di minuti. Coprire e lasciar lievitare per 80/90 minuti e comunque fino al raddoppio.


Secondo impasto
In una ciotolina lavorare il burro a pomata, impastandolo con il restante zucchero (20 g) e il sale. Aggiungerlo al primo impasto  una cucchiaiata alla volta facendo  assorbire bene  prima di aggiungere  la successiva. Lavorare per 5 minuti nella ciotola, poi ribaltare l’impasto su un piano da lavoro e iniziare a lavorare energicamente piegandolo e sbattendolo più volte per 15/20 minuti. Qui bisogna avere tenacia e resistenza perché questa è quella fase in cui è possibile ottenere un babà spugnoso e morbido, capace di assorbire e trattenere la bagna.
Quando inizierà a staccarsi dalle mani e piegandolo manterrà una forma tondeggiante, senza collassare e vedremo l’accennarsi di bolle d’aria il nostro impasto è pronto.


Per poterlo sistemare agevolmente nello stampo preventivamente imburrato,(io ho usato lo stampo in silicone quindi non l'ho imburrato), staccare dalla massa dei pezzi di pasta schiacciandoli con pollice e indice, come volessimo strozzarli, ottenendo così 6 palline.
Una volta completato il giro, con l’indice  sigillare gli spazi tra una pallina e l’altra, coprire con un telo umido e lasciar lievitare in forno spento con luce accesa per 2 ore, fino a triplicare di volume.


Accendere il forno  a 220°, raggiunta la temperatura infornare, abbassare a 200° e cuocere per 25 minuti.
Dopo circa 10 minuti di cottura coprire con un foglio di alluminio, per evitare che la superficie scurisca.
A cottura ultimata lasciar intiepidire per 15 minuti e capovolgere il babà possibilmente in una ciotola larga e bassa

La bagna
Versare l’acqua in una pentola, aggiungere lo zucchero, la scorza di limone, evitando accuratamente la parte bianca e lasciar sobbollire per 10 minuti.
Spegnere, lasciar intiepidire, passarlo attraverso un colino a maglie strette e versare sul babà ancora tiepido. Ogni 15/20 minuti, aiutandosi con un mestolino, raccogliere lo sciroppo sul fondo del babà e irrorarlo di nuovo. Continuare così finché non si presenta ben inzuppato e tratterrà lo sciroppo più a lungo, cedendolo sempre più lentamente. Spennellarlo con gelatina di albicocche sciolta in pochissima acqua.


Adagiarlo su un piatto da portata, facendolo scivolare con molta attenzione.


Servitelo con frutta fresca e il sorbetto di limone guarnito con foglie di menta fresca



e per i piu' golosi la versione con la crema pasticcera alla lavanda.....

Scaldare il latte aggiungendo un cucchiaio di fiori di lavanda e spegnere quando accenna a bollire.
Mettere a scaldare la pentola con l’acqua che servirà da bagnomaria per cuocere la crema.
Nella pentola dove invece cuoceremo la crema mettere i tuorli, lo zucchero e la farina setacciata; con una frusta amalgamarli energicamente. Con un colino, scolate il latte dai fiori di lavanda e incorporatelo versandolo a filo, continuando a mescolare. Passare nel bagnomaria a fuoco dolcissimo.

Girare sempre nello stesso verso, senza mai fermarsi per almeno 15 minuti e comunque fino a quando non avrà raggiunto la densità desiderata. Spegnere, aggiungere il burro e incorporarlo con la frusta. Lasciar raffreddare girando di tanto in tanto. Sistemare la crema in un sac a poche e tenerla in frigo fino al momento dell’utilizzo.



con questa ricetta partecipo a 

martedì 13 maggio 2014

Il Babà o o' Babbà per l'Mtc


 Quando ho visto che la vincitrice della sfida precedente dell' Mtc  era Antonietta del blog La trappola golosa, ricordandomi della sua provenienza mi sono fatta una carrellata delle ricette tradizionali campane pensando a quella piu' papabile tra le tante, dalle salate ai dolci....e si, i dolci....mi sono detta....sta a vedere che mo' ci fa fare il babà! Naaaaa, non è possibile che ce ci faccia fare il babà.....morale.....siamo tutte prese a fare il babà!!!! Dopo un attimo di sgomento, perché sinceramente non è che vado matta per questo dolce, mi sono ripresa, anche perché un tentativo lo avevo già fatto, chiamandolo il Babà natale, perché non avevo gli stampini e avevo utilizzato quelli a forma di alberello, ed essendo giugno allora, facevano un po' strano! E il risultato non era poi malaccio, a parte la forma un po' improbabile.....
Ma quando ho letto la ricetta di Antonietta mi sono lasciata travolgere e coinvolgere dalle fotografie e dal suo risultato finale. Appunto, il suo risultato! Ma ero talmente presa che mi sono buttata a capofitto nella preparazione. E qui mi sono rismontata, perché mi sono ricordata che non avevo stampini da babà...ma dopo una "riunione volante" con Antonietta e le altre babbatrici, mi han dato l'ok per utilizzare gli stampini natalizi, purchè il risultato finale fosse conico!. Certo, conico lo è ma ho passato momenti di ansia, frenesia, pace prima di scattare la fotografia!
Il giorno piu' propizio era lunedi, visto che ero a casa in ferie, cosi alle 7 di mattina ero già pronta in cucina, con bilancia, stampi e tutti gli ingredienti, pronta a cimentarmi passo dopo passo nella ricetta di Antonietta.
Una regola che pero' bisogna assolutamente applicare quando si affronta un qualsiasi lievitato, è chiudere fuori di casa la fretta e l'impazienza!
E io continuavo a sbirciare se lievitava o no....ed essendo Antonietta on line, le ho manifestato questa mia impazienza, e mi ha risposto di andare a fare altre cose, che sicuramente sarebbe lievitato.....e cosi sono andata a mettere a posto tutti i maglioni che avevo lavato, passato l'aspirapolvere, sistemato un po' di cose e si...aveva ragione, erano lievitati ma un'altra regola è quella di non fare proprio di testa propria! Se l'Antonietta ha scritto che gli stampini vanno riempiti per metà, vanno necessariamente riempiti per metà! Io invece li ho riempiti un po' oltre, risultato è stato quello che non hanno proprio fatto l'effetto "mongolfiera"!
Comunque sia li ho infornati e il risultato è stato quello che vedete nelle foto. Sicuramente di forma pessima, ma erano buoni!! Ovvio che se avessi usato gli stampini originali, il risultato sarebbe stato diverso....
E mentre seguivo il consiglio di Antonietta di non agitarmi ecc, mentre i babà cuocevano in forno, pensavo a quando sono andata a Napoli e dintorni anni e anni fa.....Rino all'epoca, insegnava al Conservatorio di Avellino e la prima volta che scese giu' a fare lezione, era novembre. Mi ricordo che parti' con il treno la domenica notte e arrivo' a destinazione alle otto di mattina. Aveva nevicato molto, e quando si presento' in Conservatorio, lo trovo' chiuso. Aspetto' un po', e poi chiese al bar di fronte.....a causa della nevicata, le scuole erano rimaste chiuse. Si erano dimenticati di avvisarlo!!!
Quando mi telefono', penso che le mie urla si sentissero fin laggiu'....ma lui con la sua solita calma mi rispose ...è inutile che mi arrabbio, non cambia niente ormai....cosi' riprese il treno e ritorno' a Milano. Aveva allievi di famiglie umilissime, e che facevi quasi fatica a capire cosa dicevano perché parlavano in dialetto stretto. Suonavano nelle piccole bande di paese nei dintorni. Persone che allevavano animali, producevano formaggio e prosciutti. Ragazzi volonterosi che lavoravano in campagna e studiavano.
L'ultimo giorno di lezione prima delle vacanze di Natale, gli portavano dei cesti e pacchi con dentro i prodotti tipici preparati o acquistati. Lui non li voleva, era imbarazzatissimo, ma loro erano cosi. Generosi in maniera imbarazzante. E quando telefonavo alle loro mamme per ringraziarle, era commovente sentire quanta generosità e rispetto trasmettevano le loro parole.
Una volta sali' con un cesto con dentro un prosciutto intero, scamorze, mozzarelle, taralli normali e con le mandorle e pepe....sembrava un emigrante che era salito al nord con le leccornie della sua terra!
E a giugno, in occasione degli esami, io e Alice eravamo scese con lui. Ho conosciuto quei ragazzi, abbiamo alloggiato ad Atripalda, visitato il bellissimo Museo Archeologico, Pompei, Ercolano, Pozzuoli con la sua Solfatara, un pezzo di Costiera Amalfitana, perché soffrendo il mal di macchina pensavo di morire!! Abbiamo mangiato le piu' buone ed economiche pizze al mondo, gigantesche sfogliatelle e altre leccornie. Mi sono impressionata per il caos, i semafori che non venivano osservati, insomma, ho passato una settimana fagogitata dalla vita e dalla personalità partenopea.
Questa sua avventura in quel di Avellino è durata tre anni di avanti e indietro. Ne ha fatti di sacrifici, ma ha lasciato anche un buon ricordo di sé stesso. E loro a lui. A Natale lo chiamano ancora per fare gli auguri, e settimana scorsa uno gli ha comunicato che si sposa!
Quindi, come non conservare un "bel ricordo caotico e denso di emozioni" di quel periodo?

E ora veniamo alla ricetta che è proposta in due versioni. Una con il lievito di birra e l'altra con il lievito madre che ho fatto io. E sotto è riportata la ricetta originale ......

Ingredienti
280 g di farina bio tipo 0 Manitoba
3 uova  cat a grandi
100g di burro
90 g di latte
25 g di zucchero
50 g di lievito madre rinfrescato
10 g di lievito di birra
½ cucchiaino di sale

Primo impasto
Versare in una ciotola 120 g di farina, fare la fontana, aggiungere 1 uovo, il lievito madre, lo zucchero e 30 g di latte tiepido. Impastare, coprire con un telo umido e attendere il raddoppio.

Secondo impasto
Versare in un'altra ciotola la restante farina (160 g), aggiungere il primo impasto e 1 uovo, sciogliere bene e amalgamare, poi incorporare il secondo uovo, Impastare  energicamente per 10 minuti, battendo contro i bordi della ciotola e aggiungendo man mano del latte a cucchiaiate. Sciogliere il burro a bagnomaria o in un microonde e versarlo a filo sull’impasto, incorporandolo lentamente. Per ultimo, in una tazzina “impastare” il lievito di birra con il sale finché diventa una cremina  liquefatta e aggiungere anche questa alla massa. Una volta incorporati tutti gli ingredienti, ribaltare l’impasto su un piano da lavoro e lavorare come descritto nel precedente procedimento.
Ricavarne 11 palline e sistemarle negli stampini monoporzione precedentemente imburrati. Ogni pallina deve arrivare a metà altezza dello stampino. Sistemarli in una teglia e lasciar lievitare in forno spento con luce accesa fino a quando triplicano di volume, fuoriuscendo dal bordo superiore formando una calottina di circa 2 cm.


Preriscaldare il forno a 200°, infornare, abbassare a 180° e cuocere per 20 minuti. A metà cottura coprire con un foglio di alluminio.
A cottura ultimata lasciar intiepidire per 10 minuti, staccarli delicatamente dagli stampini (basta reggere lo stampino con una mano e con l’altra tirare e contemporaneamente roteare leggermente la calottina) e adagiarli in una ciotola larga.























Per la bagna
1 lt di acqua
400 g di zucchero
1 limone
Versare l’acqua in una pentola, aggiungere lo zucchero e la scorza di limone, evitando accuratamente la parte bianca e lasciar sobbollire per 10 minuti.
Spegnere, lasciar intiepidire, passarlo attraverso un colino a maglie strette e versare sul babà ancora tiepido. Ogni 15/20 minuti, aiutandosi con un mestolino, raccogliere lo sciroppo sul fondo del babà e irrorarlo di nuovo. Continuare così finché non si presenta ben inzuppato e tratterrà lo sciroppo più a lungo, cedendolo sempre più lentamente. Adagiarlo su un piatto da portata, facendolo scivolare con molta attenzione.
Per i babà monoporzione il bagno sarà simile; dopo aver  versato lo sciroppo sopra, rigirarli dentro di esso ogni 10/15 minuti e comunque finché al tatto non abbiano la consistenza di una spugna inzuppata. Scolarli dallo sciroppo e adagiarli su un piatto da portata.

Crema pasticcera al limone
250 ml di latte
2 tuorli
2 cucchiai colmi di zucchero
2 cucchiai rasi di farina
1 limone
30 g di burro
Scaldare il latte e spegnere quando accenna a bollire.
Mettere a scaldare la pentola con l’acqua che servirà da bagnomaria per cuocere la crema.
Nella pentola dove invece cuoceremo la crema mettere i tuorli, lo zucchero e la farina setacciata; con una frusta amalgamarli energicamente e incorporare il latte versato a filo, continuando a mescolare. Passare nel bagnomaria a fuoco dolcissimo.
Tagliare il limone a tre quarti, infilzarlo su un forchettone e con questo girare la crema mentre cuoce.
Girare sempre nello stesso verso, senza mai fermarsi per almeno 15 minuti e comunque fino a quando non avrà raggiunto la densità desiderata. Spegnere, aggiungere il burro e incorporarlo con la frusta. Lasciar raffreddare girando di tanto in tanto. Sistemare la crema in un sac a poche e tenerla in frigo fino al momento dell’utilizzo.

Completiamo il babà
250 ml di rhum
100 g di amarene sciroppate
3 cucchiai di gelatina di albicocche
Scolare dal piatto lo sciroppo che sarà colato dal babà. Irrorarlo con il rhum a proprio piacimento, spennellarlo con la gelatina di albicocche precedentemente sciolta a fuoco lentissimo, decorare con ciuffi di crema pasticcera e completare con le amarene sciroppate.

E per ottenere un ottimo babà spugnoso la fase essenziale è l’impasto: deve essere energico e lungo come ho precisato nella prima versione, senza desistere, fermarsi solo quando questo si stacca dalle mani, lasciandole pulite, quando accenna a fare le prime bolle, quando è sostenuto e tondo come una palla.
Il piano da lavoro dove impastare non deve essere di legno ma di marmo o altra pietra naturale, meglio ancora materiali plastici duri.

Forse qualcuno si chiederà ora perché abbia usato nella seconda versione del lievito di birra insieme al sale. Tutti sanno che questo non si fa, il lievito non va mai mischiato al sale perché questo blocca la fermentazione e nella fattispecie ammazza i saccaromiceti.
Però questa piccola stranezza nasce da un errore. Tempo fa leggevo che il sale inattiva il lievito di birra, non gli permette di avviare una fermentazione, però in un impasto con Lievito Madre, questa pappetta, definita scientificamente glutatione, permette di inglobare anidride carbonica sviluppando gli alveoli visto che questi sono sempre così difficili da ottenere in un lievitato con pasta madre.
Ma dov’è il mio errore? Il glutatione si sviluppa dopo mezz’ora di riposo di sale e lievito ed io questo passaggio l’avevo saltato, l'aggiungevo subito. Però visto che procedendo così comunque ho sempre ottenuto dei buoni risultati, preferisco continuare.


p.s. spero di non sconvolgere troppo Antonietta con questa mia versione "natalizia". Ma l'ho preparata lo stesso con passione e cura, pensando anche a lei, alla donna dolcissima e disponibile, che non conosco di persona, ma con la quale ho scambiato dei pensieri in un momento molto particolare e triste della mia vita......

con questa ricetta partecipo a





lunedì 12 maggio 2014

Insalata di spinaci freschi con semi di girasole e zucca in cialda di grana



La maggior parte delle persone cuoce le verdure utilizzando la pentola a pressione, nell'acqua, o a vapore, sottovalutando il fatto che possono essere consumate anche crude. Una di queste sono gli spinaci, che in base alla ricetta che voglio realizzare, li cuocio con la pochissima acqua non scolata quando li lavo, o addirittura crudi. Specie se sono spinaci novelli, teneri e saporiti.
Anche perché se ci pensiamo un attimo, guardate di che colore è l'acqua, quando si scola cio' che è stato appena cotto. L'acqua che prima era trasparente ora è di colore verde! Come mai? Ma perché nell'acqua si sono sciolte tutte le sostanze e i principi nutritivi presenti. Quindi, per assurdo, dovremmo buttare la verdura che ormai è ridotta ad una foglia senza sapore e bere l'acqua di cottura. Una cosa che nessuno fa pero'!! Quindi dovremmo abituarci a cuocere le verdure in modo tale da non disperderne le proprietà, nell'acqua, che poi buttiamo nel nostro lavandino o nelle piante di casa.
Ovvio che alcune verdure come patate, meglio con la buccia, o i legumi vanno cotti in acqua e con tempi di cottura variabili.
Ma le verdure a foglia larga come i cavoli e verze, o i cavolfiori e i broccoletti sarebbe meglio scottarli in acqua bollente e condirli con olio e limone per assimilare meglio la vitamina C. Un po' come tenere le verdure "al dente" e non mosce o spappolate per la troppa cottura in acqua.

Cosi quando voglio preparare un'insalata nutriente, veloce, sfiziosa, la servo possibilmente a crudo o appena scottata. E se poi voglio renderla piu' appetibile la impiatto in un contenitore di pasta di pane o sfoglia di Grana. Cosi puo' essere consumato insieme e si risolve anche il lavaggio del piatto!

Ingredienti
Spinaci
semi di girasole e di zucca
grana
olio extravergine d'oliva

Esecuzione

Preparate la cialda di grana, ungendo un padellino antiaderente e versando il grana grattugiato ricoprendo tutta la superficie. Fate sciogliere il tutto e quando comincia a cuocere il tutto girate la cialda e fatela dorare leggermente. Rovesciatela delicatamente su una ciotola o altra forma e fatela raffreddare.
Lavate e asciugate gli spinaci. Tagliateli a listarelle sottili e conditele con l'olio, i semi e scaglie di grana.
Trasferiteli nel cestino di grana grattugiato e servite.









domenica 11 maggio 2014

Brigadeiros



Ieri sono stata al Salone Internazionale del Libro  di Torino. I motivi per il quale sono andata la,sostanzialmente sono due : mi piace leggere, cosa importante direi, ho infatti la libreria piena, e anche se siamo nei tempi moderni di e book, mi piace sentire la carta tra le mani, mettere il segnalibro, guardarmi la copertina e rigirarmi il libro tra le mani, e poi perchè noi dell' MTC siamo stati invitati nello spazio Tentazione e meditazione per parlare del "caso editoriale" scatenato dal nostro libro L'ora del patè. E' stato un momento molto importante perchè la curatrice del libro, Alessandra Gennaro nell'intervista che le hanno fatto ha illustrato in parole semplici e senza vantarsi di questo meritato successo, come e perchè è nato tutto cio'. Anche se io mi dico che comunque, se un prodotto è buono, di qualità in tutti i sensi, con alle spalle una casa Editrice seria e storica come la Sagep, blogger che hanno creduto e collaborato a questo progetto, con una buona dose di serietà, audacia, semplicità, gioia, pazzia, tutto ben miscelato, il risultato non poteva essere altimenti!
Il tutto è stato allietato dalla degustazione di deliziosi cioccolatini della casa Pastiglie Leone e dalla particolare birra al cioccolato della Piazza dei mestieri con i quali condividevamo lo stesso spazio. E dopo questo momento di gloria che ci ha mandato alle stelle per l'orgoglio e la soddisfazione, ma con i piedi per terra perchè non vogliamo montarci la testa, abbiamo concluso la giornata con una bella pizza, tra discorsi seri, ameni, coinvolgenti, culturali e culinari, che quando è il momento di salutarsi poi, non lo si farebbe mai perchè si sta troppo bene insieme!
Cosi, ripensando al cioccolato che ho degustato ieri mi è venuto in mente che avevo ancora  tra le ricette da pubblicare quella di questi deliziosi e semplici dolcetti che avevo preparato per un' altra occasione importante: quando un mese fa sono andata a Genova appunto da Alessandra, con altre amiche blogger, per quello che sarà il nostro prossimo motivo di orgoglio.....

Ma questa non è farina del mio sacco! Ho "rubato" la ricetta alla bravissima e simpaticissima,Elena, anche lei presente ieri come in altre occasioni, ed è sempre un piacere incontrarla perchè ti trasmette un'allegria e un'energia cosi' contagiose! E un giorno, guardando le ricette del suo blog, mi sono imbattuta in questi semplicissimi e gustosissimi dolcetti brasiliani. Avevo poi in casa tutti gli ingredienti, quindi, perchè no?!
Anzi no, bugia....non avevo le codette di cioccolato ma il cocco quindi ho modificato la decorazione finale!
Ma il risultato è stato ugualmente apprezzabile.

Non ho problemi a dire che non è mia, e a citare giustamente la fonte dalla quale l'ho presa. E non ci vedo niente di male a riproporre ricette che magari hanno colpito e incuriosito. Fa sempre piacere essere "copiate". Vuol dire che quella ricetta piace!.Basta che se ne citi la fonte di provenienza pero'! Purtroppo ci sono in giro blogger che si fregiano di grandi competenze e doti, che "rubano" ricette spacciandole come loro creazione. Prelevando addirittura anche la fotografia originale! Questo mi sembra proprio ridicolo, disonesto e infantile! Quindi ecco qua, dal Brasile e da Elena del blog Zibaldone culinario la mia proposta....

Ingredienti per 15-20 dolcetti
200g di latte condensato
20g di burro
4 cucchiai di cacao amaro in polvere
codette di cioccolato (io cocco grattugiato)

Esecuzione
In una casseruola  sciogliere a fuoco basso il burro nel latte condensato.
Cuocere mescolando per circa 10-15 minuti, senza arrivare al punto di ebollizione, fino a quando il composto si è addensato fino a tendere a distaccarsi dal fondo e dalle pareti della pentola.
Aggiungere il cacao, cuocere ancora qualche minuto, allontanare dal fuoco.
Far raffreddare a temperatura ambiente.
Con un cucchiaino prelevare un poco di composto e formare con le mani una pallina grande quanto una nocciola o una noce (a seconda dei gusti).
Rotolare in un piatto che contiene uno strato di codette, (io cocco) quindi posizionarla in un pirottino di carta.
Conservare in frigorifero.
Togliere dal frigo una mezz'oretta prima di servire, sono ottimi da proporre con il caffè a fine pasto.

Davvero sfiziosi!!

martedì 6 maggio 2014

La cucina è un bene comune - l'esperienza del cibo in rete. L'ora del paté e l'MTC arrivano anche al Salone del Libro di Torino


Vi ricordate quando a Natale i nostri blog e i social network sono stati invasi dal motto "Questo Natale Basta Biscotti", che ha incuriosito tutti quanti q.b. per dirla in stile culinario? E quando è uscito il primo libro dell'Mtchallenge che è andato esaurito nel giro di una settimana tanto che a febbraio è andato in ristampa è stata una grande soddisfazione e orgoglio per tutte e tutti coloro che hanno collaborato?
Ebbene, ora siamo di nuovo orgogliose ed entusiaste perchè L'ora del paté, verrà presentato al Salone Internazionale del Libro di Torino.
Nello spazio Tentazione e Meditazione, sabato 10 maggio, alle ore 11.00, si parlerà dell'esperienza del cibo in rete, attraverso la presentazione del nostro libro


Interverranno Alessandra Gennaro, curatrice del volume e del blog Mtchallenge, Fabrizio Fazzari, editor di Sagep Editori e il giornalista Paolo Massobrio. A moderare l'incontro Fabio Molinari.
Se siete in zona non mancate! E se non siete in zona raggiungeteci!

Salone Internazionale del Libro
sala Tentazione e Meditazione
Sabato 10 maggio 2014 - ore 11.00

La cucina è un bene comune - l'esperienza del cibo in rete
Presentazione del libro tratto dal blog MTChallenge.it, L'ora del paté

A sabato con #loradelpate al  #SalTo14!